MURO
E DIFESA NEL SETTORE GIOVANILE
Filippo Vagli (Allenatore e Responsabile Tecnico del Il Club del Volley)
MURO
Partiamo
da una prima considerazione: nell’insegnamento di ogni gioco sportivo e di ogni
abilità tecnica la regola base è la seguente: si deve iniziare dal facile e
piano, piano, andare verso il difficile, dal semplice al complesso.
Ecco che,
considerando il muro come uno dei fondamentali più complessi della pallavolo,
quando parliamo di muro a livello giovanile dobbiamo partire fornendo ai nostri
giovani atleti pochi e semplici concetti che andremo ad implementare una volta che essi acquisiranno esperienza e nuove capacità di gioco.
A me
piace partire da questo semplice concetto: intendere il muro come una continua gara
contro l’attaccante avversario, una sfida nella quale l’obiettivo principale
per il muro dovrà essere quello di non subire mai mani – out.
Per arrivare
a ciò, tre sono gli elementi principali:
-
Se saltare a muro
-
Dove saltare a muro
-
Con che tempo saltare a muro
SE
saltare: Quando è che devo saltare a muro? Sempre? La risposta è: “Si
salta a muro ogni qual volta si ritiene che l’attacco possa rappresentare un pericoloso
per la nostra difesa”.
In
tutti gli altri casi (palla alzata molto distante da rete, palla alzata sotto il
bordo della rete, palla alzata molto fuori asta, ecc….) non dobbiamo saltare a
muro.
DOVE
saltare: la prima cosa da valutare è la ricezione avversaria: vicina
o staccata da rete, in mezzo al campo o spostata a destra / sinistra. Poi abbiamo
la lettura del palleggiatore avversario per capire se ci da indicazioni su dove
muoverci.
CON
CHE TEMPO saltare: Il tempo di salto a muro dipende da diversi
fattori:
-
Dal tempo di attacco: primo, secondo, terzo
tempo
-
Dalla distanza della palla da rete: più la
palla è lontana da rete e più devo aspettare a saltare
-
Dal tipo di caricamento del braccio dell’attaccante:
in caso di attaccanti che caricano il colpo d’attacco passando da sotto e da
dietro il corpo, è necessario ritardare il tempo di salto.
- Dalle caratteristiche antropometriche: un
atleta “piccolo” dovrà anticipare leggermente il salto a muro mentre un atleta
dotato di più centimetri potrà aspettare un pochino di più a saltare
- Dalla capacità di salto dell’attaccante
avversario: Facciamo un semplice esempio: poniamo che l’attaccante salti 10 e il
muratore salti 8. Nel caso i due atleti dovessero saltare nel medesimo istante,
al momento dell’attacco il muratore si troverebbe già in fase di ricaduta verso
terra
Su alzata
di secondo e terzo tempo la regola base è comunque quella di saltare un attimo dopo
l’attaccante e precisamente nel momento in cui l’attaccante inizia il
caricamento del braccio per portare il colpo d’attacco.
Una
volta fissati questi primi tre concetti, il secondo step per i nostri giovani
atleti riguarda altri quattro aspetti:
1. CAPACITA’
DI OSSERVAZIONE DELL’ALZATA E DELL’ATTACCANTE
2. CAPACITA’
DI FISSARE LA POSIZIONE A MURO (NON SCORRERE)
3. CAPACITA’
DI SPOSTARSI LUNGO LA RETE (PASSO LATERALE – PASSO INCROCIATO)
4. CAPACITA’
DI GESTIONE DEL PIANO DI RIMBALZO: NON ALTO SOPRA LE RATE MA INVADENTE E
INDIRIZZATO VERSO IL CENTRO DEL CAMPO
SISTEMI
DI MURO:
MURO
IN LETTURA: Nel cosiddetto muro in lettura tutti e tre
gli atleti di prima linea partono stretti, leggono il palleggio avversario e si
muovono di conseguenza. Con questo tipo di sistema diventa fondamentale la
capacità di fissare la posizione di muro e di non scorrere (vale soprattutto
per i laterali).
Quando
stiamo in lettura e la ricezione avversaria non è al centro della rete ma spostata
verso posto due e/o quattro i laterali di muro si occupano del muro su primo
tempo (azione di aiuto).
MURO
IN OPZIONE: E’ la classica azione di uno contro uno, in
cui gli atleti a muro decidono cosa fare prima ancora di vedere il tipo di alzata.
L’atleta di muro che decide di saltare “a sangue” deve effettuare un salto massimale
staccando insieme all’attaccante e andando a cercare il pallone con le mani. Il muro ad opzione si utilizza solo
quando la ricezione avversaria è vicina a rete, mentre appena la ricezione si
allontana da rete si cambia e si va in lettura, anche nel caso in cui avessimo
preventivamente deciso di opzionare.
DIFESA:
La
difesa, fra tutti i fondamentali della pallavolo, è probabilmente quello che
contiene il minor numero di elementi tecnici ma nello stesso tempo è quello maggiormente
influenzato dall’attitudine mentale degli atleti.
Per
essere dei buoni difensori è necessario avere coraggio, non aver paura del pallone,
avere voglia di andare per terra e soprattutto il voler a tutti i costi toccare
ogni pallone attaccato dall’avversario. Non si chiede di difendere ogni pallone,
ma di provare a toccare ogni pallone (concetto reso famoso dal modello statunitense
di difesa).
La difesa
è il fondamentale che più di ogni altro ci informa sul “termometro” motivazionale
della squadra, su quanto la squadra è sul pezzo. Inoltre, difendere molto, è
sinonimo di organizzazione. Una squadra che difende è una squadra motivata e organizzata
perché in assenza di questi due elementi (motivazione e organizzazione) non si
difende.
PRINCIPALI
OBIETTIVI DELLA DIFESA:
1)
ESSERE FERMI quando
si colpisce la palla. Ogni giocatore deve trovare la posizione di difesa a lui più
comoda e nel momento in cui tocca la palla deve essere perfettamente fermo e in
una situazione di buon equilibrio. Se nel momento del contato con la palla si trova
in movimento piuttosto che in una posizione di equilibrio precario,
difficilmente riuscirà a difendere positivamente il pallone.
2)
TENERE ALTO IL PALLONE: E’
in assoluto il primo obiettivo che dobbiamo proporre ai nostri giovani atleti. Ogni
qual volta arrivi un attacco forte addosso l’obiettivo dovrà essere quello di tenere
alto e vivo il pallone. Quando non sarà così è importante rendere il giocatore consapevole
di aver commesso un errore grave. Non chiediamo la precisione nella
difesa di attacchi forti, ma solo il tenere alto il pallone in mezzo al campo. Altri
tipi di attacchi potranno cadere, ma quelli addosso no!!!!
Per
riuscire in questo intento è importante sviluppare nei nostri atleti la
capacità di mantenere già in posizione di attesa le braccia con i gomiti flessi
e davanti al corpo, in modo da “spezzare” il piano di rimbalzo, accorgimento
necessario per riuscire a tenere in campo i palloni su attacchi violenti. Eventualmente
potremmo proporre qualche richiesta tecnica superiore ai liberi e agli atleti
particolarmente dotati in questo fondamentale riguardo la difesa dei palloni che
arrivano fuori dal corpo.
CORRELAZIONE
MURO – DIFESA
CHIAMATE
DI BASE:
1:
PARALLELA: il muro copre il lungolinea. Il nostro uomo a
muro di posto 2 contro attacco da posto 4 avversario posiziona la mano sinistra
davanti al pallone (speculare per nostro muro da posto 4 contro attacco da
posto 2 avversario con la mano destra davanti al pallone)
2:
DIAGONALE: Il muro copre la diagonale. Il nostro uomo a
muro di posto 2 contro attacco da posto 4 avversario posiziona la mano destra
davanti al pallone (speculare per nostro muro da posto 4 avversario con la mano
sinistra davanti al pallone).
Esiste
poi una terza chiamata, piuttosto difficile da eseguire correttamente e quindi
poco usata a livello giovanile, ed è una via di mezzo fra la 1 e la 2.
Un
principio base importante è che tutte le eventuali chiamate si annullano nei
casi in cui ci sia un’alzata fuori asta e/o un’alzata a filo di rete. Con palla
fuori asta il laterale di muro deve accostarsi all’asticella (per evitare il
mani-out) mentre con palla a filo di rete le mani dei muratori devono cercare
direttamente il contatto con pallone.
Soprattutto nelle prime fasce d’età (fino all’under
14) si può anche decidere di giocare senza chiamate a muro. In quel caso il
muro dovrà saltare sulla direzione della rincorsa dell’attaccante e la difesa
si dovrà schierare di conseguenza.
Infine,
esistono diverse scuole di pensiero riguardo al posizionamento preventivo di un
difensore fisso in copertura di un eventuale pallonetto. C’è chi sostiene che
nel giovanile, soprattutto nel femminile, sia importante posizionare sempre un
atleta a copertura preventiva del pallonetto dal momento che in queste categorie
ci sono tanti pallonetti. Io sono del parere che a livello giovanile vada
privilegiata la costruzione dell’atleta rispetto al risultato di squadra e
quindi è mia abitudine non mettere un giocatore fisso a copertura del
pallonetto a costo di subire qualche punto. Questo per condizionare maggiormente
gli atleti nella lettura delle varie situazioni di gioco e soprattutto nella
capacità di analizzare il tipo di caricamento del braccio dell’attaccante avversario
in modo tale da sviluppare la capacità di uscire repentinamente dalle loro
posizioni di difesa e andare a difendere l’eventuale pallonetto.
Tutto
questo tranne che in caso di muro a tre (situazione però piuttosto inusuale nel
giovanile) contro attacco avversario da posto quattro. In questo caso, dal
momento che la parallela dovrà essere completamente coperta dal muro, il
giocatore che difende in posto 1 deve salire preventivamente sui 4 metri e posizionarsi
leggermente all’interno del campo pronto a difendere tutti i tipi di pallonetti
/ pallette morbide che andranno a cadere alle spalle degli uomini a muro. Analoga
situazione con in difensore di posto 5 in caso di muro a tre contro attacco da
posto due avversario.