LA GESTIONE TECNICA E UMANA DEI GRUPPI GIOVANILI. STRATEGIE E BEST PRACTICE PER GLI ALLENATORI

  Di Filippo Vagli La gestione di gruppi giovanili di pallavolo richiede un equilibrio estremante delicato tra aspetti tecnici, emotivi, e r...

mercoledì 6 agosto 2025

LA GESTIONE TECNICA E UMANA DEI GRUPPI GIOVANILI. STRATEGIE E BEST PRACTICE PER GLI ALLENATORI

 


Di Filippo Vagli

La gestione di gruppi giovanili di pallavolo richiede un equilibrio estremante delicato tra aspetti tecnici, emotivi, e relazionali, che devono evolvere in funzione dell’età e della crescita degli atleti.

In relazione a quelle che sono state le mie esperienze nel lavoro con i giovani, in questo articolo propongo una serie di indicazioni fondamentali sulla selezione, comunicazione, rotazione in campo, coinvolgimento delle famiglie e mantenimento della motivazione all’interno della squadra.


 1. LA SELEZIONE E LA MENTALITÀ DEGLI ATLETI: DINAMICITÀ E APERTURA AL CAMBIAMENTO

Un principio base nel momento della selezione dei gruppi è quello di tenere in grande considerazione gli atleti con una mente dinamica, che siano pronti a mettersi in gioco, a cambiare e migliorare, diversamente da giocatori più statici, restii a uscire dalla loro zona di comfort tecnica. Questo approccio alla selezione si traduce in una maggiore capacità di adattamento alle richieste del gioco moderno e del team.

"La ricerca è sempre verso atleti pronti a fare cose nuove e a migliorarsi".

 

2. GESTIONE DEI CONFLITTI E SCELTE TECNICHE

Quando si gestisce un gruppo, è naturale che non si vada d’accordo con tutti i giocatori, ma la professionalità impone di superare le divergenze per il bene della squadra. La soluzione vincente è quella di mantenere un atteggiamento professionale e quindi né eccessivamente distaccato, né troppo amichevole. L’idea è quella di puntare a soluzioni a lungo termine, lavorando sulla comunicazione per modificare comportamenti problematici. Allo stesso tempo, l’elemento tecnico resta prioritario nelle scelte di formazione: si mettono in campo le giocatrici che risultano utili in quel momento sportivo, indipendentemente da simpatie o antipatie personali.

"Se l’atleta merita di stare nel sestetto, io lo schiero".

 

3. COMUNICAZIONE CON GLI ATLETI E RUOLO DEI GENITORI

Un punto sempre più cruciale nella gestione del gruppo giovanile riguarda l’interazione con i genitori. Oggi, spesso i genitori si intromettono eccessivamente nello sport dei figli, creando frizioni e ostacolando il processo di autodeterminazione dell’atleta. La strategia che mi sento di consigliare è quello di instaurare un rapporto diretto principalmente con l’atleta e coinvolgere il genitore solo in una fase iniziale, piuttosto che per motivi organizzativi o di supporto, mantenendo sempre un ruolo chiaro e definito con l’adulto: aiutare il ragazzo a vivere lo sport serenamente, senza sovrapposizioni familiari.

"Lo sport deve essere un qualcosa che il giovane atleta fa per sé stesso, non per papà o mamma".

 

4. INCONTRI E PIANIFICAZIONE TECNICA SETTIMANALE

Non basta un unico incontro tra i componenti dello staff tecnico all’inizio della stagione. Per una crescita consapevole e costante, è di primaria importanza calendarizzare meeting settimanali aperti a tutto lo staff tecnico (head coach, viceallenatore, collaboratori tecnici, dirigente accompagnatore, scoutman, fisioterapisti, preparatore atletico, Mental coach, ecc…) in cui si definiscono gli obiettivi tecnici, tattici e comportamentali della squadra. In particolare, nei primi incontri si dedicano sessioni dettagliate agli aspetti tecnici specifici: sistemi di ricezione, alzata, muro, difesa e strategie di gioco, per creare coesione nello stile di squadra.

 

5. DIFFERENZE DI GESTIONE TRA GIOVANI E SENIOR

L’approccio cambia in base all’età e alla personalità: anche con i più piccoli, la gestione è complessa perché i bambini "testano" i limiti e la leadership dell’allenatore. Nel settore giovanile, la rotazione deve essere molto più ampia per favorire l’apprendimento e l’adattamento, mentre nelle squadre senior si tendono a preferire formazioni più stabili con cambi più limitati.

 

6. ROTAZIONE DEI GIOCATORI DURANTE LA STAGIONE

La gestione della rotazione, soprattutto con un doppio campionato a disposizione, consente di far giocare tutti gli atleti su campionati di diversa difficoltà. Nelle partite più critiche, si predilige la formazione migliore e più affidabile, ma durante la stagione si devono garantire minuti a tutti, fornendo loro opportunità di crescita e motivazione. Importante è anche il messaggio comunicativo agli atleti, soprattutto a quelli che giocano meno, per evitare malesseri e favorire la consapevolezza del loro percorso di crescita.

 

7. PREPARAZIONE MENTALE E COINVOLGIMENTO NEL FINALE DI STAGIONE

Nella fase finale e nelle partite decisive, tutta la squadra deve essere pronta, mentalmente e tecnicamente, perché può capitare che un titolare non renda al meglio e sia necessario l’ingresso di altri atleti. Ecco perché il lavoro stagionale deve comprendere comunicazioni chiare sulle strategie, motivazioni individuali e di gruppo e attenzioni particolari agli atleti che potenzialmente rischiano di autoescludersi o sentirsi meno importanti.

 

8. GERARCHIE DI SQUADRA E RUOLO DELL’ALLENATORE

Nel giovanile le gerarchie, sia tecniche che spogliatoio, non devono diventare rigide. Tutti gli atleti devono ricevere proposte di crescita simili, bilanciando le differenze fisiche e tecniche, e garantendo spazio a tutte per sviluppare il proprio potenziale. L’allenatore deve mantenere fermezza e chiarezza nelle scelte, evitando ambiguità che compromettano la propria autorevolezza e la credibilità del progetto tecnico.

 

9. IL RAPPORTO TRA ALLENATORE E ATLETI: CHIAREZZA E DISTANZA PROFESSIONALE

Un buon rapporto con gli atleti è essenziale ma non deve sfociare in amicizia. L’allenatore resta sempre un adulto di riferimento, con il compito di fissare confini e paletti, utilizzando la comunicazione chiara e costante per mantenere le giuste distanze e rispettare il ruolo. Anche il rapporto sui social deve evitato da parte del coach per tutelare la professionalità e limitare interferenze nella sfera privata degli atleti.

 

10. TALENTI FUTURIBILI: EQUILIBRIO TRA SVILUPPO INDIVIDUALE E INTERESSE DI SQUADRA

Nel settore giovanile è fondamentale valorizzare gli atleti con potenziale a lungo termine, pur tenendo sotto controllo il loro impatto sul risultato e sulla dinamica della squadra. L’allenatore deve saper dosare spazi e responsabilità, favorendo la crescita del talento senza compromettere l’alchimia e il rendimento del gruppo.

 

CONCLUSIONI

La gestione tecnica e umana dei gruppi giovanili è una sfida complessa che richiede competenze multi sfaccettate, dalla comunicazione alla tattica, dalla gestione delle emozioni alla motivazione continua. Applicando queste best practice e strategie, gli allenatori possono valorizzare al massimo il potenziale di ogni singolo atleta, costruendo squadre unite, motivate e pronte a crescere insieme, stagione dopo stagione.


        Filippo Vagli - Allenatore FIPV terzo grado


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