Di Filippo Vagli
La gestione di gruppi giovanili di pallavolo richiede un equilibrio estremante delicato tra aspetti tecnici, emotivi, e relazionali, che devono evolvere in funzione dell’età e della crescita degli atleti.
In relazione a quelle che sono state le mie esperienze nel lavoro con i giovani, in questo articolo propongo una serie di indicazioni fondamentali sulla selezione, comunicazione, rotazione in campo, coinvolgimento delle famiglie e mantenimento della motivazione all’interno della squadra.Un principio
base nel momento della selezione dei gruppi è quello di tenere in grande
considerazione gli atleti con una mente dinamica, che siano pronti a mettersi
in gioco, a cambiare e migliorare, diversamente da giocatori più statici, restii
a uscire dalla loro zona di comfort tecnica. Questo approccio alla selezione si
traduce in una maggiore capacità di adattamento alle richieste del gioco
moderno e del team.
"La
ricerca è sempre verso atleti pronti a fare cose nuove e a migliorarsi".
2. GESTIONE
DEI CONFLITTI E SCELTE TECNICHE
Quando si
gestisce un gruppo, è naturale che non si vada d’accordo con tutti i giocatori,
ma la professionalità impone di superare le divergenze per il bene della
squadra. La soluzione vincente è quella di mantenere un atteggiamento professionale
e quindi né eccessivamente distaccato, né troppo amichevole. L’idea è quella di
puntare a soluzioni a lungo termine, lavorando sulla comunicazione per
modificare comportamenti problematici. Allo stesso tempo, l’elemento tecnico
resta prioritario nelle scelte di formazione: si mettono in campo le giocatrici
che risultano utili in quel momento sportivo, indipendentemente da simpatie o
antipatie personali.
"Se
l’atleta merita di stare nel sestetto, io lo schiero".
3.
COMUNICAZIONE CON GLI ATLETI E RUOLO DEI GENITORI
Un punto sempre
più cruciale nella gestione del gruppo giovanile riguarda l’interazione con i
genitori. Oggi, spesso i genitori si intromettono eccessivamente nello sport
dei figli, creando frizioni e ostacolando il processo di autodeterminazione
dell’atleta. La strategia che mi sento di consigliare è quello di instaurare un
rapporto diretto principalmente con l’atleta e coinvolgere il genitore solo in
una fase iniziale, piuttosto che per motivi organizzativi o di supporto,
mantenendo sempre un ruolo chiaro e definito con l’adulto: aiutare il ragazzo a
vivere lo sport serenamente, senza sovrapposizioni familiari.
"Lo
sport deve essere un qualcosa che il giovane atleta fa per sé stesso, non per
papà o mamma".
4. INCONTRI E
PIANIFICAZIONE TECNICA SETTIMANALE
Non basta un
unico incontro tra i componenti dello staff tecnico all’inizio della stagione.
Per una crescita consapevole e costante, è di primaria importanza
calendarizzare meeting settimanali aperti a tutto lo staff tecnico (head coach,
viceallenatore, collaboratori tecnici, dirigente accompagnatore, scoutman,
fisioterapisti, preparatore atletico, Mental coach, ecc…) in cui si definiscono
gli obiettivi tecnici, tattici e comportamentali della squadra. In particolare,
nei primi incontri si dedicano sessioni dettagliate agli aspetti tecnici
specifici: sistemi di ricezione, alzata, muro, difesa e strategie di gioco, per
creare coesione nello stile di squadra.
5. DIFFERENZE
DI GESTIONE TRA GIOVANI E SENIOR
L’approccio
cambia in base all’età e alla personalità: anche con i più piccoli, la gestione
è complessa perché i bambini "testano" i limiti e la leadership
dell’allenatore. Nel settore giovanile, la rotazione deve essere molto più
ampia per favorire l’apprendimento e l’adattamento, mentre nelle squadre senior
si tendono a preferire formazioni più stabili con cambi più limitati.
6. ROTAZIONE
DEI GIOCATORI DURANTE LA STAGIONE
La gestione
della rotazione, soprattutto con un doppio campionato a disposizione, consente
di far giocare tutti gli atleti su campionati di diversa difficoltà. Nelle
partite più critiche, si predilige la formazione migliore e più affidabile, ma
durante la stagione si devono garantire minuti a tutti, fornendo loro opportunità
di crescita e motivazione. Importante è anche il messaggio comunicativo agli
atleti, soprattutto a quelli che giocano meno, per evitare malesseri e favorire
la consapevolezza del loro percorso di crescita.
7.
PREPARAZIONE MENTALE E COINVOLGIMENTO NEL FINALE DI STAGIONE
Nella fase
finale e nelle partite decisive, tutta la squadra deve essere pronta,
mentalmente e tecnicamente, perché può capitare che un titolare non renda al
meglio e sia necessario l’ingresso di altri atleti. Ecco perché il lavoro
stagionale deve comprendere comunicazioni chiare sulle strategie, motivazioni
individuali e di gruppo e attenzioni particolari agli atleti che potenzialmente
rischiano di autoescludersi o sentirsi meno importanti.
8. GERARCHIE
DI SQUADRA E RUOLO DELL’ALLENATORE
Nel giovanile le
gerarchie, sia tecniche che spogliatoio, non devono diventare rigide. Tutti gli
atleti devono ricevere proposte di crescita simili, bilanciando le differenze
fisiche e tecniche, e garantendo spazio a tutte per sviluppare il proprio
potenziale. L’allenatore deve mantenere fermezza e chiarezza nelle scelte,
evitando ambiguità che compromettano la propria autorevolezza e la credibilità
del progetto tecnico.
9. IL
RAPPORTO TRA ALLENATORE E ATLETI: CHIAREZZA E DISTANZA PROFESSIONALE
Un buon rapporto
con gli atleti è essenziale ma non deve sfociare in amicizia. L’allenatore
resta sempre un adulto di riferimento, con il compito di fissare confini e
paletti, utilizzando la comunicazione chiara e costante per mantenere le giuste
distanze e rispettare il ruolo. Anche il rapporto sui social deve evitato da
parte del coach per tutelare la professionalità e limitare interferenze nella
sfera privata degli atleti.
10. TALENTI
FUTURIBILI: EQUILIBRIO TRA SVILUPPO INDIVIDUALE E INTERESSE DI SQUADRA
Nel settore
giovanile è fondamentale valorizzare gli atleti con potenziale a lungo termine,
pur tenendo sotto controllo il loro impatto sul risultato e sulla dinamica
della squadra. L’allenatore deve saper dosare spazi e responsabilità, favorendo
la crescita del talento senza compromettere l’alchimia e il rendimento del
gruppo.
CONCLUSIONI
La gestione
tecnica e umana dei gruppi giovanili è una sfida complessa che richiede
competenze multi sfaccettate, dalla comunicazione alla tattica, dalla gestione
delle emozioni alla motivazione continua. Applicando queste best practice e
strategie, gli allenatori possono valorizzare al massimo il potenziale di ogni
singolo atleta, costruendo squadre unite, motivate e pronte a crescere insieme,
stagione dopo stagione.
Filippo Vagli - Allenatore FIPV terzo grado
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