Di Filippo Vagli
La sfida tra Polonia e Italia si è conclusa con un perentorio 3-0 a favore dei padroni di casa, confermando una superiorità netta in ogni fondamentale.
I numeri della partita sono eloquenti e non ammettono repliche: 75 punti a 55 per la Polonia, ben 20 punti di margine che raccontano molto più di qualsiasi commento tecnico sulla differenza di rendimento tra le due squadre.Errori diretti:
l’Italia si auto-affonda
Un dato
particolarmente pesante per la Nazionale azzurra riguarda gli errori punto
diretti: sono ben 24 quelli commessi dall’Italia, contro i 16 della Polonia.
Otto regali in più sugli scambi che, per una partita di questo livello,
rappresentano una zavorra insostenibile. L’Italia non è mai riuscita a trovare
continuità e lucidità, concedendo troppo agli avversari.
Battuta: efficienza
polacca e occasioni sprecate per l’Italia
L'efficacia al
servizio è stata un'altra chiave: la Polonia ha collezionato 3 ace a fronte di
10 errori, ottenendo un differenziale di -7. L’Italia, invece, ha messo a segno
un ace in più (4), ma ha commesso ben 14 errori, per un differenziale peggiore
(-10). Questo significa che, ogni volta che la squadra di De Giorgi provava a
rischiare in battuta, veniva spesso punita da un errore piuttosto che premiata
da un punto diretto.
Attacco e muro:
percentuali e presenza a rete
La differenza in
attacco è stata netta: la Polonia ha chiuso con il 45% di efficacia, mentre
l’Italia si è fermata al 37%. Alle difficoltà offensive, gli azzurri hanno
sommato una minore incisività a muro (10 vincenti per la Polonia, 6 per
l’Italia), segno di un complessivo gap tecnico e fisico nella presenza ai nove
metri.
Rendimento su
cambio palla e fase break: Polonia concreta, Italia in affanno
La fase di
cambio palla ha offerto un ulteriore spunto di riflessione: la Polonia ha messo
a segno 1 punto ogni 1,79 ricezioni, mentre l’Italia solo ogni 2,48. Una
differenza significativa, che dimostra la maggiore capacità dei polacchi di
trasformare le situazioni di ricezione favorevole in punto. In fase break, il
divario si à ampliato ulteriormente: la Polonia ha conquistato 1 break point
ogni 2,68 servizi, mentre per gli azzurri è stato necessario più del doppio
degli sforzi (1 break ogni 4,07 battute). Anche qui i numeri spiegano il senso
di una partita mai davvero in discussione.
I dati, spietati
e senza appello, certificano una superiorità polacca schiacciante in tutti i
fondamentali: meno errori, maggiore efficacia in attacco e in battuta, miglior
rendimento a muro, maggiore concretezza nel cambio palla e nella fase di break.
Un 3-0 che non lascia alibi e che impone all’Italia una profonda riflessione su
alcune fragilità emerse chiaramente nella serata.
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