giovedì 22 ottobre 2020

LA STAGIONE ‘83/’84, QUELLA DEL DOPPIO STRANIERO

 


Un dibattito che da sempre caratterizza gli innumerevoli bar sport sparsi un po’ in tutt’Italia riguarda i troppi atleti stranieri presenti nei nostri campionati. Su quell’insidioso terreno si scontrano due opposte filosofie, in perfetto stile Guelfi e Ghibellini. Da una parte chi afferma che i giocatori stranieri siano in grado di apportare un netto miglioramento al nostro campionato, alzandone l’asticella della tecnica, della personalità e della qualità. Dall’altro chi è invece convinto che un numero troppo elevato di atleti provenienti da altre federazioni finisca solo per togliere spazio vitale ai giovani talenti italiani impoverendo di fatto il nostro movimento nazionale.

Ma al di là di ogni possibile e legittima considerazione, noi italiani per quanto riguarda lo sport abbiamo un’accentuata tendenza a mitizzare gli altri. In poche parole, siamo spiccatamente esterofili. Nutriamo grande ammirazione per i giocatori stranieri e ogni estate aspettiamo con inquietudine e grande interesse il nome del nuovo acquisto straniero della nostra squadra del cuore.  

Per la pallavolo italiana, che da questo punto di vista non fa differenza rispetto agli altri sport, la grande svolta avviene nell’estate del 1983, quando la Fipav decide di sdoganare la possibilità di poter tesserare due giocatori stranieri per squadra, pur con la netta contrarietà di due top club dell’epoca quali Kappa Torino e Panini Modena.

In quella stagione la nostra serie A1, con la Santal Parma campione d’Italia uscente e squadra da battere, vede ai nastri di partenza dodici squadre. La maggior parte degli addetti ai lavori è convinta che chi riuscirà a dotarsi della miglior coppia di atleti stranieri, diventerà con ogni probabilità la prima rivale degli emiliani.

I campioni d’Italia in carica, guidati da mister Claudio Piazza, affiancano al funambolico regista coreano Kim Ho Chul il “gaucho” Hugo Conte. Atleta quest’ultimo che, nella Coppa dei Campioni della stagione precedente, in coppia con il palleggiatore transalpino Alain Fabiani tanto male le aveva fatto, infliggendole nella prima giornate della final four (svoltasi proprio a Parma) un cocente quanto inaspettato 3-1. Conte, 198 centimetri di altezza, è il classico universale d’attacco, specializzato in azioni offensive rapidissime portate da ogni zona del campo. E’ inoltre uno dei precursori della battuta in salto spin, fondamentale che esegue con grande efficacia creando non poche difficoltà alla linea di ricezione delle squadre avversarie. L’argentino farà bene in Coppa dei Campioni, contribuendo con ottime prestazioni alla conquista della prima Coppa continentale del club ducale in quel di Basilea. Non riuscirà però a ripetersi in campionato, offrendo prove non sempre adeguate alle grandi aspettative che lo avevano accompagnato al suo arrivo a Parma. Performance che non gli garantirono la riconferma per la stagione successiva con la conseguente cessione alla Victor Village Ugento, appena retrocessa in serie A2. Nel corso della sua lunghissima carriera Hugo Conte vestirà poi la maglie di Catania, Modena, Cuneo, Milano, per far ritorno a Parma nella stagione 2000/2001 a concludere la sua lunghissima parentesi italiana. Medaglia di Bronzo ai Mondiali '82, il forte attaccante argentino è stato inserito nella lista dei migliori 8 giocatori di tutti i tempi stilata dalla Federazione Internazionale FIVB e nell’anno 2011 è entrato a far parte della Hall of Fame del Volley.

Modena e Torino tentano di colmare il divario con Parma ingaggiando rispettivamente Ljubomir Travica e Bengt Gustafson. Il primo, martello serbo di 197 centimetri, è il classico prototipo della grande scuola dell’Est europeo anni ’70 e ’80. Un posto quattro di grande potenza, specializzato negli attacchi di palla alta. Affiancherà in maglia gialloblu l’altro straniero già presente in organico, Esteban Martinez, velocissimo e spettacolare universale d’attacco già da un anno tesserato per la Panini. Nella città della Ghirlandina Ljubomir schiaccerà soltanto una stagione, senza per altro lasciare un segno importante. Giocherà poi diverse buone stagioni nelle nostre serie A1 e A2 a Vimercate, Padova e Milano.

Sotto la Mole arriva invece Bengt Gustafson, lo “svedese volante”, scultoreo vent’enne di 195 centimetri che diventerà l’idolo incontrastato delle tifose di tutte le città in cui transiterà sotto rete. Attaccante di classe cristallina, dotato di doti di salto monumentali, così come di un colpo d’attacco pesantissimo. Dal punto di vista stilistico ha rappresentato con ogni probabilità lo schiacciatore di riferimento a livello mondiale fino al termine degli anni ’80. Rimane a Torino per due stagioni, nelle quali forma con il californiano Tim Hovland la miglior coppia straniera della nostra serie A1, per poi trasferirsi alla Santal Parma, squadra in cui fungerà da principale terminale offensivo per ben tre stagioni, prima di accasarsi in Grecia, precisamente all’Olimpiakos di Atene. Ritornerà nella nostra serie A1 nella stagione ‘89/’90 per dare l’avvio alla formidabile epopea trevigiana della Sisley, purtroppo con poca fortuna. A metà della stagione ‘90/’91 infatti, un grave incidente stradale lo obbligherà ad interrompere prematuramente la sua splendida carriera di giocatore.

Sono però Sassuolo ed Asti, e quindi non due “top club”, a compiere due veri e propri “botti” sul mercato degli stranieri. La squadra emiliana, targata Edilquoghi, fa il grande colpo mettendo sotto contratto nientepopodimeno che  Tomasz “Tomek” Wojtowicz mentre i piemontesi, ben consigliati dal proprio coach Enrique Edelstein, ingaggiano un giovane e poco conosciuto bomber argentino, Raul  Quiroga.

Il polacco, centrale statuario di quasi due metri, è un vero e proprio eroe nazionale nel proprio paese per essere stato uno dei grandi protagonisti della famosa nazionale polacca Campione del Mondo nel 1974 e Campione Olimpica a Montreal 1976. A causa dei devastanti allenamenti imposti dal tecnico polacco Hubert Aleksander Wagner, soprannominato dai suoi giocatori “il boia” per la crudeltà dei suoi metodi di lavoro (vere e proprie sessioni al limite della sopravvivenza), Tomek arriva in Italia con ossa, muscoli, tendini e articolazioni particolarmente usurati, per usare un eufemismo. Tutto ciò non gli permette di mettere in mostra le straordinarie doti di salto e di velocità che lo avevano caratterizzato per tutti gli anni ’70, consacrandolo come il centrale più forte del mondo insieme a sua maestà Alexander Savin. La sua classe cristallina, accompagnata da un carisma che sprizza leadership da tutti i pori, consente al competente e appassionato pubblico sassolese di potersi lustrare gli occhi; fortuna che durerà solo per un anno dal momento che nella stagione successiva (83/’84) la Santal Parma lo individua come il rinforzo necessario per dare la caccia alla sua seconda Coppa dei Campioni. E mai scelta fu più azzeccata, dal momento che  Wojtowicz diventerà uno dei maggiori protagonisti delle imprese dei ducali di quell’anno che, prima espugnano la roccaforte sovietica di Riga, e poi si laureano Campioni d’Europa nella final four di Bruxelles. Wojtowicz concluderà la sua carriera italiana sparando gli ultimi colpi in attacco e a muro (le specialità della casa) prima a Ferrara e poi a Città di Castello.

Il Riccadonna Asti, come già detto, pesca il suo nuovo straniero oltreoceano e precisamente in terra argentina mettendo sotto contratto un ventunenne argentino, Raul Quiroga. Schiacciatore di posto quattro ma anche opposto all’occorrenza, 196 centimetri di salto, esplosività e potenza più unici che rari. Raul non solo sarà protagonista di una splendida stagione ad Asti, guidandola a suon di attacchi al quarto posto finale in regular season, ma negli anni successivi si consacrerà come uno degli schiacciatori più forti della storia della pallavolo. Nella stagione ‘84/’85 Quiroga si trasferirà a Modena dove verrà soprannominato “El Bombardero”, conquistando due scudetti come protagonista assoluto e diventando l’idolo della tifoseria gialloblu. Giocherà poi anche a Montichiari, Treviso e Spoleto.  

Milano targata Casio e guidata in panchina da Nino Cuco perde lo yankee Mike Dodd, ex grande giocatore di beach volley, ma acquista il martellone finlandese Mauri Lappanen, schiacciatore di grande potenza e forza fisica, mentre il Miolat Chieti di Nino Agricola affida le speranze di permanenza in serie A1 al mercato sudamericano.  Nella città abruzzese arrivano via Buenos Aires la coppia di schiacciatori comporta da Alcides Cuminetti (fratello del più famoso Juan Carlos Cuminetti che negli anni seguenti farà le fortune di Modena) e da Daniel Castellani, schiacciatore – ricevitore di stile e classe sopraffina che per tutti gli anni ‘80 illuminerà altri palasport italiani, e precisamente quelli di Falconara, Bologna Padova e Prato.   

Il campionato della stagione ‘83/’84 si presenta quindi come uno dei più belli ed incerti degli ultimi anni. Alla fine, sarà Torino a spuntarla su tutte le altre compagini, con la coppia Tim Howland e Bengt Gustafson sugli scudi. Vincerà prima la regular season con 40 punti, figli di venti vittorie e solo due sconfitte, e poi i play off  dove sconfiggerà l’acerrima rivale Santal Parma in sole due partite (3-0 nella gara d’andata e 3-1 nella gara di ritorno disputata al Pala Raschi di Parma).

Kim Ho Chul, Hugo Conte, Bengt Gustafson, Tim Hovland, Ljubomir Travica, Esteban Martinez, Tomasz Wojtowicz, Raul  Quiroga, Mauri Lappanen, Daniel Castellani. Grandi campioni che con la loro professionalità e le loro grandi qualità fisiche, tecniche e di leadership, hanno contribuito in maniera decisiva ad elevare il tasso qualitativo del nostro campionato, alzandone di gran lunga il livello tecnico.

Non a caso proprio in quell’anno l’Europa ci premierà come mai accaduto prima, con Parma trionfale in Coppa dei Campioni, Torino in Coppa delle Coppe e Modena in Coppa Cev. Così come le Olimpiadi di Los Angeles, regaleranno agli azzurri di Silvano Prandi  un insperato bronzo alle spalle di vere e proprie corazzate quali Usa e Brasile.  


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