Il 1978 è un
anno speciale per lo sport italiano. La nazionale di calcio guidata dal “vecio”
Enzo Bearzot disputa un grande mondiale in Argentina. Contro tutti i pronostici
della vigilia si regala un più che ragguardevole quarto posto che ci riporta ai
massimi vertici del football mondiale. Agli Europei di atletica leggera di Praga
Pietro Mennea conquista i titoli europei nei 100 e nei 200 metri, Venanzio
Ortis la medaglia d’oro nei 10.000 metri, così come Sara Simeoni nella gara di salto
in alto. La campionessa di Rivoli Veronese lo fa bissando quel 2,01 che poche
settimane prima a Brescia durante una riunione di atletica tra le nazionali di
Italia e Polonia le era valso il primato del mondo della specialità. A Berlino
Ovest, l’Italia della pallanuoto diventa campione del mondo mettendosi alle
spalle vere e proprie corazzate quali Ungheria e Jugoslavia mentre Eugenio Lazzarini
è campione del mondo di motociclismo, aggiudicandosi il campionato mondiale 125
in sella alla MBA, vincendo 4 corse su le 10 disputate.
Ma è la
nazionale italiana di Pallavolo a compiere una vera e propria, quanto inattesa,
impresa. Ai mondiali di Roma i pallavolisti azzurri, magistralmente guidati dal
tecnico Carmelo Pittera e letteralmente trasportati dal delirante pubblico
capitolino, eliminano Cuba in una eroica e indimenticabile semifinale per poi
aggiudicarsi la medaglia d’argento dietro l’imbattibile Unione Sovietica dei mostri sacri Savin e Zaitsev.
La stagione 78/79,
quella del 34° campionato della nostra serie A1, si apre sulla scia luminosa di
questa straordinaria avventura azzurra che ha consacrato i nostri eroi pallavolisti
come vere e proprie star nazionali. Pupo Dall’Olio, Gianni Lanfranco, Marco
Negri ed il resto della truppa, oltre ad essere diventati volti noti al grande
pubblico italiano, sono considerati tra i migliori giocatori continentali. Non
a caso la stampa sportiva definisce quello che sta partendo, il “più del
campionato di sempre”.
Sono dodici le squadre
che si presentano ai nastri di partenza. I campioni d’Italia uscenti della
Paoletti Catania affidano la panchina a Nino Cuco, dal momento che al C.T. azzurro
Carmelo Pittera la FIPAV ha negato la possibilità di svolgere il doppio
incarico, costringendolo quindi ad assumere il ruolo di Direttore Sportivo. Anche
sul terreno di gioco i catanesi denunciano un’assenza importante rispetto alla
stagione precedente. Il formidabile martello Drahomir Koudelka dopo la
conquista dello scudetto ha infatti deciso di chiudere la parentesi italiana
facendo ritorno nella sua amata Cecoslovacchia. La Paoletti riesce comunque a
mantenere inalterata buona parte dell’ossatura dell’anno precedente formata da
Alessandro, Castagna, Concetti, Greco, Nassi e Scilipoti. Aggiunge inoltre
altri tre eccellenti atleti: il gigante Claudio Di Coste proveniente da Roma, mancino,
nazionale azzurro, 207 centimetri di altezza che gli consentono di passare spesso e volentieri sopra il muro
degli avversari, l’universale polacco Zbignlew Zarzycki, ex Dermatrophine
Padova, ed il giovane Maurizio Ninfa. Quest’ultimo, catanese doc, diventerà nelle
stagioni successive un pilastro della pluriscudettata Santal Parma, dove verrà schierato
in diagonale con il fenomenale palleggiatore coreano Kim Ho Chul. Catania gioca
una buona stagione ma le sconfitte stagionali che rimedia contro Modena, Pisa,
Sassuolo e Torino la costringono ad accontentarsi del terzo posto finale.
Roma targata
Tiber Toshiba, vicecampione d’Italia nella stagione precedente, perde uno dei
suoi principali terminali d’attacco, il lungagnone di Coste trasferitosi a
Catania. Riesce però a mantenere in organico le “stelle” Erasmo Salemme, Andrea
Nencini e Mario Mattioli, quest’ultimo impiegato nel ruolo di allenatore –
giocatore e lancia nel sestetto titolare un giovane centrale costruito in casa,
Angelo Squeo. Forte in attacco e roccioso a muro, Squeo, oltre che a disputare un’ottima
carriera da atleta in diversi club italiani (Modena, Bologna, Catania,
Montichiari e Salerno), una volta appese le ginocchiere al chiodo diventerà un
importante dirigente internazionale sportivo nell’ambito del Beach Volley. La
stagione regalerà alla società capitolina un quinto posto finale, senza infamia
e senza lode, grazie a 11 vittorie e 11 sconfitte.
Modena punta a
riportare a casa quello scudetto che le manca dalla stagione 75/76. Per raggiungere
l’ambizioso obiettivo si affida ad una nuova guida tecnica. La panchina è infatti
passata dalle mani polacche del duro Edward Skorek a quelle dell’autoctono Gian
Paolo Guidetti, ex Edilcuoghi Sassuolo. I modenesi possono schierare in regia
Pupo Dall’Olio, palleggiatore titolare della nazionale azzurra vicecampione del
mondo, e gli esperti Paolo Montorsi e Stefano Sibani ad attaccare. Giorgio
Goldoni è l’universale che fornisce equilibrio ad un sestetto di cui in più
occasioni fanno parte due giovani ventenni di belle speranze, Daniele Berselli
e il mancino Massimo Dalfovo. La ciliegina sulla torta è però rappresentata dal
fuoriclasse brasiliano Bernard Rajzman, universale d’attacco che propone come
prelibatezza della casa una tesa velocissima portata non solo da centro rete ma
da ogni zona del campo. Il fortissimo carioca è inoltre famoso per la sua
battuta “coreana” denominata “jornada na estrelas”, un tipo di battuta piuttosto
utilizzata dai beachers nelle spiagge di Copacabana nel quale la palla viene
colpita dal basso verso l’alto con la mano a taglio. Una tecnica che consente di imprimere all’attrezzo
un’altissima parabola rotatoria che si dirige fino a pochi centimetri dal
soffitto dei palasport e che, ricadendo nel campo avversario col la pesantezza
di un vero e proprio macigno, crea grande scompiglio nella linea di ricezione
avversaria.
Poco distante da
Modena, venti chilometri circa, c’è un’altra squadra che lavorando in silenzio
si sta affacciando ai massimi palcoscenici della nostra pallavolo. Si tratta
dell’Edilcuoghi Sassuolo di mister Adriano Guidetti, tecnico che fino alla
stagione precedente è stato il principale artefice delle fortune del Edilmar
Cesenatico. L’allenatore modenese riesce ad allestire un sestetto favoloso
creando nella propria bottega come il migliore degli alchimisti un mix composto
da giovani talentuosi, Leo Carretti, Gianluigi Sacchetti, Enrico Zini, Saetti
Baraldi, vecchi marpioni come Rodolfo Giovenzana e Giorgio Barbieri e atleti nazionali
quali Marco Negri e Mauro Di Bernardo. La squadra sarà una delle rivelazioni
del campionato e chiuderà al 4° posto finale, collezionando ben 16 vittorie.
Affermazione tra le quali spiccano vere e proprie perle quali il 3-1 alla
Klippan Torino, il 3-2 alla Paoletti Catania ma soprattutto l’entusiasmante 3-2
inflitto alla Panini Modena in un indimenticabile derby disputatosi nello
storico Palamolza, l’impianto di Viale Molza di Modena, storica cattedrale della
storia pallavolistica della città della Ghirlandina.
Continuando a
percorrere la Via Emilia in direzione Romagna, c’è anche la Grondplast Ravenna
che sta preparando la sua stagione. E lo sta facendo sotto la guida di un vero
e proprio lusso in panchina dal momento che alla sua guida tecnica si trova
Oddo Federzoni. Ex schiacciatore dell’Avia Pervia Modena, vincitore di due
scudetti (65/66 e 66/’67) alla guida della Virtus Bologna, ma soprattutto CT
della nazionale italiana dal 1970 al 1974 con cui vinse la medaglia d'oro alle
Universiadi di Torino, primo successo a livello di competizioni mondiali per la
Nazionale azzurra. I romagnoli hanno ingaggiato un buon giocatore brasiliano,
Badà Ribeiro. Ventunenne di 193 centimetri che, nel solco della miglior
tradizione paulista, dispone di un buon salto e di un braccio velocissimo. Doti
che nel corso degli anni successivi gli consentiranno di vestire altre
importanti maglie quali quelle di Modena, Catania, Roma e Jesi. Federzoni gli
affianca gli esperti Carlo Cirota, universale reggiano e Aldo Bendandi che in
quell’anno dividerà la cabina di regia con Marco Venturi, emergente palleggiatore
genio e sregolatezza, dotato di uno smisurato talento che non riuscirà ad
esprimere per intero nel corso della sua pur ottima carriera. A questi buonissimi
giocatori Ravenna aggiunge Stefano “Cisco” Recine, ventunenne di belle speranze
che con ragguardevoli doti atletiche di velocità e salto combinate ad una proverbiale
grinta, sarà per tutti gli anni ’80 uno dei più forti giocatori italiani
vestendo le maglie di Modena, Parma, Bologna, e Milano. Il quinto posto finale,
a pari merito con Roma e Pisa, premierà la buona stagione degli uomini di
mister Federzoni.
Anche l’asse
Torino – Milano offre due ottime compagini alla nostra serie A1. La Klippan Torino
del Professor Prandi inizia la stagione proponendo un sestetto che per 5/6
ricalca quello già messo in campo l’anno precedente. Rebaudengo e Gianni
Lanfranco vengono schierati in diagonale nel doppio ruolo di palleggiatori –
attaccanti, Borgna e Franco Bertoli ricevono e randellano da posto quattro e al
centro della rete al confermatissimo Giancarlo Dametto, vero e proprio re del
muro, affiancano Ernesto Pilotti, alessandrino, universale d’attacco di 195
centimetri. E’ una squadra che Silvano Prandi ha modellato nei lunghi e
faticosi allenamenti svolti nelle palestre cittadine sul modello delle più
forti squadre dell’Est Europeo, dotandola quindi di una grande battuta e di un
muro invalicabile. A Milano invece il Presidente Gianni Ferrauto ha allestito
una squadra composta prevalentemente da giovani dalla “cantera” milanese. E’ riuscito
nel proprio intento grazie alle capacità del proprio tecnico, Walter Rapetti,
per tutti “Walterone” grazie a alla sua imponente mole. Diplomato Isef e docente
Universitario, Rapetti è il vero e proprio antesignano della pallavolo meneghina.
Eccezionale maestro di pallavolo e fine motivatore di atleti, in quella
stagione mette in campo una serie di giovani elementi forgiati nel settore
giovanile da lui stesso diretto: Luca Ferrauto, Oliviero Cimaz, Valerio
Dall’Ara, Claudio Brambilla, Stefano Duse e Piero Rimoldi. A questi giovani di
belle speranze il tecnico milanese affianca a fare da chioccia il trentaquattrenne
schiacciatore Zdizislaw Ambroziak, uno dei giocatori polacchi più forti di
tutti i tempi, proveniente da Padova. Riuscirà a condurre la squadra verso il
porto sicuro di una tranquilla salvezza, principale obiettivo del club, conquistando
un buon nono posto finale.
Le grandi novità
della stagione si riveleranno però essere le due neopromosse Cus Pisa
(sponsorizzata Mazzei) e Amaro Più Loreto, unitamente alla Veico Parma,
ripescata nel corso dell’estate a seguito della rinuncia alla serie A1 dell’Edilmar
Cesanatico, compagine che nella stagione precedente, ottimamente guidata dal
Prof. Adriano Guidetti in panchina e da un magistrale Mauro Di Bernardo in
campo, aveva raggiunto un lusinghiero 5° posto finale. I toscani, guidati in
panchina da Claudio Piazza II°, omonimo del coach che guiderà la Santal Parma a
più stagioni di grandi successi, possono schierare due pilastri della nazionale
campione del mondo: l’universale di classe cristallina Fabio Innocenti e il
palleggiatore Alessandro Lazzeroni, che negli ultimi mondiali ha diviso la
cabina di regia con il modenese Pupo Dall’Olio. Il tecnico dei pisani punta su
un gruppo particolarmente affiatato dal momento che è composto in buona parte
da giocatori pontederesi e pisani e quindi fidelizzati al massimo con la società
cussina. Il Mazzei Pisa si aggiudicherà un ottimo 5° posto finale, in
condivisione con Roma e Ravenna. Un risultato di tuto rispetto che non sarà
però sufficiente a salvare la società dalla diaspora che la dissanguerà nelle stagioni
successive. Nel corso di due annate infatti, il ciclo di mister Piazza e dello
storico gruppo che lo aveva seguito nell’ultimo decennio, volgerà al termine.
Il tecnico si accaserà a Ravenna insieme al palleggiatore Lazzeroni, mentre Corella,
Ciardelli, Innocenti, Zecchi, Barsotti, De Marinis, Masotti, Mazzantini e
Toniazzi si divideranno tra Chieti, Ugento e Lupi S. Croce, determinando la
fine della società pisana per quanto riguarda il volley ai massimi livelli
nazionali.
L’Amaro Più
Loreto mette a segno un colpaccio in panchina, affidando le sorti della prima
squadra ad un mostro sacro della pallavolo mondiale, Edward Skoerk. La società
del piccolo comune anconitano riesce ad allestire un buon sestetto. Il
palleggiatore – attaccante Daniele Ricci, che sarà poi il grande condottiero
del Messaggero Ravenna targato Kiraly e Timmons dei primi anni ’90, Travaglini,
Matassoli e lo schiacciatore Mrankov Vassil sono i suoi punti di forza. Riuscirà
a garantirsi una più che dignitosa salvezza, gettando le basi per gli ottimi
campionati che disputerà nel biennio successivo. Parma dopo i fasti dei
Ferrovieri Parma del Professor Del Chicca, veri e propri pionieri del volley
italiano e campioni d’Italia negli anni 1950 e 1951, e della Salvarani Parma,
campione d’Italia nella stagione 68/69, ha da tempo ridimensionato le proprie
ambizioni. Nella stagione 78/79, i fratelli Magri acquistano la società con
l’ambizione di riportare Parma ai fasti di un tempo. I Ducali allestiscono una
squadra formata da giovani atleti parmigiani, tra cui spiccano Giulio Belletti
e Antonio Bonini, futuri atleti della nazionale azzurra, e un giovanissimo schiacciatore
di nome Andrea Anastasi da Paggio Rusco che diventerà, prima un grande
giocatore, e poi uno dei migliori allenatori italiani. D’oltreoceano i fratelli
Magri fanno arrivare nella città di Maria Luigia lo yankee Scott Lindberg,
centrale tutto fare di buona tecnica e di gran temperamento, che negli anni
successivi sarà poi a Padova, Vimercate, Treviso e Bergamo. Con Veico come main
sponsor e pur da ripescata, sotto l’ottima guida dell’ottimo Claudio Piazza la
squadra si aggiudicherà un insperato ottavo posto finale.
Ad inizio
stagione Modena parte forte e sembra poter essere la principale protagonista
del campionato. L’asse Dall’Olio – Rajzman fa perdere la bussola a tutti i muri
avversari e i gialloblu sembra abbiano la strada spianata per riportare dopo
tre anni lo scudetto sotto la Ghirlandina. Ma la Klippan Torino non è della
stessa idea. Gli uomini del Professor Prandi sono come un motore diesel;
partono adagio ma, partita dopo partita, ingranano la quarta e non si fermano
più. Dopo due sconfitte patite con Edilcuoghi e Panini, non sbaglieranno più un
colpo trovandosi e al termine della ventunesima e penultima giornata di
campionato appaiati a Modena in vetta alla classifica con 38 punti. Incredibilmente,
il calendario ha disposto proprio all’ultima giornata lo scontro diretto fra i
piemontesi e gli emiliani. Una vera e propria finale scudetto nell’era antecedente
ai playoff. L’attesissima sfida si disputa in un PalaRuffini di Torino gremito
da oltre settemila persone e non ha storia. La Klippan lascia a Dall’Olio e
compagnia la miseria di 18 punti complessivi in tre set, conquistando il suo
primo scudetto. La Panini si consolerà vincendo a sua volta la prima edizione
della Coppa Italia.
Stagione che
sancisce il dominio di Torino nella pallavolo italiana, non solo per
quell’annata ma anche per quelle successive, dal momento che nei due campionati
seguenti gli uomini di Silvano Prandi conquisteranno il titolo di campioni
d’Italia. La stagione ‘80/’81 verrà tra l’altro sigillata con un incredibile
ruolino di marcia: ventidue vittorie, zero sconfitte e soltanto 7 set persi in
tutto il campionato.
Al termine della
stagione 78/79 il Bologna di Nerio Zanetti e l’Altura Trieste salutano la
nostra massima serie al termine di un campionato particolarmente deludente per
entrambe le compagini. Solo due le vittorie per i bolognesi e nemmeno una per i
Triestini del giocatore – allenatore Giorgio Manzin.
Saliranno invece
in A1 Belluno e Falconara. E sarà proprio quest’ultima, società modello del
piccolo comune marchigiano, che scriverà a metà anni ’80 una delle più belle
favole della pallavolo italiana, sotto la guida tecnica di Marco Paolini e l’illuminata
regia societaria di Tarcisio Pacetti.
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