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mercoledì 21 ottobre 2020

LA STAGIONE 1978/79: IL POST GABBIANO D’ARGENTO

 


Il 1978 è un anno speciale per lo sport italiano. La nazionale di calcio guidata dal “vecio” Enzo Bearzot disputa un grande mondiale in Argentina. Contro tutti i pronostici della vigilia si regala un più che ragguardevole quarto posto che ci riporta ai massimi vertici del football mondiale. Agli Europei di atletica leggera di Praga Pietro Mennea conquista i titoli europei nei 100 e nei 200 metri, Venanzio Ortis la medaglia d’oro nei 10.000 metri, così come Sara Simeoni nella gara di salto in alto. La campionessa di Rivoli Veronese lo fa bissando quel 2,01 che poche settimane prima a Brescia durante una riunione di atletica tra le nazionali di Italia e Polonia le era valso il primato del mondo della specialità. A Berlino Ovest, l’Italia della pallanuoto diventa campione del mondo mettendosi alle spalle vere e proprie corazzate quali Ungheria e Jugoslavia mentre Eugenio Lazzarini è campione del mondo di motociclismo, aggiudicandosi il campionato mondiale 125 in sella alla MBA, vincendo 4 corse su le 10 disputate.

Ma è la nazionale italiana di Pallavolo a compiere una vera e propria, quanto inattesa, impresa. Ai mondiali di Roma i pallavolisti azzurri, magistralmente guidati dal tecnico Carmelo Pittera e letteralmente trasportati dal delirante pubblico capitolino, eliminano Cuba in una eroica e indimenticabile semifinale per poi aggiudicarsi la medaglia d’argento dietro l’imbattibile Unione Sovietica dei mostri sacri Savin e Zaitsev.

La stagione 78/79, quella del 34° campionato della nostra serie A1, si apre sulla scia luminosa di questa straordinaria avventura azzurra che ha consacrato i nostri eroi pallavolisti come vere e proprie star nazionali. Pupo Dall’Olio, Gianni Lanfranco, Marco Negri ed il resto della truppa, oltre ad essere diventati volti noti al grande pubblico italiano, sono considerati tra i migliori giocatori continentali. Non a caso la stampa sportiva definisce quello che sta partendo, il “più del campionato di sempre”.

Sono dodici le squadre che si presentano ai nastri di partenza. I campioni d’Italia uscenti della Paoletti Catania affidano la panchina a Nino Cuco, dal momento che al C.T. azzurro Carmelo Pittera la FIPAV ha negato la possibilità di svolgere il doppio incarico, costringendolo quindi ad assumere il ruolo di Direttore Sportivo. Anche sul terreno di gioco i catanesi denunciano un’assenza importante rispetto alla stagione precedente. Il formidabile martello Drahomir Koudelka dopo la conquista dello scudetto ha infatti deciso di chiudere la parentesi italiana facendo ritorno nella sua amata Cecoslovacchia. La Paoletti riesce comunque a mantenere inalterata buona parte dell’ossatura dell’anno precedente formata da Alessandro, Castagna, Concetti, Greco, Nassi e Scilipoti. Aggiunge inoltre altri tre eccellenti atleti: il gigante Claudio Di Coste proveniente da Roma, mancino, nazionale azzurro, 207 centimetri di altezza che gli consentono di  passare spesso e volentieri sopra il muro degli avversari, l’universale polacco Zbignlew Zarzycki, ex Dermatrophine Padova, ed il giovane Maurizio Ninfa. Quest’ultimo, catanese doc, diventerà nelle stagioni successive un pilastro della pluriscudettata Santal Parma, dove verrà schierato in diagonale con il fenomenale palleggiatore coreano Kim Ho Chul. Catania gioca una buona stagione ma le sconfitte stagionali che rimedia contro Modena, Pisa, Sassuolo e Torino la costringono ad accontentarsi del terzo posto finale.

Roma targata Tiber Toshiba, vicecampione d’Italia nella stagione precedente, perde uno dei suoi principali terminali d’attacco, il lungagnone di Coste trasferitosi a Catania. Riesce però a mantenere in organico le “stelle” Erasmo Salemme, Andrea Nencini e Mario Mattioli, quest’ultimo impiegato nel ruolo di allenatore – giocatore e lancia nel sestetto titolare un giovane centrale costruito in casa, Angelo Squeo. Forte in attacco e roccioso a muro, Squeo, oltre che a disputare un’ottima carriera da atleta in diversi club italiani (Modena, Bologna, Catania, Montichiari e Salerno), una volta appese le ginocchiere al chiodo diventerà un importante dirigente internazionale sportivo nell’ambito del Beach Volley. La stagione regalerà alla società capitolina un quinto posto finale, senza infamia e senza lode, grazie a 11 vittorie e 11 sconfitte.

Modena punta a riportare a casa quello scudetto che le manca dalla stagione 75/76. Per raggiungere l’ambizioso obiettivo si affida ad una nuova guida tecnica. La panchina è infatti passata dalle mani polacche del duro Edward Skorek a quelle dell’autoctono Gian Paolo Guidetti, ex Edilcuoghi Sassuolo. I modenesi possono schierare in regia Pupo Dall’Olio, palleggiatore titolare della nazionale azzurra vicecampione del mondo, e gli esperti Paolo Montorsi e Stefano Sibani ad attaccare. Giorgio Goldoni è l’universale che fornisce equilibrio ad un sestetto di cui in più occasioni fanno parte due giovani ventenni di belle speranze, Daniele Berselli e il mancino Massimo Dalfovo. La ciliegina sulla torta è però rappresentata dal fuoriclasse brasiliano Bernard Rajzman, universale d’attacco che propone come prelibatezza della casa una tesa velocissima portata non solo da centro rete ma da ogni zona del campo. Il fortissimo carioca è inoltre famoso per la sua battuta “coreana” denominata “jornada na estrelas”, un tipo di battuta piuttosto utilizzata dai beachers nelle spiagge di Copacabana nel quale la palla viene colpita dal basso verso l’alto con la mano a taglio.  Una tecnica che consente di imprimere all’attrezzo un’altissima parabola rotatoria che si dirige fino a pochi centimetri dal soffitto dei palasport e che, ricadendo nel campo avversario col la pesantezza di un vero e proprio macigno, crea grande scompiglio nella linea di ricezione avversaria.  

Poco distante da Modena, venti chilometri circa, c’è un’altra squadra che lavorando in silenzio si sta affacciando ai massimi palcoscenici della nostra pallavolo. Si tratta dell’Edilcuoghi Sassuolo di mister Adriano Guidetti, tecnico che fino alla stagione precedente è stato il principale artefice delle fortune del Edilmar Cesenatico. L’allenatore modenese riesce ad allestire un sestetto favoloso creando nella propria bottega come il migliore degli alchimisti un mix composto da giovani talentuosi, Leo Carretti, Gianluigi Sacchetti, Enrico Zini, Saetti Baraldi, vecchi marpioni come Rodolfo Giovenzana e Giorgio Barbieri e atleti nazionali quali Marco Negri e Mauro Di Bernardo. La squadra sarà una delle rivelazioni del campionato e chiuderà al 4° posto finale, collezionando ben 16 vittorie. Affermazione tra le quali spiccano vere e proprie perle quali il 3-1 alla Klippan Torino, il 3-2 alla Paoletti Catania ma soprattutto l’entusiasmante 3-2 inflitto alla Panini Modena in un indimenticabile derby disputatosi nello storico Palamolza, l’impianto di Viale Molza di Modena, storica cattedrale della storia pallavolistica della città della Ghirlandina.

Continuando a percorrere la Via Emilia in direzione Romagna, c’è anche la Grondplast Ravenna che sta preparando la sua stagione. E lo sta facendo sotto la guida di un vero e proprio lusso in panchina dal momento che alla sua guida tecnica si trova Oddo Federzoni. Ex schiacciatore dell’Avia Pervia Modena, vincitore di due scudetti (65/66 e 66/’67) alla guida della Virtus Bologna, ma soprattutto CT della nazionale italiana dal 1970 al 1974 con cui vinse la medaglia d'oro alle Universiadi di Torino, primo successo a livello di competizioni mondiali per la Nazionale azzurra. I romagnoli hanno ingaggiato un buon giocatore brasiliano, Badà Ribeiro. Ventunenne di 193 centimetri che, nel solco della miglior tradizione paulista, dispone di un buon salto e di un braccio velocissimo. Doti che nel corso degli anni successivi gli consentiranno di vestire altre importanti maglie quali quelle di Modena, Catania, Roma e Jesi. Federzoni gli affianca gli esperti Carlo Cirota, universale reggiano e Aldo Bendandi che in quell’anno dividerà la cabina di regia con Marco Venturi, emergente palleggiatore genio e sregolatezza, dotato di uno smisurato talento che non riuscirà ad esprimere per intero nel corso della sua pur ottima carriera. A questi buonissimi giocatori Ravenna aggiunge Stefano “Cisco” Recine, ventunenne di belle speranze che con ragguardevoli doti atletiche di velocità e salto combinate ad una proverbiale grinta, sarà per tutti gli anni ’80 uno dei più forti giocatori italiani vestendo le maglie di Modena, Parma, Bologna, e Milano. Il quinto posto finale, a pari merito con Roma e Pisa, premierà la buona stagione degli uomini di mister Federzoni.

Anche l’asse Torino – Milano offre due ottime compagini alla nostra serie A1. La Klippan Torino del Professor Prandi inizia la stagione proponendo un sestetto che per 5/6 ricalca quello già messo in campo l’anno precedente. Rebaudengo e Gianni Lanfranco vengono schierati in diagonale nel doppio ruolo di palleggiatori – attaccanti, Borgna e Franco Bertoli ricevono e randellano da posto quattro e al centro della rete al confermatissimo Giancarlo Dametto, vero e proprio re del muro, affiancano Ernesto Pilotti, alessandrino, universale d’attacco di 195 centimetri. E’ una squadra che Silvano Prandi ha modellato nei lunghi e faticosi allenamenti svolti nelle palestre cittadine sul modello delle più forti squadre dell’Est Europeo, dotandola quindi di una grande battuta e di un muro invalicabile. A Milano invece il Presidente Gianni Ferrauto ha allestito una squadra composta prevalentemente da giovani dalla “cantera” milanese. E’ riuscito nel proprio intento grazie alle capacità del proprio tecnico, Walter Rapetti, per tutti “Walterone” grazie a alla sua imponente mole. Diplomato Isef e docente Universitario, Rapetti è il vero e proprio antesignano della pallavolo meneghina. Eccezionale maestro di pallavolo e fine motivatore di atleti, in quella stagione mette in campo una serie di giovani elementi forgiati nel settore giovanile da lui stesso diretto: Luca Ferrauto, Oliviero Cimaz, Valerio Dall’Ara, Claudio Brambilla, Stefano Duse e Piero Rimoldi. A questi giovani di belle speranze il tecnico milanese affianca a fare da chioccia il trentaquattrenne schiacciatore Zdizislaw Ambroziak, uno dei giocatori polacchi più forti di tutti i tempi, proveniente da Padova. Riuscirà a condurre la squadra verso il porto sicuro di una tranquilla salvezza, principale obiettivo del club, conquistando un buon nono posto finale.

Le grandi novità della stagione si riveleranno però essere le due neopromosse Cus Pisa (sponsorizzata Mazzei) e Amaro Più Loreto, unitamente alla Veico Parma, ripescata nel corso dell’estate a seguito della rinuncia alla serie A1 dell’Edilmar Cesanatico, compagine che nella stagione precedente, ottimamente guidata dal Prof. Adriano Guidetti in panchina e da un magistrale Mauro Di Bernardo in campo, aveva raggiunto un lusinghiero 5° posto finale. I toscani, guidati in panchina da Claudio Piazza II°, omonimo del coach che guiderà la Santal Parma a più stagioni di grandi successi, possono schierare due pilastri della nazionale campione del mondo: l’universale di classe cristallina Fabio Innocenti e il palleggiatore Alessandro Lazzeroni, che negli ultimi mondiali ha diviso la cabina di regia con il modenese Pupo Dall’Olio. Il tecnico dei pisani punta su un gruppo particolarmente affiatato dal momento che è composto in buona parte da giocatori pontederesi e pisani e quindi fidelizzati al massimo con la società cussina. Il Mazzei Pisa si aggiudicherà un ottimo 5° posto finale, in condivisione con Roma e Ravenna. Un risultato di tuto rispetto che non sarà però sufficiente a salvare la società dalla diaspora che la dissanguerà nelle stagioni successive. Nel corso di due annate infatti, il ciclo di mister Piazza e dello storico gruppo che lo aveva seguito nell’ultimo decennio, volgerà al termine. Il tecnico si accaserà a Ravenna insieme al palleggiatore Lazzeroni, mentre Corella, Ciardelli, Innocenti, Zecchi, Barsotti, De Marinis, Masotti, Mazzantini e Toniazzi si divideranno tra Chieti, Ugento e Lupi S. Croce, determinando la fine della società pisana per quanto riguarda il volley ai massimi livelli nazionali.

L’Amaro Più Loreto mette a segno un colpaccio in panchina, affidando le sorti della prima squadra ad un mostro sacro della pallavolo mondiale, Edward Skoerk. La società del piccolo comune anconitano riesce ad allestire un buon sestetto. Il palleggiatore – attaccante Daniele Ricci, che sarà poi il grande condottiero del Messaggero Ravenna targato Kiraly e Timmons dei primi anni ’90, Travaglini, Matassoli e lo schiacciatore Mrankov Vassil sono i suoi punti di forza. Riuscirà a garantirsi una più che dignitosa salvezza, gettando le basi per gli ottimi campionati che disputerà nel biennio successivo. Parma dopo i fasti dei Ferrovieri Parma del Professor Del Chicca, veri e propri pionieri del volley italiano e campioni d’Italia negli anni 1950 e 1951, e della Salvarani Parma, campione d’Italia nella stagione 68/69, ha da tempo ridimensionato le proprie ambizioni. Nella stagione 78/79, i fratelli Magri acquistano la società con l’ambizione di riportare Parma ai fasti di un tempo. I Ducali allestiscono una squadra formata da giovani atleti parmigiani, tra cui spiccano Giulio Belletti e Antonio Bonini, futuri atleti della nazionale azzurra, e un giovanissimo schiacciatore di nome Andrea Anastasi da Paggio Rusco che diventerà, prima un grande giocatore, e poi uno dei migliori allenatori italiani. D’oltreoceano i fratelli Magri fanno arrivare nella città di Maria Luigia lo yankee Scott Lindberg, centrale tutto fare di buona tecnica e di gran temperamento, che negli anni successivi sarà poi a Padova, Vimercate, Treviso e Bergamo. Con Veico come main sponsor e pur da ripescata, sotto l’ottima guida dell’ottimo Claudio Piazza la squadra si aggiudicherà un insperato ottavo posto finale.

Ad inizio stagione Modena parte forte e sembra poter essere la principale protagonista del campionato. L’asse Dall’Olio – Rajzman fa perdere la bussola a tutti i muri avversari e i gialloblu sembra abbiano la strada spianata per riportare dopo tre anni lo scudetto sotto la Ghirlandina. Ma la Klippan Torino non è della stessa idea. Gli uomini del Professor Prandi sono come un motore diesel; partono adagio ma, partita dopo partita, ingranano la quarta e non si fermano più. Dopo due sconfitte patite con Edilcuoghi e Panini, non sbaglieranno più un colpo trovandosi e al termine della ventunesima e penultima giornata di campionato appaiati a Modena in vetta alla classifica con 38 punti. Incredibilmente, il calendario ha disposto proprio all’ultima giornata lo scontro diretto fra i piemontesi e gli emiliani. Una vera e propria finale scudetto nell’era antecedente ai playoff. L’attesissima sfida si disputa in un PalaRuffini di Torino gremito da oltre settemila persone e non ha storia. La Klippan lascia a Dall’Olio e compagnia la miseria di 18 punti complessivi in tre set, conquistando il suo primo scudetto. La Panini si consolerà vincendo a sua volta la prima edizione della Coppa Italia.

Stagione che sancisce il dominio di Torino nella pallavolo italiana, non solo per quell’annata ma anche per quelle successive, dal momento che nei due campionati seguenti gli uomini di Silvano Prandi conquisteranno il titolo di campioni d’Italia. La stagione ‘80/’81 verrà tra l’altro sigillata con un incredibile ruolino di marcia: ventidue vittorie, zero sconfitte e soltanto 7 set persi in tutto il campionato.   

Al termine della stagione 78/79 il Bologna di Nerio Zanetti e l’Altura Trieste salutano la nostra massima serie al termine di un campionato particolarmente deludente per entrambe le compagini. Solo due le vittorie per i bolognesi e nemmeno una per i Triestini del giocatore – allenatore Giorgio Manzin.

Saliranno invece in A1 Belluno e Falconara. E sarà proprio quest’ultima, società modello del piccolo comune marchigiano, che scriverà a metà anni ’80 una delle più belle favole della pallavolo italiana, sotto la guida tecnica di Marco Paolini e l’illuminata regia societaria di Tarcisio Pacetti. 


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