Chi è Lorenzo
Micelli
Sono un
emigrato, lavorando all’estero; cosa impegnativa ma anche molto stimolante
perché all’estero la posizione dell’allenatore si avvicina molto anche a quella
del manager e quindi con grandi responsabilità.
Gestione del
gruppo: dialogo con tutti? Solo con alcuni? Solo con il capitano?
Credo si debba
procedere a tappe. La prima tappa è un colloquio personale con il giocatore per
chiarire insieme a lui quello che sarà il suo ruolo all’interno della squadra.
Accettare fin da subito quello che sarà il proprio ruolo all’interno della
squadra, limita tantissimo quei problemini di adattamento che possono venire a
creare nei primi mesi della stagione. La squadra migliore a mio avviso è quella
che riesce a gestire nel tempo più breve questo down mentale generale che può
esserci nei primi mesi della stagione all’interno del team. Quando ero un
giovane allenatore mi preoccupavo quando accadevano queste situazioni; poi ho
capito che i problemi sono sempre gli stessi e quindi chiarire bene fin
dall’inizio il ruolo che ogni giocatore avrà all’interno della squadra è un
cosa fondamentale. Nel corso dell’anno poi, ci soni giocatori che hanno maggior
bisogno di colloqui personali o tecnici con il Coach e altri che ne hanno meno
bisogno. Il capitano è quello che gestisce lo spogliatoio, quell’ambiente dove
a mio avviso l’allenatore non deve mai entrare, neanche prima di una partita
perché le cose che dobbiamo dire le abbiamo già dette durante la settimana.
Credo sia comunque opportuno ogni 2-3 mesi sentire tutti; quello che stanno
vivendo, le emozioni positive e negative, rinfrescare loro quali sono i loro
obiettivi.
Gestione di
un classico microciclo settimanale con una sola partita alla domenica:
I carichi di
lavoro sono alti ad inizio settimana. La richiesta tecnica sul break point
inizia il martedì e il mercoledì e andando sul side out verso il fine
settimana. Muro e difesa i primi giorni della settimana e più la voro di
ricezione e attacco nella seconda parte della settimana (gli ultimi tre
giorni). Raddoppiamo sempre l’allenamento, non con tutti i giocatori, e l’unica
mattina libera è il giorno prima della gara. Per il resto alterniamo
palleggiatori e centrali, opposti e ricettori; hanno sempre il doppio allenamento
tutti i giorni considerando che l’allenamento fisico del giovedì viene preso
anche come spunto tecnico per lavorare sulla tecnica individuale del cambio
palla e quindi i centrali lavorano sulle rincorse d’attacco, i ricettori sulla
tecnica di ricezione. E’ una programmazione standard che ho da sempre,
soprattutto relativa al break point nei primi giorni della settimana e il side
out negli ultimi giorni della settimana stessa.
Mattina:
salti sì? salti no? Solo per alcuni?
Dipende dai
periodi. Se la squadra ha lavorato bene fisicamente si può saltare anche alla
mattina, ma logicamente chi ha problemi fisici non salta ma lavora da sopra i
tavoli provando i colpi d’attacco senza saltare. Quindi non vedo perché non
saltare al mattino, ovviamente differenziando atleta in relazione ad eventuali
problematiche fisiche. Magari evitiamo di saltare tanto al mattino negli ultimi
giorni prima della partita ma soprattutto i primi due giorni della settimana,
per gli atleti che hanno disponibilità non avendo problemi fisici, saltare non
guasta per elevare il livello tecnico della squadra. Ovviamente se fai un
allenamento corposo alla mattina diminuisci il tempo di lavoro pomeridiano per
non esaurire troppo le atlete. Riguardo all’orario di allenamento, se saltiamo,
la richiesta ai giocatori è svegliarsi 4-5 ore prima dell’allenamento stesso.
Se ci dobbiamo allenare presto (es. partita alle 14,30 e allenamento alle
8,30/9) saltiamo solo in battuta perché non posso svegliare l’atleta alle 4
della mattina. E quindi se programmiamo un allenamento con i salti, metterlo in
tarda mattinata è l’orario migliore (es. dalle 11,30 alle 13,00) e poi mettere
l’allenamento pomeridiano non prima delle 18,00.
Singolo
allenamento: come lo costruisci?
Le ragazze
arrivano 30 minuti prima dell’orario di allenamento. Ognuna ha i suoi esercizi
di prevenzione con gli elastici . Quando inizia l’allenamento c’è una breve
parte di attivazione (riscaldamento) di 8-10 minuti e poi si incomincia subito
con i lavori tecnici. In base al giorno della settimana c’è un lavoro di 30-40
minuti su ricezione, difesa, o quello che scegliamo per quell’allenamento; poi
ci sono 3-4 minuti in cui scaldano la spalla con palla a coppie e poi si parte
sul globale generale. A fine allenamento c’è una parte di stretching guidata
dal preparatore.
Prendiamo la
giornata del giovedì: diamo qualche percentuale il base al tipo di lavoro che
fai svolgere?
Noi abbiamo la
fortuna di poter lavorare con due campi. Su un campo lavoriamo con
palleggiatori e centrali mentre sull’altro campo, anche con l’aiuto degli
opposti, lavoriamo sulla tecnica di ricezione, sulle competenze di ricezione,
sui conflitti. Tutto questo per 30/35 minuti. Poi andiamo tutti in campo,
scaldiamo un po’ l’attacco con un esercizio di sintesi in cui ricevono
ricettori e liberi per poi andare su una situazione di gioco su cambio palla
per un’ora e 15 circa. Lo facciamo tramite delle esercitazioni ad obiettivi che
possono essere obiettivi sul punteggio, tattici, o esclusivamente situazioni
che vogliamo riprodurre sulla nostra squadra. Quindi le due ore di allenamento
le dividiamo con 30/35 minuti di lavoro tecnico specifico, 10-12 minuti di attacco
e 1 ora/1 ore e 15 di globale sul cambio palla.
Esercitazione
globale: so che tu utilizzi molto i punteggi speciali per sottolineare precise
richieste tecniche. Quali chiavi usi per trasmettere ai giocatori che non
stiamo facendo gioco ma che stiamo allenando precise situazioni tecniche
individuali o di squadra?
La prima cosa da
far capire agli atleti è che i punteggi speciali servono proprio per porre
l’attenzione su un determinato particolare tecnico o una determinata
situazione. In questi giorni stiamo lavorando sull’inserimento nel gioco dei
centrali visto che abbiamo con noi la palleggiatrice solo da pochi giorni, e
quindi stiamo usando punteggi speciali per i centrali, non solo nella fase di
cambio palla ma anche nella fase break. I centrali due volte su tre devono fare
punto; e comunque dopo il punto del centrale giochiamo una seconda palla con
cui i laterali devono fare punto per confermare il punto del centrale. Subito
qualche giocatore può faticare a capire questi giochi a punteggio speciale ma
poi, quando capiscono la logica dell’esercitazione, capiscono che nell’aspetto
tecnico è compreso l’aspetto tattico, e che questo aiuterà la squadra a
vincere.
Riguardo al
punteggio, pensi che sia opportuno non usarli quando nel globale vuoi allenare
la tecnica individuale e quindi basarsi più sulle ripetizioni che sul
punteggio?
Ci sono due
punti di vista: il fare punto e il come fare punto. Quando anche facendo errori
cercano di fare cose che sanno fare meno bene, vanno premiate con un bravo, perché
il coraggio va sempre premiato perché il coraggio porta al cambiamento. Anche
se il perfetto sarebbe cambiare con il punteggio. Però mi rendo conto che
spesso ci dobbiamo mettere lì, anche con il muro finto, con esercitazioni
sintetiche più che globali per creare il miglioramento. Però ho giocatori che
provano, e a volte sbagliano, per cercare il miglioramento anche durante
l’esercizio con il punteggio. Poi tutti sappiamo che in partita, sul 24 pari,
ognuno si rifugerà nei colpi in cui ha le maggiori sicurezze
Prevedi però
un allenamento globale senza punteggio, con tante ripetizioni, dove costringi
il giocatore ad effettuare quel gesto tecnico che per lui è meno facile?
Certo: possiamo
anche giocare 6 giocatori contro due muri finti e un giocatore centrale a muro
che mura il centrale dei 6 che giocano. Magari con una battuta e conseguente
azione e poi un contrattacco su difesa. Con i giocatori di posto quattro che si
alternano ad attaccare. Avendo poi la fortuna di avere due campi, non si forma
la fila lunga degli attaccanti da quattro che si alternano ad attaccare. Questo
è un aspetto a cui noi allenatori dobbiamo prestare attenzione perché non
dobbiamo avere tempi morti durante gli allenamenti con giocatori a lungo
inattivi che stanno in fila. E quindi se abbiamo un campo solo dobbiamo pensare
bene alle esercitazioni che proponiamo. Anche per questo noi nel lavoro del
mattino dividiamo la squadra in tre gruppi: il primo gruppo arriva alle 9, alle
9,15 è pronto e lavora fino alle 10 e quindi 45 minuti con la palla. Alle 9,45
arriva il secondo gruppo in modo che alle 10, quando il primo gruppo ha finito,
questo secondo gruppo è pronto per iniziare, e lavorerà fino alle 10,45. E così
via con il terzo gruppo. Per gli allenatori sono tre ore piene di lavoro e per
ogni giocatore il lavoro è di 45 minuti in cui possono fare tantissime
ripetizioni in modo tale da lasciare l’allenamento del pomeriggio libero per il
lavoro globale di squadra.
Dualismo tra
analitico e globale. Analitico: molte esercitazioni ma in un contesto non
ideale. Globale: poche ripetizioni ma contesto ideale. Cosa ne pensi?
Io credo che
l’analitico, ad un certo livello e quindi non a livello giovanile, è un
riscaldamento. Lo uso veramente pochissimo. Per me la pallavolo è sintetico e
qualsiasi esercitazione fino ad arrivare al 6X6 la faccio con il sintetico che
per me rappresenta la base della pallavolo. Questo perché l’esercitazione
sintetica rappresenta il momento in cui tu hai l’esatta ripetizione della
situazione di gioco reale; e questo accade anche se hai solo tre giocatori nel
campo. Nei miei allenamenti non c’è mai un giocatore solo in campo che prova un
colpo ma l’azione deve essere composta da più giocatori, da più stimoli, e non
da uno stimolo unico. Chi ha bisogno della tecnica individuale lavorerà alla
mattina da solo. Nel settore giovanile è un po’ diverso; l’analitico anche
individuale serve, però credo che anche in un settore giovanile sia importante
insegnare ai giocatori a riconoscere le situazioni di gioco. Una ricezione
fatta con il compagno vicino è una sintesi; è vero che in ricezione devo
pensare a come mettere le braccia, ma devo pensare a questo nella situazione in
cui c’è il conflitto con l’altro mio compagno ricettore. Ecco perché per me la
sintesi è la base della pallavolo.
Dove sta
andando la pallavolo?
Partire dal
“top” non è mai sbagliato e quindi un gioco rapidissimo, con il libero che è un
secondo palleggiatore, sarebbe l’ottimo. Però poi bisogna sempre fare i conti
con i giocatori che abbiamo a disposizione. Vedo tante squadre femminili fare
attaccare dalla seconda linea in pipe praticamente delle palle alte; questo non
ha senso, si fa solo per copiare il maschile ma per loro la pipe è quasi un
primo tempo, non una palla alta. A tutti piacerebbe avere sempre quattro punti
rete però poi bisogna fare i conti con le qualità dei giocatori che alleniamo.
A mio avviso bisogna sempre partire dal livello del campionato che stai
giocando; se il tuo obiettivo è vincere significa che devi essere più forte
delle altre quattro squadre che oltre a te sono favorite. E per vincere contro
queste c’è un sistema di gioco che ti consente di poterlo fare, e quindi devi
costruire quel sistema di gioco; magari che non è adeguato quando giochi contro
l’ultima in classifica ma quando poi vai a giocare le partite importanti,
quelle decisive, quelle gare le sai giocare. L’esigenza primaria è quindi saper
riconoscere cosa ti serve per vincere nel campionato / torneo che stai
affrontando e applicare il miglior sistema di gioco per arrivare a questo
obiettivo, anche se questo sistema di gioco potrebbe essere leggermente diverso
da quello che rappresenta il trend del momento.
Analisi post
partita della prestazione della propria squadra: come la svolgi?
Non direi la
verità de ti dicessi che dopo ogni partita noi ci sediamo tutte insieme per
rivedere la partita. Ci sono alcune situazioni che rivediamo con qualche
singola giocatrice e altre situazioni che rivediamo con tutta la squadra. Per
le situazioni di tecnica individuale io utilizzo molto anche lo smartphone,
mostrando situazioni individuali mandando alle singole atlete delle loro
azioni, sia di cose positive che di cose in cui devono migliorare. In questo
modo le ragazze, avendo le immagini su loro telefonino se le possono guardare
dalla mattina alla sera. Clip di 2 minuti, 2,30 minuti massimo, e che quindi
non le impegna tantissimo la mente, però nello stesso tempo giustifica il
lavoro che noi abbiamo fatto, e consente loro di rivedere le cose giuste e le
cose sbagliate
C’è qualcosa
che noi allenatori facciamo in palestra che però non ha più tanto senso fare?
Le mie
giocatrici sanno che non hanno bisogno delle mie motivazioni per andare a
giocare una partita e quindi, come già detto, ritengo assolutamente inutile
entrare negli spogliatoi a parlare prima della partita. A loro dico sempre che
se hanno bisogno delle mie parole come motivazione per giocare una partita,
allora significa che ho sbagliato giocatrici. Il lavoro a coppie prolungato non
ha senso: può solo essere inteso come lavoro di qualche minuto, preparatorio
all’allenamento. Nelle due ore che abbiamo a disposizione bisogna stare in
mezzo al campo per riuscire a creare il nostro sistema di gioco in base alle
caratteristiche e al livello dei nostri giocatori.
Consigli per
giovani allenatori?
Torno a ripetere
che i mini-video da inviare sui telefonini delle ragazze (cosa che hi perso
dagli americani) è una cosa molto utile perché tutti i feedback che ho ricevuto
dalle ragazze che tornano in palestra dicendomi che hanno visto quello su cui
devono migliorare mi da quella sicurezza che non c’è bisogno di utilizzare ore
e ore mettendoci tutti insieme a vedere dei video e parlare. A volte faccio
scrivere loro quello che è successo nella partita e mi trovo a volte pagine
piene e a volte tre righe. Ecco perché credo che utilizzare al meglio gli
smartphone, che oggi rappresentano la base della comunicazione, sia la cosa
migliore ed è quello che consiglio.
Questi i Link attraverso i quali si può accedere all'intervista stessa attraverso la piattaforma YouTube
https://youtu.be/1niKxNcyw6c
https://youtu.be/72bX9pR7pks
https://youtu.be/w10UCQNhnDk
https://youtu.be/xE1Ucjphnhs
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