Di Filippo Vagli
Aleksandr Borisovič Savin, nato il 1° luglio 1957 a Taganrog, rappresenta una delle figure più emblematiche nella storia della pallavolo
. Con i suoi 2 metri di altezza e una presenza atletica imponente, Savin ha definito il ruolo di centrale in un’epoca in cui la specializzazione era ancora in evoluzione. Non si limitava a essere un muro invalicabile: la sua abilità nel difendere e ricevere lo rendeva un giocatore completo, capace di incidere in ogni fase del gioco, un tratto raro soprattutto prima dell’introduzione del libero. La sua carriera è strettamente legata al CSKA Mosca, la squadra che ha dominato il volley sovietico per anni. Con il club ha conquistato un incredibile bottino di 13 titoli nazionali, 3 coppe dell’Unione Sovietica e 5 Coppe dei Campioni, un record che testimonia la sua leadership e la sua costanza ai massimi livelli. Ma è con la maglia della nazionale sovietica che Savin ha lasciato un’impronta indelebile: tra il 1975 e il 1986 ha contribuito a un ciclo d’oro, vincendo l’oro olimpico a Mosca nel 1980, due campionati mondiali, sei titoli europei e due Coppe del Mondo, oltre a trionfi in competizioni come i Giochi dell’Amicizia e i Goodwill Games. Ma Savin non è stato solo un campione di medaglie: la sua eredità tecnica è altrettanto significativa. Insieme al compagno Vyacheslav Zaytsev, ha dato vita a un’innovazione tattica destinata a cambiare il volto del volley: la “sette” o “tesa”, un attacco centrale che ha rivoluzionato le strategie offensive e ha reso la squadra sovietica un avversario temibile e imprevedibile. La sua capacità di leggere il gioco e di posizionarsi con precisione per eseguire muri strategici ha spesso mandato in difficoltà le migliori difese internazionali. Uno dei momenti più iconici della sua carriera è la finale della FIVB World Cup 1985 contro gli Stati Uniti, definita da molti come la partita più epica nella storia della pallavolo. In quell’occasione, Savin ha dimostrato tutto il suo talento e la sua determinazione, incarnando lo spirito di una generazione di atleti sovietici che hanno dominato la scena mondiale per oltre un decennio. Il riconoscimento internazionale è arrivato nel 2010 con l’ingresso nella Volleyball Hall of Fame, un tributo che sancisce il suo ruolo di leggenda e il suo contributo duraturo allo sviluppo del volley. Aleksandr Savin resta un modello di eccellenza tecnica e atletica, un punto di riferimento per chiunque ami la pallavolo e desideri conoscere le radici di questo sport. La sua storia è un viaggio attraverso un’epoca d’oro, fatta di talento, innovazione e vittorie che hanno segnato per sempre il volley mondiale.
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