FOCUS QUINTA GIORNATA DI ANDATA SUPERLEGA 2024/25

  Sabato 26 ottobre 2024 la quinta giornata di andata della SuperLega Credem prenderà il via all ore 18.00 con l’incontro Gioiella Prisma Ta...

venerdì 24 maggio 2019

ITALIA-GIAPPONE 3-1



Da Volleyball.it

Parte con una vittoria PalaPiRastu di Cagliari la stagione della Nazionale Seniores Maschile che supera il Giappone 3-1 (25-20, 18-25, 25-16, 25-21) nella prima delle due amichevoli in programma. 

ITALIA: Antonov 6, Russo 5, Nelli 18, Lavia 9, Candellaro 6, Sbertoli 3; Pesaresi (L), Raffaelli 3, Anzani 5, Polo 5, Cavuto 4, Pinali 1. Ne: Spirito, Argenta. All. Blengini.
GIAPPONE: Ishikawa 24, Lee 4, Nishida 14, Yanagida 2, Takahashi 7, Hideomi; Yamamoto (L), Otake 1, Yamauchi, Sekita, Takano 8, Hisahara, Onodera 1, Ide (L). All. Nakagaichi.

ARBITRI: Caretti e Verrascina.
DURATA SET: 29’, 30’, 26’, 31’.
ITALIA: a 10, bs 17, mv 16, et 21.
GIAPPONE: a 3, bs 16, mv 6, et 28.
Mvp Gabriele Nelli autore di 12 punti, 1 ace e 3 muri.

SESTETTI - Il ct degli azzurri Gianlorenzo Blengini per l’avvio di gara si affida al sestetto composto da Antonov, Russo, Nelli, Lavia, Candellaro, Sbertoli e al libero Pesaresi. Dall’altra parte della rete coach Nakagaichi risponde schierando Ishikawa, Lee, Nishida, Yanagida, Takahashi, Hideomi e il libero Ide.
Esordio in magia azzurra per Oreste Cavuto, Giulio Pinali e Daniele Lavia.

CRONACA – Dopo un avvio equilibrato (5-5) è la formazione azzurra a riuscire nel primo allungo di serata portandosi sul +4 (10-7). Un vantaggio che i ragazzi di coach Blengini amministrano bene nel corso di tutta la durata del parziale e che gli permette di chiudere la prima frazione senza patemi a proprio favore (25-20).
Nel secondo set il Giappone parte forte piazzando un break che lo porta sul +5 (3-8). La reazione azzurra non tarda ad arrivare e un muro piazzato di Candellaro e compagni segna la parità (13-13). Sono però i ragazzi allenati da Nakagaichi a riprendere in mano le redini del gioco e a conquistare il secondo set (18-25).
Per un lungo tratto la terza frazione si sviluppa sul filo dell’equilibrio (10-10). E’ l’Italia a piazzare il primo allungo consolidato dall’efficacia in attacco di Lavia e un ace di Polo (14-10). Capitan Antonov e compagni prendono il largo spinti da due ace di Lavia e all’efficacia del muro (20-13). Il finale è tutto azzurro: i ragazzi di coach Blengini chiudono agevolmente 25-16.
E’ il Giappone a piazzare il primo break in avvio di quarto set (5-9). Gli Azzurri ritrovano continuità nella manovra: con Nelli pareggiano i conti (11-11) e con un ace di Cavuto allungano il passo (15-13). Pronta la reazione degli ospiti che si riportano sulla parità (17-17) ma cedono sotto l’efficacia azzurra. Sfruttando un errore avversario i ragazzi di Blengini chiudono la partita senza patemi (25-21).

giovedì 23 maggio 2019

OSMANY JUANTORENA TORNA IN AZZURRO



Da Volleyball.it

Di parola l’Hombre Osmany Juantorena, MVP dell finali di Superlega, MVP della Finale di Champions,  primo martello del movimento azzurro, uomo di esperienza, carismatico dentro e fuori dal campo, solido in campo.

Ci aveva anticipato che oggi avrebbe dato una risposta a Blengini per rispetto della Nazionale, dei suoi tifosi, del movimento intero. La risposta è stata quella attesa e auspicata: ad agosto, a Bari, a disposizione della nazionale che si giocherà la qualificazione olimpica, ci sarà anche lui.

Il suo post si Instagram con lui in azzurro sotto sfumatura tricolore è un atto di fede verso la nazionale.
Ciao a tutti! Dopo aver parlato con Chicco Blengini e il Presidente Bruno Cattaneo sono felice di comunicarvi che sarò al preolimpico a Bari!!! So di aver detto qualche mese fa che per me la nazionale era una storia già finita, però ripensandoci se il mio sogno era giocare una Olimpiade… perché non due?!? È la cosa più bella che c’è per uno sportivo e poi non è ancora detto che arriveremo a qualificarci! Però penso che la cosa più importante sia provarci e crederci fino in fondo, voglio molto bene questo gruppo!!! Quindi… Italia, ci sarò alle qualificazione e sono contento di tornare e vestire la maglia azzurra!!! A presto Osmany Juantorena”

giovedì 16 maggio 2019

2019 CEV CHAMPIONS LEAGUE - SUPER FINALS




Dall’Ufficio Stampa di Lega Pallavolo Serie A

2019 CEV Champions League - Super Finals

Sabato 18 maggio a Berlino i Campioni d’Italia della Cucine Lube Civitanova cercano di bissare il successo del 2002 contro lo Zenit Kazan di Ngapeth e Anderson nel sold out della Max-Schmeling-Halle con oltre 9.000 spettatori
Mancano due giorni al countdown del principale evento europeo della stagione con le Super Finals della 2019 Champions League di scena sabato 18 maggio a Berlino. Nella cornice di una rinnovata formula CEV, la consueta Final Four ha lasciato il posto ad un’unica giornata di Finali, un grande evento conclusivo dei due massimi Campionati Europei maschile e femminile che ha da tempo realizzato il tutto esaurito (9046 spettatori) nella Max-Schmeling-Halle.
Alle ore 16.00 l’ouverture spetta a Igor Gorgonzola Novara e Imoco Volley Conegliano avversarie della prima sfida in una Finale femminile tutta italiana. E c’è mancato veramente poco ad un poker d’assi tricolore nel tempio tedesco, con la Sir Colussi Sicoma Perugia che, come la scorsa stagione, all’ultimo non è riuscita a superare il Kazan in Semifinale.
E proprio come l’anno scorso, di nuovo l’una di fronte all’altra, si ritroveranno alle ore 19.00 Zenit Kazan e Cucine Lube Civitanova, quest’ultima freschissima della vittoria del titolo di Campione d’Italia ma in cerca di rivalsa dopo l’amaro epilogo della Finale europea del 13 maggio scorso. In realtà, i cucinieri una prima parte di rivincita sono riusciti a prendersela battendo al tie break i russi nella seconda giornata del Mondiale per Club giocato in Polonia (poi sfuggito in Finale contro Trento).
Il flop della squadra del neo acquisto ex Modena Earvin Ngapeth nella competizione iridata, classificata quinta, era il preludio di una stagione in chiaroscuro che, nonostante il primo posto finale in Regular Season e la conquista di Supercoppa, Coppa di Russia e della 6a Finale di Champions League consecutiva, è culminata con la perdita in quattro gare della Finale Play Off Scudetto: il Kuzbass Kemerovo è riuscito a spezzare il dominio di Kazan nel Campionato Russo detronizzando i Campioni in carica dopo cinque titoli consecutivi.
Dopo una infinita serie di Finale Scudetto, arrivata all’ultima gara disponibile e chiusa all’ultimo parziale di un’incredibile rimonta da due set di svantaggio, gli uomini di Fefè De Giorgi, senza però il limite degli stranieri in campo, sono pronti a sfilare sul campo tedesco per avere ragione della formazione russa che è a riposo da una settimana.
I biancorossi potranno contare sul sostegno di almeno 500 tifosi che con pullman, aerei e mezzi privati invaderanno la Capitale tedesca.
Nelle ultime tre stagioni la Lube ha vinto la medaglia di bronzo nel 2016 (con la vittoria contro l’Asseco Resovia Rzeszow dopo l’eliminazione inferta da Trento) e nel 2017 (terzo posto Lube ottenuto contro il Berlin Recycling Volley successivamente alla Semifinale persa contro Perugia), quindi Argento 2018 nella recente storia contro lo Zenit. La bacheca europea biancorossa vanta, oltre alla Champions vinta diciassette anni fa, anche 3 CEV Cup (2001, 2005 e 2006) e 1 Challenge Cup (2011), ed ha in Tsvetan Sokolov e Osmany Juantorena gli esclusivisti della medaglia d’oro nella competizione, grazie alle due Champions League del 2010 e 2011 vinte durante la militanza a Trento.
Dall’altra parte lo Zenit Kazan, guidato da Alekno e dall’assistente italiano Tomaso Totolo, è a caccia del quinto titolo continentale consecutivo, obiettivo ancora più ambito dopo la batosta subita in Campionato, e torna alla Max-Schmeling-Halle dove nel 2015 conquistò il terzo trofeo della sua storia di Club (Finale vinta contro l’Asseco Resovia Rzeszow). Il gruppo, consolidato da anni, è fortemente a trazione patriottica: gli unici due stranieri sono Matthew Anderson (ex Vibo 2010/11 e Modena 2011/12), veterano del Club di cui fa parte dal 2012 ma che ha annunciato di recente il ritorno nella Città della Ghirlandina nella prossima stagione, e l’ex bandiera proprio di quella città dove ha trovato casa per cinque anni, Earvin NGapeth, chiamato per non far rimpiangere nel roster russo il campione uscente Wilfredo Leon. In vetrina anche il forte opposto Maxim Mikhailov che, grazie alla Champions vinta nella scorsa stagione, è diventato l’unico giocatore con cinque titoli in Champions League (il record di quattro era condiviso con Sergey Tetyukhin, Vladislav Babichev e Alexander Kosarev).

CIVITANOVA IN CHAMPIONS LEAGUE
Cucine Lube Civitanova. Tredici edizioni disputate, di cui otto di fila da grande protagonista della ribalta europea. Civitanova è alla seconda Finale consecutiva, la terza di sempre. Quella del 2002 ad Opole, in Polonia, all’esordio assoluto nella competizione, portò in dote il primo e unico trofeo per i cucinieri. Quella dell’anno scorso a Kazan, rivelò invece un epilogo amaro con i biancorossi fermatisi ad un soffio dalla medaglia d’oro dopo una maratona conclusa al tie break 15-17.
I migliori risultati conseguiti nella massima competizione europea dopo il successo del 2002 sono quindi stati nell’ordine: il secondo posto nel 2018 nella Finale persa contro lo Zenit Kazan, due piazzamenti al terzo posto nel 2017 e 2016 (Finale 3°/4° vinta a Roma contro il Berlin Recycling Volleys e a Krakow contro l’Asseco Resovia Rzeszow), dopo l’eliminazione in Semifinale per mano rispettivamente di Perugia e Trento, e due piazzamenti al quarto posto nel 2007 e 2009 (Finale 3°/4° posto persa contro Dinamo Moscow contro Iskra Odintsovo) quando la Lube incontrò nuovamente in Semifinale Trento, che la eliminò dalla corsa verso la Finale per 3-0. Da allora (tranne la mancata partecipazione nella stagione 2010-11 che vide il trionfo marchigiano in Challenge Cup), i biancorossi sono usciti tre volte nella fase dei PlayOffs 12 (2009-10 dal Bled, 2013-14 da Piacenza e 2014-15 da Belchatow), 2 volte ai PlayOffs 6 (2012-13 da Cuneo e 2011-12 da Trento).

IL PERCORSO DELLA CUCINE LUBE CIVITANOVA NELLA STAGIONE 2018-19:
Direttamente inserita nella Fase a Pool fra le teste di serie, la Lube chiude al primo posto la classifica della Pool B, imbattuta. Quindi supera agevolmente anche Quarti di Finale e Semifinali avendo la meglio sia all’andata che al ritorno della Dinamo Moscow (RUS) prima, e dei polacchi dello PGE Skra Belchatow poi, qualificandosi così alla Super Final di Berlino.

L’AVVERSARIA
Zenit Kazan (RUS): dopo aver dettato legge nella Pool A, classificata prima senza mai perdere, la corazzata allenata da Vladimir Alekno, Campione in carica da quattro stagioni, ha centrato la sua 6a Finale consecutiva superando nei Quarti di Finale il Trefl Gdansk (al Golden Set) e infine battendo due volte l’italiana Sir Colussi Sicoma Perugia, dell’ex Wilfredo Leon, che nei quattro anni passati a Kazan ha vinto 4 Champions League, 1 Mondiale per Club, 4 Scudetti, 4 Coppe di Russia e 3 Supercoppa. La formazione russa vanta un record assoluto di sei trofei vinti nella competizione, ed è l’unica squadra ad aver conquistato il titolo per quattro stagioni consecutive (Kazan, Roma, Krakow e Berlin), ai quali vanno aggiunti quelli del 2008 e 2012 a Lodz.

Parla il capitano:
Dragan Stankovic (Cucine Lube Civitanova): “Dopo la grande soddisfazione di martedì, in cui abbiamo vinto uno Scudetto incredibile con una prestazione tutta cuore e carattere, torniamo al lavoro positivi e concentrati. Adesso, infatti, ci aspetta un altro grande obiettivo da raggiungere, la Champions League: ci giochiamo tutto in una gara secca contro il Kazan, gli stessi avversari di un anno fa. Conosciamo la forza della formazione russa ma sono convinto che in campo daremo il massimo, mettendo in pratica la pallavolo che sappiamo esprimere, per riuscire a regalare un'altra grandissima gioia a tutti i tifosi che ci seguiranno e a quelli rimasti in Italia”.


ALBO D’ORO COPPA CAMPIONI
(la Coppa Campioni diventa Champions League dal 2000/01)
1960 CSKA Mosca (URSS)
1960/61 Rapid Bucarest (ROM)
1961/62 CSKA Mosca (URSS)
1962/63 Rapid Bucarest (ROM)
1963/64 SC Leipzig (GDR)
1964/65 Rapid Bucarest (ROM)
1965/66 Dinamo Bucarest (ROM)
1966/67 Dinamo Bucarest (ROM)
1967/68 Spartak Brno (CEC)
1968/69 CSKA Sofia (BUL)
1969/70 Burevestnik Alma Ata (URSS)
1970/71 Burevestnik Alma Ata (URSS)
1971/72 Zetor Zbroyovka Brno (CEC)
1972/73 CSKA Mosca (URSS)
1973/74 CSKA Mosca (URSS)
1974/75 CSKA Mosca (URSS)
1975/76 Dukla Liberec (CEC)
1976/77 CSKA Mosca (URSS)
1977/78 Plomien Milowice (POL)
1978/79 Stella Rossa Bratislava (CEC)
1979/80 Klippan CUS Torino
1980/81 Dinamo Bucarest (ROM)
1981/82 CSKA Mosca (URSS)
1982/83 CSKA Mosca (URSS)
1983/84 Santal Parma
1984/85 Santal Parma
1985/86 CSKA Mosca (URSS)
1986/87 CSKA Mosca (URSS)
1987/88 CSKA Mosca (URSS)
1988/89 CSKA Mosca (URSS)
1989/90 Philips Modena
1990/91 CSKA Mosca (C.S.I.)
1991/92 Il Messaggero Ravenna
1992/93 Il Messaggero Ravenna
1993/94 Edilcuoghi Ravenna
1994/95 Sisley Treviso
1995/96 Las Daytona Modena
1996/97 Las Daytona Modena
1997/98 Casa Modena Unibon
1998/99 Sisley Treviso
1999/00 Sisley Treviso

ALBO D’ORO CHAMPIONS LEAGUE
2000/01 Paris Volley (FRA)
2001/02 Lube Macerata
2002/03 Lokomotiv Belgorod (RUS)
2003/04 Lokomotiv Belgorod (RUS)
2004/05 Tours (FRA)
2005/06 Sisley Treviso
2006/07 VfB Friedrichshafen (GER)
2007/08 Dinamo Kazan (RUS)
2008/09 Trentino Volley
2009/10 Trentino BetClic
2010/11 Trentino BetClic
2011/12 Zenit Kazan (RUS)
2012/13 Lokomotiv Novosibirsk (RUS)
2013/14 Belogorie Belgorod (RUS)
2014/15 Zenit Kazan (RUS)
2015/16 Zenit Kazan (RUS)
2016/17 Zenit Kazan (RUS)
2017/18 Zenit Kazan (RUS)


venerdì 3 maggio 2019

LE OLIMPIADI DI LOS ANGELES DEL 1984. ITALIA DI BRONZO. Di Filippo Vagli



Riportiamo l’articolo che il nostro blogger Filippo Vagli ha scritto per la rivista on-line di pallavolo Volleyball.it e pubblicato nella rubrica “A spasso nel tempo”

LE OLIMPIADI DI LOS ANGELES DEL 1984. ITALIA DI BRONZO. Di Filippo Vagli
Dal 28 luglio al 10 agosto 1984 nella città californiana di Los Angeles, va in scena per la sesta volta nella storia delle Olimpiadi il torneo di pallavolo. Quell’edizione dei giochi olimpici, la ventitreesima, rappresenterà una vera e propria pietra angolare sia per la pallavolo mondiale che per quella italiana. Sarà infatti proprio durante quell’olimpiade che si rivelerà al grande pubblico la straordinaria ed innovativa nazionale statunitense che, oltre a dominare le scene internazionali fino al 1990, cambierà in maniera sostanziale la pallavolo mondiale. Così come dalla California per la prima volta nella nostra storia, la nazionale azzurra farà ritorno in patria con quella medaglia di bronzo, che rappresenterà una positiva ventata d’aria fresca per tutto il movimento pallavolistico italiano dell’epoca.
E pensare che noi a quella Olimpiade non dovevamo nemmeno esserci. Il nostro girone di qualificazione olimpica non era andato particolarmente bene. Una brutta sconfitta rimediata con la Bulgaria ci aveva infatti estromesso definitivamente dalla fase finale dei giochi olimpici. Fino a che nel maggio di quell’anno, l’allora Unione Sovietica che con il suo squadrone domina la scena pallavolistica mondiale da un buon decennio, a causa di una reazione al boicottaggio degli Stati Uniti alle olimpiadi di Mosca del 1980, decide di non partecipare ai giochi olimpici. Per solidarietà all’Unione Sovietica, anche le altre squadre del “blocco sovietico”, composto da nazionali di grande valore internazionale quali Cuba, Bulgaria e Polonia decidono di non partecipare alla manifestazione. La Federazione internazionale decide allora di ripescare Italia, Cina e Corea del Sud, vale a dire le prime tre delle squadre “non elette” durante il girone di qualificazione olimpica.
Dieci quindi le squadre ammesse alla manifestazione, divise in due gironi da cinque. Il girone A, composto da Argentina, Brasile, Corea del Sud, Stati Uniti e Tunisia, e il girone B da Canada, Cina, Egitto, Giappone e dai nostri azzurri, guidati in panchina dal Professor Silvano Prandi che in quegli anni, grazie alla possibilità del doppio mandato siede oltre che sulla panchina azzurra anche su quella della squadra di club Robe di Kappa Torino. Suo vice fidato è quel Nerio Zanetti che nella stagione successiva (1984/85) conquisterà a Bologna uno storico quanto inaspettato scudetto, sovvertendo tutti i pronostici e battendo in finale la Panini Modena guidata in panchina da Andrea Nannini. Prandi e Zanetti costruiscono quella nazionale sull’asse Torino – Parma: Franco Bertoli, Pupo Dall'Olio, Giancarlo Dametto, Guido De Luigi, Fabio Vullo, Giovanni Errichiello, Gianni Lanfranco, Andrea Lucchetta, Pier Paolo Lucchetta, Marco Negri, Piero Rebaudengo e Paolo Vecchi sono i dodici atleti convocati dai nostri selezionatori. Cinque giocatori della Santal Parma (Negri, P. Lucchetta, Errichiello, Lanfranco e Vecchi), quattro della Robe di Kappa Torino (Dametto, Rebaudengo, De Luigi, Vullo) e i soli Dall’Olio, Andrea Lucchetta e Franco Bertoli provenienti dalla Panini di Modena. Quest’ultimo, appena trasferitosi nella città della Ghirlandina dopo sei anni di grandi successi, trascorsi sotto la guida Silvano Prandi, a Torino.  
Il palleggiatore titolare della squadra è Piero Rebaudengo, un alzatore “moderno”, alto e forte oltre che nel palleggio anche nel fondamentale del muro. Il prestigiatore Pupo Dall’Olio, vero mago del palleggio, è il suo secondo. Nel ruolo di opposto titolare viene schierato un giovanissimo Fabio Vullo, che in alcuni frangenti di gioco cede il posto a Paolo Vecchi, atleta eclettico che nella squadra di club (Santal Parma) gioca come centrale. Vecchi è un grande specialista nel fondamentale della ricezione, tanto da venir spesso chiamato in causa dal nostro tecnico per puntellare la nostra seconda linea nei momenti di sofferenza della squadra. Franco Bertoli, detto “mano di pietra” e il napoletano Gianni Errichiello, grande attaccante e ricevitore, sono i due schiacciatori, con il mancino Marco Negri, straordinario specialista del “mani e fuori”, primo cambio del duo titolare. Al fine di dare maggior potenza alla nostra prima linea, si era cercato in tutti i modi di “naturalizzare” un forte giocatore italo – canadese, Stelio De Rocco, che dal 1980 calcava i parquet italiani. Il suo passaporto però, non arrivò in tempo utile e così il potente posto quattro della Bartolini Bologna non sarà tra dodici uomini scelti di Prandi per la spedizione di Los Angeles. Al centro i due titolarissimi sono Gianni Lanfranco, giocatore di classe immensa, uno dei centrali più forti al mondo, che al termine della manifestazione sarà inserito nel sestetto ideale dei giochi olimpici, e il torinese Giancarlo Dametto, atleta poco appariscente ma maestro del muro, fondamentale tanto caro a mister Prandi.
La nazionale italiana inizia nel migliore dei modi la propria olimpiade il 29 luglio battendo con un bel 3 a 1 l’ostico Canada dei grandi John Barret, che sarà poi protagonista del nostro campionato in quel di Bologna, Glenn Hoagg, centralone che da quell’estate vestirà la maglia dei Lupi di S. Croce fino ai primi anni ’90 e Paul Gratton potentissimo opposto a Treviso nell’anno 1990/91. Anche la seconda gara, quella con la Cina, ci vede sovrastare la squadra asiatica con un perentorio 3 a 0, ma il 2 agosto nell’ultima partita del girone, quella contro i piccoli ma funambolici Giapponesi, rischiamo di compromettere il nostro percorso. Succede infatti che, dopo esserci portati avanti per due set a uno e trovandoci 14 – 11 nel quinto set, non riusciamo a chiudere il quindicesimo punto che ci avrebbe regalato l’accesso alle semifinali, complice anche qualche decisione assai discutibile del primo arbitro. La squadra nipponica con i suoi schemi d’attacco superveloci e con difese che hanno dell’incredibile ci condanna ad una sconfitta che potrebbe complicare e non poco il cammino della nostra squadra verso la fase successiva.
Il nostro destino si decide quindi nella terza giornata della manifestazione. Battiamo con un netto 3 a 0 il debole Egitto e approfittiamo della debacle del Giappone che subisce un perentorio quanto inatteso 3 – 0 dal Canada. Grazie al miglior quoziente set riusciamo a qualificarci per la fase successiva come seconda del girone dopo il Canada, mettendoci alle spalle la squadra asiatica che ci aveva battuto pochi giorni prima nella gara del girone.
Eccoci quindi in semifinale. Nel gruppo azzurro c’è grande entusiasmo; la squadra prendendo consapevolezza della propria forza ha acquisito fiducia e pare potersela giocare ad armi pari con il Brasile, arrivato primo nel proprio girone, e guidato da quel De Freitas Paulo Roberto detto Bebeto, che sarà poi grande allenatore della storica Maxicono dei primi anni ’90. L’Italia parte forte e sull’onda dell’entusiasmo si aggiudica il primo set con un combattutissimo 15 a 12. Ma dal secondo set in poi la classe e la velocità dei brasiliani viene a galla e i sudamericani si aggiudicano senza storia i successivi altri tre set lasciando i nostri portacolori a due, a tre e a cinque punti.
Gli schemi d’attacco della nostra nazionale sono piuttosto semplici e prevedono il centrale in attacco di primo tempo, che a quel tempo si chiamava “veloce”, e una semplice palla alta alle bande, mentre Wiliam Da Silva, l’istrionico alzatore brasiliano, oltre ad avere una notevole varietà di schemi, gioca con gli schiacciatori di posto quattro e due delle traiettorie rapidissime, veloci e tese quasi come fossero dei primi tempi, che mandano letteralmente in tilt il nostro sistema muro – difesa. Anche la fase cambiopalla dal secondo set inizia a fare acqua da tutte le parti, bombardata letteralmente dalla batteria di battitori in salto della squadra sudamericana. Montanaro, Wiliam Da Silva, Renan Dal Zotto e Xandò, imperversano dalla linea dei nove metri con vere e proprie schiacciate più che battute, cogliendo impreparati i nostri portacolori, poco allenati a ricevere battute di quel tipo, dal momento che in quegli anni, nel nostro campionato pochissimi atleti battono in salto e comunque nessuno con una simile intensità. Basti pensare che nella nostra squadra il solo Franco Bertoli utilizza la battuta in salto con continuità mentre tutti gli altri giocatori battono piedi a terra, qualcuno addirittura con la storica battuta a “bilanciere” e quindi nemmeno dall’alto. Quella verde oro è una grandissima nazionale: giocatori come Bernardinho, Xandó, Montanaro, Renan Dal Zotto, William Da Silva, Amauri Ribeiro, Rajzman Bernard, molti dei quali negli anni a seguire impreziosirono il nostro campionato di serie A1 vestendo le maglie dei più prestigiosi club di casa nostra, fanno venire i brividi solo a nominarli.
Al termine del match la delusione in casa azzurra è tanta, ma non c’è tempo per piangere sul latte versato dal momento che quarantottore dopo si gioca per il bronzo e ci troviamo di fronte nuovamente il roccioso Canada con una gran voglia di rivincita. Una medaglia sarebbe un risultato storico per la nostra squadra che, alla terza partecipazione olimpica (le altre due erano state Montreal 1976, e Mosca 1980) non era mai riuscita a salire sul podio olimpico. E l’Italia ce la fa, mettendo in campo una grande prestazione sia tecnica che caratteriale e rifilando ai boscaioli canadesi un netto 3 a 0 con i seguenti parziali: 15-11, 15-12, 15-8. Un risultato storico per la nostra pallavolo impreziosito dal fatto che la i nostri azzurri saranno l’unico team italiano a vincere una medaglia negli sport a squadre di quell’olimpiade.  
Ad aggiudicarsi l’oro è la nazionale a stelle e strisce di Doug Beal che in finale schianta la nazionale brasiliana con un netto 3 – 0 e parziali che non lasciano dubbi sull’andamento della gara stessa: 15 – 6, 15 – 6, 15 – 7. Stati Uniti che schierano un sestetto che farà poi la storia della pallavolo mondiale composto dal computer Dusty Dvorak in regia, dal potentissimo Pat Power nel ruolo di opposto, da Aldis Berzins e Karch Kiraly schierati come schiacciatori – ricevitori a tutto campo e da Steve Timmons e Craig Buck a completare il sestetto come grandi centrali di attacco e muro. Tutti atleti che, oltre a segnare la storia della pallavolo mondiale, vestiranno le maglie delle squadre di club più prestigiose d’Italia tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90.