Riportiamo l’articolo che il nostro blogger Filippo Vagli ha scritto per la rivista on-line di pallavolo Volleyball.it e pubblicato nella rubrica “A spasso nel tempo”
La stagione1984/85: lo storico scudetto di Bologna
Il 10 agosto di
quel lontano 1984 la squadra nazionale italiana di pallavolo, battendo con un
netto 3 a 1 la rocciosa nazionale canadese, conquista a Los Angeles la prima
medaglia olimpica della sua storia; un bronzo storico per l’intero movimento
pallavolistico italiano. Anche grazie all’eco di quella medaglia i nomi di
giocatori quali Bertoli, Lanfranco, Errichiello, fino ad allora noti solo ai
più stretti appassionati di volley, entrano nelle case di tutti gli italiani, e
danno il via ad una nuova era per lo sport della pallavolo.
Il quarantesimo campionato
di serie A1 maschile, quello della stagione 1984/85, si preannuncia quindi
molto interessante e ricco di spunti. Si incomincia tardi, il 27 ottobre, in
modo tale da lasciare smaltire ai dodici atleti che Silvano Prandi e il suo
secondo Nerio Zanetti si erano portati nel corso dell’estate in terra
statunitense, le scorie e i residui che la manifestazione olimpica aveva
lasciato in loro. Ai blocchi di partenza della nuova stagione si presentano dodici
squadre: Americanino Padova, Bistefani Asti, Codyeco Santa Croce, Cus Torino,
Di Iorio Chieti, Enermix Milano, Kutiba Falconara, Lozza Belluno, Mapier Bologna,
Panini Modena, Santal Parma e Virtus Sassuolo.
La squadra
campione d’Italia uscente e grande favorita per la riconquista del titolo
nazionale è il Cus Torino del commissario tecnico Silvano Prandi che grazie
alla possibilità del doppio incarico concessogli dalla FIPAV può sedere sia
sulla panchina torinese che su quella azzurra. La squadra del “professore”
aveva dominato gli ultimi anni della pallavolo italiana, conquistando quattro
degli ultimi sei campionati, lasciando alla Santal Parma del prestigiatore Kim
o Chul gli scudetti 1981/82 e 1982/83. Torino può schierare un sestetto di
grande qualità, con il talento di Fabio Vullo in palleggio, la potenza dello
straordinario svedese Bengt Gustafson e la classe del genio e sregolatezza
statunitense Tim Hovland impiegati come martelli di riferimento, i giovani
Guido De Luigi e Andrea Gardini centrali, e Giorgio Salomone schiacciatore di
duecentouno centimetri a chiudere il sestetto.
Un po’ tutti gli
addetti ai lavori vedono nella Panini Modena la sfidante numero uno dell’armata
piemontese. A Modena lo scudetto manca dalla stagione 1975/76, troppo tempo per
una città come quella della Ghirlandina, che si nutre di pallavolo e che viene da
tutti considerata come la culla del volley italiano. Modena deve quindi rincominciare
a vincere e avvertendo questa necessità Benito e Giuseppe Panini, storici
fondatori del Gruppo Sportivo Panini e padri della grande pallavolo modenese,
affidano al tecnico Andrea Nannini un vero e proprio squadrone “ammazzatutti”.
Richiamano a Modena Pupo Dall’Olio, il miglior palleggiatore italiano dell’epoca,
che soltanto tre anni prima avevano lasciato partire alla volta prima di Milano
(due stagioni) poi di Bologna e gli piazzano in diagonale uno straordinario martello
argentino, quel Roul Quiroga che diventerà poi uno degli idoli del popolo
gialloblu e che conquisterà con il connazionale Julio Velasco in panchina gli
scudetti 1985/86 e 1987/88. Il bomber sudamericano si era messo in grande
evidenza nella stagione precedente, impressionando tecnici e commentatori con
un campionato di altissimo livello nell’Asti Riccadonna di Enrique Edelstein,
tecnico argentino che conoscendo le sue doti lo aveva portato con sé in Italia.
La strategia di Modena, prevedeva non solo di rinforzarsi, ma nello stesso
tempo di indebolire gli avversari. Ecco che, dopo aver “scippato” a Torino,
nell’anno precedente, il più forte schiacciatore italiano, “mano di pietra”
Franco Bertoli prosegue nella sua razzia, acquistando dai piemontesi (che non
navigavano in floride acque finanziarie) anche Giancarlo Dametto, centrale poco
appariscente ma di grandissima sostanza e maestro nel fondamentale del muro
grazie agli insegnamenti di Silvano Prandi. La Panini lo schiera in diagonale
con uno degli astri nascenti della pallavolo italiana, il ventiduenne Andrea “Lucky”
Lucchetta che sarà poi grande protagonista sia dei canarini emiliani che delle
prime grandi vittorie europee e mondiali della nostra nazionale targata
Velasco. Chiudono il sestetto il già nominato Franco Bertoli e l’esperto Mauro
Di Bernardo, ventottenne di Grottammare, nazionale, universale di classe
sopraffina e grande equilibratore di gioco. Mister Nannini ha tra le mani una
vera e propria fuoriserie, allestita per far saltare il banco.
Nella griglia di
partenza a ridosso di queste due corazzate tutti collocano la Santal Parma di
Claudio Piazza. Il Club ducale aveva visto chiudersi dopo soli tre anni il
ciclo Kim o Chul, il funambolico palleggiatore coreano, uno dei miti della
pallavolo mondiale che aveva portato nella città di Maria Luigia spettacolo e grandissime
vittorie. Anche Parma è andata far spesa in quel di Torino per il dopo Kim,
acquistando il palleggiatore titolare della nazionale medaglia di bronzo a Los
Angeles Piero Rebaudengo, a cui aveva affiancato il fortissimo ma un po’ logoro
dalle mille battaglie Tomasz “Tomek” Wojtowicz in arrivo dall’Edilcuoghi
Sassuolo e l’esperto universale Stefano Recine in uscita da Modena.
L’Enermix Milano
di Nino Cuco e la Mapier Bologna di Nerio Zanetti, secondo di Prandi sulla
panchina azzurra, si candidano come compagini in grado di dare fastidio un po’
a tutti, soprattutto nelle gare giocate nelle loro storiche “cattedrali”, il Palalido
di Milano e il PalaDozza di Bologna più conosciuto come il “Madison”. Milano schiera
l’esperto Lazzeroni in palleggio, il potente finlandese Mauri Lappanen in posto
quattro e due giovani di grande prospettiva, il centrale Claudio Galli dotato
di un muro invalicabile e Luca Milocco schiacciatore proveniente da Padova
dotato di grande elevazione e potenza nei colpi d’attacco. Bologna dal canto
suo, costruisce la squadra intorno al suo campione italo - canadese e idolo dei
tifosi Stelio De Rocco, affiancandogli uno dei più geniali ed estrosi
palleggiatori del panorama italiano, il talentuoso mancino Gianmarco Venturi di
Ravenna, già di Sassuolo e Modena. Completa poi il sestetto con il centrale romano
Angelo Squeo, ripudiato un paio di anni prima da Modena, con il centralone Leo
Carretti, “scartato” da Sassuolo ed infine scommettendo sul romagnolo Antonio
Babini, uno schiacciatore alto soltanto un metro e ottantasette ma dotato di un’elevazione
che mette i brividi e di una grinta da gladiatore. Nerio Zanetti e il suo
secondo Maurizio Menarini hanno quindi a disposizione un sestetto di grande
esperienza, costituito mettendo insieme un puzzle fatto di atleti per lo più
“tagliati” dalle loro ex società.
Americanino
Padova e Codyeco Santa Croce sono le due formazioni neopromosse, con l’unico e
dichiarato obiettivo della salvezza. Completano il lotto la Bistefani Asti del
talentuoso alzatore Pierpaolo Martino, la Di Iorio Chieti che schiera nel ruolo
di schiacciatore un giovanissimo Alejandro Diz, il Kutiba Falconara di Marco
Paolini, giovane tecnico che costruisce le proprie squadre con i giocatori
provenienti dal vivaio, l’esperto Lozza Belluno del duo Uriarte – Parkkali e
una Virtus Sassuolo in grave difficoltà economica.
Rispettando
tutti i pronostici la Panini vola e chiude la stagione regolare al primo posto
con quaranta punti, frutto di venti vittorie e di solo due sconfitte, lasciando
la piazza d’onore ad una Mapier Bologna vera e propria rivelazione di questa
prima fase di stagione. Cus Torino e Santal Parma si piazzano rispettivamente
al terzo e al quarto posto. I quarti di finale dei play off vedono affrontarsi
Modena – Asti, Parma – Falconara, Torino – Milano e Bologna Santa Croce, che
pur da neopromossa centra una stagione superlativa e grazie ai canadesi Hoag e
Jones, e ai due redivivi Nassi e Innocenti, veri e propri pilastri della
pallavolo italiana negli anni ’70, si classifica al settimo posto. Questi
quarti di finali non regalano nessuna sorpresa, e consentono a Modena, Parma,
Torino e Bologna di accedere alle semifinali, che mettono di fronte Modena –
Parma e Torino Bologna. Modena si sbarazza con due 3 a 2 della Santal Parma,
sazia del titolo di Campione d’Europa conquistato pochi mesi prima a Bruxelles,
ma la vera sorpresa arriva dalla seconda delle due semifinali dove la Mapier Bologna
con una terza grandissima partita (le semifinali si giocano con la formula
delle due partite su tre) espugna con un netto 3 a 1 il PalaRuffini di Torino
eliminando dalla corsa scudetto i campioni d’Italia uscenti.
Si va quindi ad
una finale tra Modena e Bologna con i modenesi super accreditati per la
vittoria finale da tutti i pronostici. E tutto sembra andare in quella
direzione, dal momento che gara uno a Modena si chiude con un 3 a 1 in favore della
Panini che sembra indirizzare questo finale di stagione ad un copione già
scritto. Ma la squadra del commendator Panini non si aspetta minimamente ciò
che invece accadrà in gara due. Qualcosa di assolutamente inaspettato, una di
quelle favole che solo lo sport può regalare. Una super Bologna infatti davanti
a oltre settemila bolognesi deliranti di tifo ribalta tutti i pronostici
schiantando con un altrettanto netto 3 a 1 Modena, rimettendo tutto in gioco e costringendo
i gialloblu alla bella di gara tre. E pensare che in casa felsinea la viglia di
gara due non era nata sotto i migliori auspici dal momento che l’infortunio
dello schiacciatore Fanton aveva costretto il tecnico Nerio Zanetti ad
inventarsi Scarioli, secondo alzatore e vice di Venturi, come schiacciatore di
posto quattro.
Nonostante
questa sconfitta per i modenesi lo scudetto sembra però soltanto rimandato di
pochi giorni e la sera del 21 maggio 1985 il PalaPanini gremito
all’inverosimile si prepara a festeggiare il ritorno dello scudetto a Modena
dopo ben nove anni di attesa. Modena si presenta in campo con il giovane Luca
Cantagalli in sestetto al posto dell’infortunato Di Bernardo, e subito dai
primi scambi si capisce che i bolognesi non hanno per nulla voglia di vestire i
panni degli agnelli sacrificali. Più passano i minuti di gioco e più gli uomini
di Nannini sembrano scarichi, svuotati, con le due principali bocche da fuoco
Bertoli e Quiroga che faticano terribilmente a mettere palla a terra. La
sconfitta in gara due, così sottovalutata in casa Panini aveva evidentemente
lasciato più di una scoria nel sangue degli atleti modenesi minando alle
fondamenta quelle le certezze acquisite in un anno di lavoro. Nell’altra metà
campo si scorgono invece nitidamente quelli che il grande Julio Velasco definirà
qualche anno dopo come gli “occhi della tigre”. Venturi stravince la gara a
distanza con l’altro palleggiatore, il ben più quotato Pupo Dall’Olio. Squeo e
Carretti sovrastano al centro della rete Dametto e Lucchetta e il duo De Rocco -
Babini si incarica di sorreggere la ricezione e soprattutto di bombardare con
attacchi imprendibili il muro e la difesa modenese. E questa fiaba a lieto fine
termina con la vittoria della Mapier Bologna per 3 a 1, che incorona i
bolognesi del duo Zanetti - Menarini campioni d’Italia, regalando alla città
felsinea il suo terzo scudetto, dopo quelli conquistati dall’allora Virtus
Pallavolo Bologna nelle stagioni 1965/66 e 1966/67 con in panchina Odone
Federzoni, uno dei totem della pallavolo italiana.
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