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martedì 11 giugno 2019

LA STAGIONE 1984/1985: LO STORICO SCUDETTO DI BOLOGNA



Riportiamo l’articolo che il nostro blogger Filippo Vagli ha scritto per la rivista on-line di pallavolo Volleyball.it e pubblicato nella rubrica “A spasso nel tempo”

La stagione1984/85: lo storico scudetto di Bologna

Il 10 agosto di quel lontano 1984 la squadra nazionale italiana di pallavolo, battendo con un netto 3 a 1 la rocciosa nazionale canadese, conquista a Los Angeles la prima medaglia olimpica della sua storia; un bronzo storico per l’intero movimento pallavolistico italiano. Anche grazie all’eco di quella medaglia i nomi di giocatori quali Bertoli, Lanfranco, Errichiello, fino ad allora noti solo ai più stretti appassionati di volley, entrano nelle case di tutti gli italiani, e danno il via ad una nuova era per lo sport della pallavolo.
Il quarantesimo campionato di serie A1 maschile, quello della stagione 1984/85, si preannuncia quindi molto interessante e ricco di spunti. Si incomincia tardi, il 27 ottobre, in modo tale da lasciare smaltire ai dodici atleti che Silvano Prandi e il suo secondo Nerio Zanetti si erano portati nel corso dell’estate in terra statunitense, le scorie e i residui che la manifestazione olimpica aveva lasciato in loro. Ai blocchi di partenza della nuova stagione si presentano dodici squadre: Americanino Padova, Bistefani Asti, Codyeco Santa Croce, Cus Torino, Di Iorio Chieti, Enermix Milano, Kutiba Falconara, Lozza Belluno, Mapier Bologna, Panini Modena, Santal Parma e Virtus Sassuolo.
La squadra campione d’Italia uscente e grande favorita per la riconquista del titolo nazionale è il Cus Torino del commissario tecnico Silvano Prandi che grazie alla possibilità del doppio incarico concessogli dalla FIPAV può sedere sia sulla panchina torinese che su quella azzurra. La squadra del “professore” aveva dominato gli ultimi anni della pallavolo italiana, conquistando quattro degli ultimi sei campionati, lasciando alla Santal Parma del prestigiatore Kim o Chul gli scudetti 1981/82 e 1982/83. Torino può schierare un sestetto di grande qualità, con il talento di Fabio Vullo in palleggio, la potenza dello straordinario svedese Bengt Gustafson e la classe del genio e sregolatezza statunitense Tim Hovland impiegati come martelli di riferimento, i giovani Guido De Luigi e Andrea Gardini centrali, e Giorgio Salomone schiacciatore di duecentouno centimetri a chiudere il sestetto.
Un po’ tutti gli addetti ai lavori vedono nella Panini Modena la sfidante numero uno dell’armata piemontese. A Modena lo scudetto manca dalla stagione 1975/76, troppo tempo per una città come quella della Ghirlandina, che si nutre di pallavolo e che viene da tutti considerata come la culla del volley italiano. Modena deve quindi rincominciare a vincere e avvertendo questa necessità Benito e Giuseppe Panini, storici fondatori del Gruppo Sportivo Panini e padri della grande pallavolo modenese, affidano al tecnico Andrea Nannini un vero e proprio squadrone “ammazzatutti”. Richiamano a Modena Pupo Dall’Olio, il miglior palleggiatore italiano dell’epoca, che soltanto tre anni prima avevano lasciato partire alla volta prima di Milano (due stagioni) poi di Bologna e gli piazzano in diagonale uno straordinario martello argentino, quel Roul Quiroga che diventerà poi uno degli idoli del popolo gialloblu e che conquisterà con il connazionale Julio Velasco in panchina gli scudetti 1985/86 e 1987/88. Il bomber sudamericano si era messo in grande evidenza nella stagione precedente, impressionando tecnici e commentatori con un campionato di altissimo livello nell’Asti Riccadonna di Enrique Edelstein, tecnico argentino che conoscendo le sue doti lo aveva portato con sé in Italia. La strategia di Modena, prevedeva non solo di rinforzarsi, ma nello stesso tempo di indebolire gli avversari. Ecco che, dopo aver “scippato” a Torino, nell’anno precedente, il più forte schiacciatore italiano, “mano di pietra” Franco Bertoli prosegue nella sua razzia, acquistando dai piemontesi (che non navigavano in floride acque finanziarie) anche Giancarlo Dametto, centrale poco appariscente ma di grandissima sostanza e maestro nel fondamentale del muro grazie agli insegnamenti di Silvano Prandi. La Panini lo schiera in diagonale con uno degli astri nascenti della pallavolo italiana, il ventiduenne Andrea “Lucky” Lucchetta che sarà poi grande protagonista sia dei canarini emiliani che delle prime grandi vittorie europee e mondiali della nostra nazionale targata Velasco. Chiudono il sestetto il già nominato Franco Bertoli e l’esperto Mauro Di Bernardo, ventottenne di Grottammare, nazionale, universale di classe sopraffina e grande equilibratore di gioco. Mister Nannini ha tra le mani una vera e propria fuoriserie, allestita per far saltare il banco.
Nella griglia di partenza a ridosso di queste due corazzate tutti collocano la Santal Parma di Claudio Piazza. Il Club ducale aveva visto chiudersi dopo soli tre anni il ciclo Kim o Chul, il funambolico palleggiatore coreano, uno dei miti della pallavolo mondiale che aveva portato nella città di Maria Luigia spettacolo e grandissime vittorie. Anche Parma è andata far spesa in quel di Torino per il dopo Kim, acquistando il palleggiatore titolare della nazionale medaglia di bronzo a Los Angeles Piero Rebaudengo, a cui aveva affiancato il fortissimo ma un po’ logoro dalle mille battaglie Tomasz “Tomek” Wojtowicz in arrivo dall’Edilcuoghi Sassuolo e l’esperto universale Stefano Recine in uscita da Modena.
L’Enermix Milano di Nino Cuco e la Mapier Bologna di Nerio Zanetti, secondo di Prandi sulla panchina azzurra, si candidano come compagini in grado di dare fastidio un po’ a tutti, soprattutto nelle gare giocate nelle loro storiche “cattedrali”, il Palalido di Milano e il PalaDozza di Bologna più conosciuto come il “Madison”. Milano schiera l’esperto Lazzeroni in palleggio, il potente finlandese Mauri Lappanen in posto quattro e due giovani di grande prospettiva, il centrale Claudio Galli dotato di un muro invalicabile e Luca Milocco schiacciatore proveniente da Padova dotato di grande elevazione e potenza nei colpi d’attacco. Bologna dal canto suo, costruisce la squadra intorno al suo campione italo - canadese e idolo dei tifosi Stelio De Rocco, affiancandogli uno dei più geniali ed estrosi palleggiatori del panorama italiano, il talentuoso mancino Gianmarco Venturi di Ravenna, già di Sassuolo e Modena. Completa poi il sestetto con il centrale romano Angelo Squeo, ripudiato un paio di anni prima da Modena, con il centralone Leo Carretti, “scartato” da Sassuolo ed infine scommettendo sul romagnolo Antonio Babini, uno schiacciatore alto soltanto un metro e ottantasette ma dotato di un’elevazione che mette i brividi e di una grinta da gladiatore. Nerio Zanetti e il suo secondo Maurizio Menarini hanno quindi a disposizione un sestetto di grande esperienza, costituito mettendo insieme un puzzle fatto di atleti per lo più “tagliati” dalle loro ex società. 
Americanino Padova e Codyeco Santa Croce sono le due formazioni neopromosse, con l’unico e dichiarato obiettivo della salvezza. Completano il lotto la Bistefani Asti del talentuoso alzatore Pierpaolo Martino, la Di Iorio Chieti che schiera nel ruolo di schiacciatore un giovanissimo Alejandro Diz, il Kutiba Falconara di Marco Paolini, giovane tecnico che costruisce le proprie squadre con i giocatori provenienti dal vivaio, l’esperto Lozza Belluno del duo Uriarte – Parkkali e una Virtus Sassuolo in grave difficoltà economica.
Rispettando tutti i pronostici la Panini vola e chiude la stagione regolare al primo posto con quaranta punti, frutto di venti vittorie e di solo due sconfitte, lasciando la piazza d’onore ad una Mapier Bologna vera e propria rivelazione di questa prima fase di stagione. Cus Torino e Santal Parma si piazzano rispettivamente al terzo e al quarto posto. I quarti di finale dei play off vedono affrontarsi Modena – Asti, Parma – Falconara, Torino – Milano e Bologna Santa Croce, che pur da neopromossa centra una stagione superlativa e grazie ai canadesi Hoag e Jones, e ai due redivivi Nassi e Innocenti, veri e propri pilastri della pallavolo italiana negli anni ’70, si classifica al settimo posto. Questi quarti di finali non regalano nessuna sorpresa, e consentono a Modena, Parma, Torino e Bologna di accedere alle semifinali, che mettono di fronte Modena – Parma e Torino Bologna. Modena si sbarazza con due 3 a 2 della Santal Parma, sazia del titolo di Campione d’Europa conquistato pochi mesi prima a Bruxelles, ma la vera sorpresa arriva dalla seconda delle due semifinali dove la Mapier Bologna con una terza grandissima partita (le semifinali si giocano con la formula delle due partite su tre) espugna con un netto 3 a 1 il PalaRuffini di Torino eliminando dalla corsa scudetto i campioni d’Italia uscenti.
Si va quindi ad una finale tra Modena e Bologna con i modenesi super accreditati per la vittoria finale da tutti i pronostici. E tutto sembra andare in quella direzione, dal momento che gara uno a Modena si chiude con un 3 a 1 in favore della Panini che sembra indirizzare questo finale di stagione ad un copione già scritto. Ma la squadra del commendator Panini non si aspetta minimamente ciò che invece accadrà in gara due. Qualcosa di assolutamente inaspettato, una di quelle favole che solo lo sport può regalare. Una super Bologna infatti davanti a oltre settemila bolognesi deliranti di tifo ribalta tutti i pronostici schiantando con un altrettanto netto 3 a 1 Modena, rimettendo tutto in gioco e costringendo i gialloblu alla bella di gara tre. E pensare che in casa felsinea la viglia di gara due non era nata sotto i migliori auspici dal momento che l’infortunio dello schiacciatore Fanton aveva costretto il tecnico Nerio Zanetti ad inventarsi Scarioli, secondo alzatore e vice di Venturi, come schiacciatore di posto quattro.

Nonostante questa sconfitta per i modenesi lo scudetto sembra però soltanto rimandato di pochi giorni e la sera del 21 maggio 1985 il PalaPanini gremito all’inverosimile si prepara a festeggiare il ritorno dello scudetto a Modena dopo ben nove anni di attesa. Modena si presenta in campo con il giovane Luca Cantagalli in sestetto al posto dell’infortunato Di Bernardo, e subito dai primi scambi si capisce che i bolognesi non hanno per nulla voglia di vestire i panni degli agnelli sacrificali. Più passano i minuti di gioco e più gli uomini di Nannini sembrano scarichi, svuotati, con le due principali bocche da fuoco Bertoli e Quiroga che faticano terribilmente a mettere palla a terra. La sconfitta in gara due, così sottovalutata in casa Panini aveva evidentemente lasciato più di una scoria nel sangue degli atleti modenesi minando alle fondamenta quelle le certezze acquisite in un anno di lavoro. Nell’altra metà campo si scorgono invece nitidamente quelli che il grande Julio Velasco definirà qualche anno dopo come gli “occhi della tigre”. Venturi stravince la gara a distanza con l’altro palleggiatore, il ben più quotato Pupo Dall’Olio. Squeo e Carretti sovrastano al centro della rete Dametto e Lucchetta e il duo De Rocco - Babini si incarica di sorreggere la ricezione e soprattutto di bombardare con attacchi imprendibili il muro e la difesa modenese. E questa fiaba a lieto fine termina con la vittoria della Mapier Bologna per 3 a 1, che incorona i bolognesi del duo Zanetti - Menarini campioni d’Italia, regalando alla città felsinea il suo terzo scudetto, dopo quelli conquistati dall’allora Virtus Pallavolo Bologna nelle stagioni 1965/66 e 1966/67 con in panchina Odone Federzoni, uno dei totem della pallavolo italiana.

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