Carl McGown è un Hall of Famer di pallavolo. Laureato al Long
Beach City College nel 1961, ha conseguito un master in educazione fisica nel
1964 presso la BYU. McGown ha allenato la squadra di pallavolo maschile della
Brigham Young University per 13 stagioni. Per due volte, ha vinto gli onori
dell'AVCA National Coach of the Year.
E’ stato allenatore della squadra
nazionale di pallavolo maschile degli Stati Uniti dal 1973 al 1976 ed è
diventato consigliere tecnico della squadra nazionale nel 1980. Ha allenato la
squadra statunitense in sette giochi olimpici e sette campionati del mondo.
L'allenatore di pallavolo
femminile della University of Washington, Jim McLaughlin, ha nominato la McGown
per la American Hall of Fame dell'American Volleyball Coaches Association. Egli
ha detto: “A causa dei suoi metodi di
allenamento, dei sistemi e della preparazione delle partite, è il miglior
allenatore di pallavolo negli Stati Uniti e, probabilmente, nel mondo di
oggi."
È anche un autore affermato,
avendo lavorato su sei libri e apparendo in numerose pubblicazioni e riviste
accademiche e nel 1993 esce il suo libro: “Allenare la pallavolo
scientificamente” di cui pubblichiamo un capitolo dedicato alla Biomeccanica
della schiacciata.
Biomeccanica della schiacciata
Data la complessità
dell’argomento, tralasciamo la parte generale e focalizziamo l’attenzione solo
su un aspetto: la schiacciata. Anche qui gli aspetti sono numerosi, per questo
è meglio scremare ulteriormente l’argomento considerando solo gli aspetti principali,
in particolar modo sull’approccio all’attacco.
La velocità nei movimenti è
l’elemento fondamentale nell’attacco. Ai massimi livelli i giocatori si
scagliano sulla palla con velocità da sprinter usando delle tecniche nei loro movimenti.
L’impulso prodotto dalla somma di queste tecniche si trasferisce alla palla ed
appunto la velocità impartita alla palla deriva dai seguenti fattori:
- La velocità lineare
dell’attaccante nella direzione d’attacco
- La rotazione del busto
dell’attaccante
- La velocità del braccio
- La velocità di frustata del
polso
- La velocità di caduta dell’attaccante
(il carico di caduta prima che la palla sia toccata)
- La dimensione della mano
- La rigidità della mano
- La percentuale di forza
applicata sul centro della palla
Nella tecnica tradizionale
d’attacco, lo schiacciatore salta ed atterra quasi nello stesso punto del
campo. Utilizzando questa tecnica l’attaccante avrà alcuni vantaggi (meno probabilità
di mancare la palla, poche possibilità di saltare addosso alla rete) però non ha
velocità lineare, infatti capita spesso di cadere o ruotare all’indietro appena
toccata la palla.
Gli schiacciatori più forti al
contrario eseguono una rincorsa molto veloce nella direzione dell’attacco e un
salto molto ampio in avanti per poi colpire la palla ricadendo ad 1-2 metri di
distanza. Una parte dell’impulso prodotto da questo tipo di rincorsa si
trasforma anche in elevazione (contribuendo a migliorare l’altezza del salto),
un’altra parte invece può essere trasferita alla palla se il corpo riesce a mantenere
un po’ di spinta in avanti. Inoltre, il salto in lungo permette di colpire la palla
in uno spazio più ampio in volo, a differenza dell’attacco sul posto. Se la
rincorsa dell’attaccante è perpendicolare all’alzata un salto in avanti aumenta
la profondità della zona dove si può colpire. In questo modo possono essere
rimediate eventuali imprecisioni dell’alzata. Il salto in lungo esige anche che
la palla sia più staccata da rete rispetto all’attacco sul posto, creando dei
vantaggi come le maggiori possibilità di evitare il muro.
Un tipo di attacco tradizionale
prevede una rincorsa quasi sempre perpendicolare sia alla rete che all’alzata e
lo stacco a due piedi. Al momento dello stacco il braccio che colpisce deve
essere più lontano dalla rete rispetto all’altro. Questo è un fatto relativamente
naturale per un destro che attacca dalla sinistra del campo (e per un mancino
che attacca da destra). I problemi arrivano quando un destro attacca da destra:
spesso l’attaccante ruota girando le anche verso sinistra (per vedere meglio l’alzata)
provocando una notevole perdita di spinta ed una situazione biomeccanica negativa.
Questo è dato dal fatto che l’attaccante destro è abituato a fronteggiare l’alzatore
che è verso il centro del campo. Attaccando da sinistra va bene, ma da destra
l’anca e il braccio che deve colpire si ritrovano invertiti, cioè più vicini
alla rete dell’altro, in una peggiore situazione biomeccanica. Attaccando da
destra la soluzione è mantenere le anche parallele alla rete. In questo modo lo
schiacciatore può produrre una spinta di rotazione considerevole che viene
trasferita alla palla. Un trasferimento efficace avviene se il busto smette di
ruotare mentre il braccio comincia il suo movimento in avanti ed un’azione a
frusta coinvolge il braccio. Tutte queste considerazioni ovviamente restano
intese valide per un destrorso e invertite per un mancino.
Lo schiacciatore comunque può
scegliere di effettuare la rincorsa con angolazioni diverse. Ne è un esempio la rincorsa a scivolo, usata spesso nel
femminile (dalla zona 3 alla 2 con stacco a un piede), dove la rincorsa è quasi
parallela sia alla rete che all’alzata. Gli angoli della rincorsa possono anche
corrispondere ad un fatto personale, alle preferenze dell’allenatore con le
esigenze della squadra. Di solito il giocatore destro esegue una rincorsa dalla
parte sinistra del campo con un angolo di 45° rispetto alla rete, dal centro
con un angolo di circa 90° e dalla destra del campo ancora con una rincorsa
vicina ai 90° con una tendenza però a rientrare verso il centro del campo.
Per un giovane attaccante è
importante anche imparare in modo corretto a utilizzare i passi della rincorsa.
Il numero di passi può essere variabile dalla situazione e dalla distanza dalla
rete. In genere solo gli ultimi due passi determinano la correttezza del
modello di rincorsa. Di seguito verrà discusso il modo di utilizzare i piedi
per l’attaccante destro (per l’attaccante mancino il modello è simile, ma
invertito).
Poniamo un giocatore che arrivi,
con più o meno passi, con il piede sinistro sulla linea dei 3 metri. Qui l’attaccante
fa il passo lungo col piede destro, seguito dal passo di chiusura col sinistro,
con quest’ultimo che si pone leggermente davanti all’altro. Il tutto con la
posizione dei piedi rivolti nella stessa direzione della rincorsa. Poi c’è il
salto (a circa 1,5 m. dalla rete), la schiacciata e la ricaduta (a circa 30-50
cm. dalla rete) che deve essere morbida, su due piedi, attutendo l’atterraggio piegando
le ginocchia e mantenendo la schiena dritta. Questo è il modello universalmente
conosciuto e più usato nella didattica della rincorsa della schiacciata, anche
se esistono svariate concezioni e sfumature (soprattutto nella direzione dei
piedi).
E’ interessante osservare lo
schiacciatore da dietro. Immaginiamo di fotografare il giocatore nel momento in
cui attacca: si dovrebbe vedere una linea di forze. La linea di forza per un
attaccante destro dovrebbe partire dal punto di contatto tra la mano e la
palla, attraversare il braccio d’attacco, il centro di gravità, la gamba
sinistra dell’attaccante per finire nel piede sinistro. Questa linea per essere
corretta deve essere verticale. Un
giocatore che schiaccia la palla in questo modo riesce a dare molta più
velocità alla palla, controllarla e impattarla alla massima altezza. Di contro
l’allontanarsi da questa linea può ridurre sia la potenza che il controllo, contribuendo
inoltre all’insorgere di infortuni alla spalla. Per uno studio più approfondito
esistono molti altri aspetti. Tuttavia, possono essere sufficienti gli elementi
per una immediata analisi.
Perché la biomeccanica è
importante?
Qualsiasi movimento può essere
analizzato dalla biomeccanica, che è appunto lo studio della fisica del
movimento. Gli atleti inconsapevolmente violano i principi per un movimento
efficiente e gli allenatori cercano le soluzioni. I fondamentali della
pallavolo, per esprimersi al meglio delle possibilità, quasi sempre devono
seguire principi biomeccanici corretti. In tal modo non solo si hanno prestazioni
di alto livello, ma si riducono anche gli infortuni. Lo studio della
biomeccanica è complesso e le sue scoperte sono difficili da valutare ed utilizzare
dai praticanti. Tuttavia, ci sono dei principi di base che si possono
facilmente osservare come la posizione più efficace sul campo, la posizione
iniziale del corpo e le meccaniche di movimento.
I problemi biomeccanici possono
essere risolti in molti modi, ma i successivi tre passi dovrebbero essere presi
in considerazione:
1) riconoscere che c’è un
problema
2) identificare il difetto
biomeccanico
3) allenare l’atleta ad eseguire
la tecnica corretta secondo i principi biomeccanici.
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