lunedì 22 aprile 2019

MAURO BERRUTO: Il mio Volley


In questo bell'articolo l'ex C.T. della nostra nazionale, Mauro Berruto, ci offre la sua interpretazione sul perchè la pallavolo fra tutti gli sport di squadra è lo sport di squadra per eccellenza

MAURO BERRUTO: Il mio Volley

Il volley: il vero gioco di squadra

Il volley è lo sport più di squadra fra gli sport di squadra. Basta pensare ad alcune caratteristiche specifiche del gioco. Il volley, prima di tutto, è uno sport il cui regolamento impedisce agli atleti di bloccare la palla e di toccarla due volte consecutivamente. Questo fatto capovolge il concetto di “campione”: nel calcio il prototipo del campione proprio colui che è capace di  scartare la difesa avversaria al completo e segnare il goal. Nel basket il campione per eccellenza è l’atleta capace di catturare il rimbalzo in difesa e dopo un entusiasmante coast to coast andare a schiacciare nell’anello dalla parte opposta del campo. Nel rugby il campione è chi riesce a correre metri e metri con l’ovale in mano trascinando al traino difensori inutilmente aggrappanti alla sua maglietta e ai suoi pantaloncini. Le azioni che ho descritto sono quelle che strappano i più grandi applausi, che fanno sognare i tifosi. Nel volley  tutto ciò non solo è impossibile, ma impedito dal regolamento che impone, al contrario, il passaggio. E il passaggio coinvolge, in ogni azione, il 50% della squadra perché (anche se tutti si muovono funzionalmente alla costruzione dell’azione e alla realizzazione di un progetto offensivo o difensivo che sia) tre giocatori su sei sono sempre direttamente coinvolti nell’azione toccando fisicamente la palla.
La seconda caratteristica che connota il volley come gioco di squadra è legato alla “densità” di occupazione del territorio. Infatti sei giocatori in campo (sette in totale considerando il libero) si devono muovere in maniera freneticamente coordinata in uno spazio dalle dimensioni contenutissime: ottantuno metri quadrati all’interno dei quali sei atleti di due metri devono rincorrere uno strumento che viaggia più di cento chilometri orari, fondando i propri schemi difensivi su trenta centimetri di spazio lasciato più o meno libero agli attaccanti avversari, organizzando schemi offensivi dove l’attaccante e la palla devono trovarsi venti centimetri più in alto o più in basso o qualche spanna più vicino o lontano al palleggiatore. 

Egoismo di gruppo

Mi piace considerare la squadra, dunque, come la cosa più importante. Più importante dei singoli giocatori, più importante dell’allenatore. Mi piace quando i tabellini dei match che disputiamo ci mostrano grande democrazia nella realizzazione dei punti, mi piace quando il nostro palleggiatore riesce a mandare tutti i cinque attaccanti oltre i dieci punti. Mi piace considerare la squadra come un organismo, dove tutti gli organi sono vitali e in relazione diretta gli uni con gli altri. Sono in costante ricerca della realizzazione di una definizione: “egoismo di gruppo”.  Questo “egoismo di gruppo” lo rincorro non solo nella gestione degli atleti ma anche nell’organizzazione dello staff che è una vera squadra nella squadra. Sono felice quando tutti coloro che insieme a me lavorano al servizio della squadra sono convinti di aver fatto almeno una cosa utile per il match: un’indicazione tattica, un massaggio, una buona seduta di pesi e di lavoro fisico, la miglior terapia medica, la migliore organizzazione possibile della trasferta, un dato statistico che ci indica l’efficienza di un fondamentale. Questi sono banali esempi di come l’assistente allenatore, il fisioterapista, il preparatore atletico, il medico, il team manager o lo scoutman possano essere totalmente coinvolti nel progetto del match e sentirsi completamente partecipi della vittoria (come della sconfitta…) domenicale. Se ogni persona dello staff, come ogni giocatore, sa esattamente che cosa sta facendo e perché lo sta facendo i ruoli saranno chiari e ben definiti e il livello di maturitá del gruppo intero salirá vertiginosamente. Non atleti maturi, bensí un team maturo e consapevole é condizione necessaria per ottenere successi nel nostro sport.

Poche idee ma molto chiare

Credo che il più bravo degli allenatori sia quello che ha  poche idee ma molto chiare. E soprattutto colui che riesce a fare si che queste poche idee chiare siano trasmesse in modo altrettanto chiaro e siano poi messe in pratica in modo corretto. Il parametro per giudicare un allenatore (di pallavolo, ma non solo) non è quello di capire quante e quanto complicate sono le sue idee ma con quanta forza  riesce a trasmetterle  ai suoi atleti, quanto i suoi atleti credono e si riconoscono in quelle idee e con quale qualità le applicano sul campo da gioco. Le grandi squadre non fanno cose diverse, ma le fanno meglio. In particolare fanno molto meglio le cose semplici: un appoggio, un palleggio di secondo tocco, la gestione di un free-ball. Io ho qualche idea sull’organizzazione del gioco, sulla tecnica, sulla tattica, certo. Ma soprattutto ho un’idea che determina tutto ciò che faccio, che ossessivamente ripeto e nella quale credo fortissimamente: che la pallavolo sia uno sport in cui solo la squadra fa la differenza. La squadra è un valore “sacro” da inseguire e che si raggiunge solo attraverso il sacrificio individuale della propria voglia di protagonismo, solo mettendosi al suo servizio anche e soprattutto quando questo rappresenta un sacrificio dal punto di vista tecnico (per esempio attaccando meno palloni). Il lavoro di noi allenatori? Trovare il primo giorno della preparazione dodici atleti diversi per lingua, cultura, razza, religione, modo di allenarsi e di intendere la pallavolo e creare una squadra che parla la stessa lingua, nella quale l’altruismo sia forza trainante. Permettere ai giocatori di crescere come atleti e come individui nel momento in cui consapevolmente decidono di subordinare loro stessi allo sforzo di gruppo. Questo è il lavoro di un allenatore. Un lavoro privilegiato perché nella felicitá del successo come nel momento della delusione, permette il ripetersi di questo miracolo di stagione in stagione.   

                                                          
                                                                                               

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