Trascrizione dell'intervista rilasciata a Coach Factor da GIANNI
CAPRARA, uno dei Coach più preparati e vincenti della pallavolo femminile
italiana.
Una piacevolissima chiacchierata nella quale Caprara traccia
le linee guida della sua pallavolo
Chi è Giovanni Caprara oggi?
È un allenatore che si sta rimettendo in
gioco, perché dopo aver avuto la fortuna di vincere parecchio ho fatto delle
scelte molto particolari perché credo che per migliorarsi sia importante anche
scendere di livello. E visto che nel gestire grandi campioni non ho avuto
grandi difficoltà e quindi vorrei rimettermi in gioco nel lavorare con quei
giocatori giovani, di livello interessante in prospettiva, e provare a farli
diventare da buoni giocatori a giocatori vincenti. E questa è un pochino la mia
sfida di questi ultimi 2-3 anni.
Dialogo sì? Dialogo no? Dialogo con tutti? Tutto quello che ci puoi
dire sul tuo approccio con il dialogo con i giocatori:
In questo momento sto rivedendo molte delle
mie posizioni, dando sempre maggior attenzione alla comunicazione con le
giocatrici e facendo in modo da avere da loro continui feedback volti alla
ricerca del miglioramento. Il dialogo deve esserci assolutamente con tutti i
giocatori. Ad inizio stagione devono essere stabilite delle priorità, degli
obiettivi, insieme ai giocatori e quindi condivisi con loro. Il dialogo però
poi deve essere costante anche dopo, nell’intero arco della stagione perché p
soltanto grazie a ciò che si può meglio capire come poterle aiutare e
migliorarle nell’aspetto tecnico e nel gioco.
Dire sempre la verità con i giocatori aiuta o alla lunga non è così? E
la coerenza e l’onestà alla lunga paga sempre?
Io credo che alla lunga l’onestà e la
coerenza paghino sempre. È però il modo in cui comunico le cose l’aspetto che
sto rivedendo e che sto cercando di limare. Ho un carattere abbastanza forte e
quindi voglio cercare di migliorarmi sotto questo aspetto. Quindi a volte, non
dico che bisogni dire bugie, ma magari cercare di dire cose un pochino meno
dolorose perché la verità spesso fa male, per ottenere poi dall’altra parte una
risposta più positiva, persone che possano accettare meglio quello che diciamo
loro.
È piuttosto facile parlare con il sestetto, con i giocatori che stanno
andando bene. A volte è più complesso avere un dialogo con chi gioca poco,
soprattutto quando allenando grandi squadre si hanno a disposizione giocatori
che in altre squadre sarebbero titolari fissi. Riesci a mantenere questo
equilibrio tra titolari e non titolari?
Il mio impegno è costante con tutti i
giocatori. E da questo punto di vista credo di non aver mai avuto problemi
perché la franchezza, la schiettezza nei rapporti ha sempre pagato. Spesso
queste comunicazioni vanno rinfrescate ai giocatori, ricordando qual è il loro
ruolo all’interno della squadra.
Si può delegare allo staff una parte di comunicazione con le atlete?
Io do molto spazio al mio staff, da sempre.
Cecando con loro il confronto e non cercando di avere persone che mi dicono
sempre di sì. Delego molto spazio al mio secondo allenatore la possibilità di
parlare con i giocatori sia riguardo a particolari aspetti tecnici che
comportamentali. Anche perché è molto facile che con il secondo allenatore si
possano aprire in maniera più semplice e più tranquilla.
Pianificazione: immaginiamo una settimana tipo con partita domenicale.
La prima cosa è che la settimana di lavoro la
gestisco in grande sinergia con il preparatore atletico. Con lui ragiono
costantemente su volumi ed intensità di allenamento. Di norma il primo giorno
della settimana partiamo con una seduta di pesi abbastanza importante; molto
lavoro di forza. Poi tanta tecnica individuale e si salta poco. Il mercoledì si
lavoro con il doppio allenamento, spesso con tecnica individuale di ricezione
alla mattina e al pomeriggio il lavoro globale sul cambio palla. Al giovedì c’è
un allenamento unico con esercizi di sintesi. Il venerdì facciamo la seconda
seduta con i pesi e poi speso si abbinano le due situazioni, cambio palla e
break point. Il sabato si fa un allenamento con basso volume. E poi alla
domenica mattina si fa un piccolo allenamento tecnico di battuta e
ricezione.
Salti la mattina: Si? No? Come? Tutti o solo alcuni?
Io di solito non faccio saltare la mattina,
ma non è obbligatorio non saltare. Magari a volte al mercoledì faccio fare un
po’ di salti ai centrali lavorando per il muro, e la domenica mattina se ho
giocatori che vogliono attaccare un po’, durante il lavoro di ricezione li
lascio attaccare e quindi saltare un po’. Da questo punto di vista ascolto
molto i loro feedback e mi rimetto un po’ a quelle che sono le loro esigenze e
a quanto concordato con il preparatore atletico. L’unica cosa che mi interessa
è che, se saltiamo, saltiamo! Non saltiamo un pochino, a metà, perché se non
serve a nulla. Magari facciamo solo 10 salti ma in quei 10 spingiamo al
massimo.
Guidetti dice di aver avuto ottime risposte facendo svolgere
l’allenamento più importante della giornata alle 11 del mattino anziché al
pomeriggio. Tu cosa ne pensi?
Credo che questa sia un’idea che prima o poi
sposerò perché anche se penso a me stesso, mi rendo conto che rendo molto di
più nella tarda mattinata che non in tarda serata. E quindi sono convinto che
questa possa essere un’innovazione (che tra l’altro viene già utilizzata da
tanti anni dagli americani) che, spazi palestra permettendo, mi piacerebbe
utilizzare.
Singola seduta di allenamento: come la costruisci?
Considerato che negli ultimi anni ho sempre avuto
spazi palestra di massimo due ore, mi piace far venire in palestra le
giocatrici un’ora prima dell’allenamento (o al meno, comunque, mezz’ora prima)
partendo sempre dalla sala video, già dal primo giorno della settimana. Sala
video non significa solo far vedere dei video ma significa anche illustrare
quello che faremo in allenamento in modo tale da sprecare meno tempo possibile
in palestra presentando loro quelli che sono gli obiettivi tecnici sia di
squadra che individuali che dovremo perseguire nel corso dell’allenamento.
L’allenamento poi prevede come riscaldamento una parte di lavoro individuale
(ritengo abbastanza inutile il riscaldamento collettivo). Poi scaldiamo la
spalla con un lavoro tecnico a coppie. Poi iniziamo a scaldare il salto con
delle esercitazioni di muro o attacco e poi piano, piano, inseriamo delle
esercitazioni globali (o di sintesi) che io utilizzo molto spesso. In genere
nei miei allenamenti al massimo dopo mezz’ora siamo già nel globale. A partite
da quest’anno ho incominciato a sperimentare dei blocchi di lavoro, esempio:
20-30 minuti di globale alternati a 5-10 minuti di tecnica individuale. Devo
dire che ho trovato un miglioramento per quanto riguarda l’attenzione e la
concentrazione su lavoro da svolgere e quindi mi sembra ci sia un giovamento.
Voglio sperimentare questo sistema però almeno 1-2 anni prima di poter
affermare di avere dei miglioramenti. Riguardo al ritmo dell’allenamento, la
stretta collaborazione con i miei preparatori atletici mi offre la possibilità
di modulare ritmi e volumi dell’allenamento dal momento che loro contano il
numero dei salti al fine di mantenersi (come numero di salti) nel range che il
preparatore mi ha dato prima di ogni allenamento. Le giocatrici spesso adorano
il ritmo, inserendo palloni a valanga, ma spesso così facendo si perde di
qualità, perdendo di vista anche quello che è l’obiettivo tecnico individuale
all’interno dell’esercizio globale. È quindi necessario comunicare attentamente
con i giocatori che tipo di allenamento andiamo a fare (ecco perché preferisco
farle arrivare in palestra con largo anticipo) perché l’aspetto principale
dell’allenamento deve sempre essere quello che la qualità deve essere sempre
molto alta.
Globale: definizione, sfaccettature:
Innanzi tutto, diciamo che all’interno del
globale ogni mia giocatrice ha ben chiaro quale è il suo obiettivo tecnico,
quello che deve riuscire a sviluppare all’interno del globale. Esempio:
l’opposto deve sapere che la difesa della pala alta laterale a sinistra è una
priorità sua perché magari ha un difetto in quel tipo di situazione e quindi
quando capiterà quel tipo di situazione a lei richiederò la massima attenzione
su questo aspetto. Chiuderò di più un occhio se non mi riuscirà a recuperare
una palla in caduta, perché il suo focus era un altro. Dopodichè nel globale ci
prefiggiamo degli obiettivi di squadra che possono essere ad esempio il cambio
palla con ricezione esclamativa piuttosto che doppio più, utilizzando un po’ di
più i centrali. Oppure nel break point con le corrette transizioni dei centrali
che spesso dopo palla difesa non sono abili a prendere la rincorsa per
effettuare il contrattacco.
Sistemi a punteggio:
Li utilizzo ma non sempre perché li ritengo
utili soprattutto quando voglio fare dell’agonismo. Il mercoledì e venerdì, ad
esempio, sono giorni dove utilizzo di più gli esercizi a punteggio; però
all’interno di questi esercizi sono dispiaciuto quando i giocatori per ottenere
il risultato non viaggiano nella direzione in cui devono viaggiare per fare i
miglioramenti. Se un giocatore che tira sempre in diagonale e ottiene il punto
tirando in diagonale non è la stessa cosa che se lo ottiene provando a tirare
la parallela, anche sbagliando. E quindi è importante anche che noi riusciamo a
gratificare quel giocatore che sta provando dei colpi nuovi. E quindi in si
possono introdurre dei punteggi speciali proprio per gratificarli quando
ottengono il punto con una situazione per loro nuova.
Il globale è molto allenante ma presenta il limite di non proporre quel
numero sufficiente di ripetizioni necessarie per imparare un gesto: come vivi
questo dualismo molto difficile da risolvere?
Come sempre c’è la classica via di mezzo, che
in questo caso è la sintesi, che in determinati periodi dell’anno rappresenta
la miglior forma di allenamento possibile. Quest’anno all’inizio ho utilizzato
molto il globale per cercare di dare molte situazioni di gioco alla squadra e
adesso, dopo un mese e mezzo che abbiamo iniziato, incomincerò ad usare un po’
di più la sintesi per andare a riprendere le situazioni che noi non facciamo
bene per cercare di migliorarle. L’inizio del campionato è sempre molto utile
per capire quali sono le situazioni che una squadra fa bene e quelle che fa
meno bene e di conseguenza poi si deve insistere molto nelle fasi di gioco in
cui non siamo brillanti. E per fare questo la sintesi è miglior strumento
possibile.
Analitico: ad esempio lavoro dai tavoli. Cosa ne pensi?
Io il martedì utilizzo molto le esercitazioni
di tecnica individuale ad esempio sulla difesa. E quando lavoro sulla difesa
cerco di far lavorare maggiormente il giocatore sui colpi nei quali deve
migliorare. Esempio: se un giocatore è molto forte nella difesa forte addosso
ed è più deficitario nella difesa di palle laterali, lo allenerò maggiormente
su questi ultimi. La grande sfida, la grande difficoltà, è proprio
nell’applicare la tecnica individuale nel globale, nella situazione. E quindi
durante il globale parlo molto con i giocatori (in maniera molto rapida e
veloce) riguardo a che tipo di tecnica avrebbe dovuto usare su quel tipo di
situazione; in modo tale che nella sua testa continui ad avere dei feedback su
che tipo di tecnica avrebbe dovuto utilizzare riguardo quel tipo di situazione.
Battuta: nell’allenamento classico di un tempo di faceva battere gli
ultimi 6 – 10 minuti dell’allenamento. L’idea però è che così facendo non si
alleni bene questo fondamentale così importante. Cosa ne pensi?
Quando faccio esercitazioni a punteggio ho
quasi sempre un paio di palloni di cambio palla; ho una serie di bonus come
errori in battuta che concedo alla squadra che batte, però se fanno ace vengono
gratificati con la possibilità di fare un errore in più. In questo modo cerco
di riequilibrare quelle che sono le battute troppo facili con le battute che
cercano di mettere pressione ai ricettori. Quando invece lavoro sulla battuta
come blocco di lavoro alternato al globale, metto sempre un obiettivo che può
essere quante volte riesco a centrare un obiettivo su ad esempio 10 battute: +1
se centro l’obiettivo, -1 se sbagli la battuta, 0 se la palla è in campo ma non
colpisco l’obiettivo. Lo scoutman tiene segnati i punti di ogni singolo
giocatore per consentire ai giocatori stessi di monitorare costantemente il
loro allenamento di battuta.
Gioco: cosa pensi della pallavolo di adesso e quindi quella con quattro
punti rete, con un gioco molto rapido, libero come secondo palleggiatore in
campo, e come vedi lo sviluppo della pallavolo stessa nei prossimi anni.
Il discorso dei quattro punti rete è secondo
me un’innovazione molto interessante e molto utile; consente infatti la
possibilità alla squadra di avere più soluzioni di attacco. Naturalmente questi
quattro punti rete dipendono moltissimo dalla qualità del primo tocco, dalla
capacità di attacco dei centrali e comunque di tutti gli attaccanti di
attaccare palle rapide in transizione. Poi certo, anche se guardiamo l’Italia
di Mazzanti vediamo che sì, esistono i 4 punti rete, però poi nei momenti
importanti la palla andava al terminale offensivo più importante (Egonu). Se
avessimo 4 attaccanti tutti di grandissimo livello, il distribuire il gioco
equamente tra questi 4 sarebbe il top perché ci consentirebbe di essere
imprevedibili al massimo. Però, visto che poi nella realtà difficilmente è
così, il trovare il miglio punto di equilibrio tra i vari attaccanti è quello
che dobbiamo ricercare. Riguardo al libero, nella mia idea di pallavolo è già
da alcuni anni che libero e palleggiatore sono due ruoli abbastanza simili, nel
senso che il palleggiatore deve essere un grande difensore e il libero deve
essere un grande palleggiatore. Poi certo, nella realtà bisogna che facciamo
con quello che abbiamo e quindi anche qui trovare un buon equilibrio è la cosa
che dobbiamo ricercare. Certo è che nella costruzione dei giovani atleti, la
difesa per il palleggiatore e il palleggio d’alzata per il libero, devono
diventare due fondamentali estremamente importante per puntare all’altissimo
livello. Riguardo all’evoluzione della pallavolo quello che vedo è che nel
femminile ci sono ancora troppe atlete che in difesa cercano l’unione delle
braccia in mezzo al corpo; questo però, se andremo nella direzione di avere
attaccanti sempre più potenti anche nella femminile, l’evoluzione della difesa
dovrà quindi essere quella tipo maschile, dove gli interventi ad un braccio
sulle palle laterali diventano fondamentali. E quindi insegnare alle giovani
che il ricercare sempre l’unione delle braccia in mezzo al corpo in difesa sta
diventando un’utopia, così come nella ricezione in bagher frontale, che in
relazione alla velocità con cui viaggia la palla sta diventando anch’essa
un’utopia. E queste cose vanno insegnate già dal giovanile. Quando io allenavo
il giovanile il 2X2 3 il 3X3 erano giochi che utilizzavo tantissimo già in
under 13,14,15, primo perché si toccano molti palloni, secondo perché vengono
ripercorse più volte situazioni di difesa – alzata – attacco, e poi perché
tutte quelle situazioni di gioco classiche della pallavolo (come, ad esempio,
il difendere ad un braccio le palle forti laterali) ci sono tutte. Sono quindi
esercitazioni necessarie ed importantissime nei settori giovanili e quindi
vanno utilizzate per più ore.
Tattica di gioco: siamo diventati tutti bravissimi ad analizzare le
squadre avversarie. A volte però c’è meno attenzione nel post-partita ad
analizzare la prestazione della nostra squadra. Cosa ne pensi?
Il primo giorno della settima a è sempre
dedicato solo a noi. Io tutti i martedì parlo solamente della partita che
abbiamo fatto la domenica, facendo vedere determinate situazioni a video o a
volte solamente parlandone. Andiamo a vedere situazioni positive e situazioni
negative, quella magari più ricorrenti che ci portiamo dietro da tempo. Ritengo
questa una cosa assolutamente fondamentale. Dopodichè illustro quello che
andremo a fare durante la settimana, nella quale spesso andremo a lavorare
proprio sulle cose che dall’analisi fatta non hanno funzionato, sia a livello
di esercitazioni tecniche analitiche che di situazioni di gioco.
Ci sono cose che tutti noi allenatori facciamo un po’ per abitudine.
Cosa a tuo avviso facciamo di inutile, di poco importante, che si potrebbe
evitare di fare?
Io cerco sempre di evolvermi; ad esempio io
sono già diversi anni che non entro più in spogliatoio nel prepartita per fare
il famoso discorso alla squadra. Su questo lavoro molto durante la settimana e
quindi credo che un’ora prima della partita sia inutile entrare nello
spogliatoio per ricordare cose di cui stiamo parlando da inizio settimana. Lo
faccio solo in casi estremi: quando magari c’è stato poco tempo per preparare
la partita o quando vedo la squadra la mattina stessa particolarmente non
attenta (es. partite facili). Io odio il bagherone ma quest’anno mi sono dovuto
arrendere perché capivo che era una cosa che per molte giocatrici era
importante fare; e allora, dal momento che danni non ne fa, dieci minuti la
domenica mattina glielo lascio fare. Troppe volte a mio avviso dimentichiamo
che il nostro è uno sport di situazione e troppe volte andiamo a fare degli
esercizi analitici che non sono funzionali alla situazione di gioco. Esercizi
di tecnica individuale con delle situazioni che non richiederebbero quella
specifica tecnica. Un esercizio che mi fa veramente imbestialire e che ho visto
girando a tutti i livelli è quello che si fa quando vogliamo allenare il
bagher. Il giocatore parte sui 3 metri; lanciamo la palla alta, lenta e
all’indietro, e il giocatore fa tre metri indietro per fare un bagher. Perché?
Questa è una situazione che non va allenata perché è la classica situazione in
cui dobbiamo usare il palleggio. E dopo ci meravigliamo se mammano che andiamo
avanti crescono giocatori che fanno sempre uso solo del bagher anche con
palloni alti e lenti. Per i palloni alti e lenti si usa il palleggio, e
dobbiamo insegnare quello, non il bagher.
Hai un libro da consigliare ai giovani allenatori?
No, perché io sono un praticone: a me piace
guardare quello che succede in campo e in base a quello che ho, cercare di
capire cosa è meglio fare. Inoltre, mi piace molto parlare con i colleghi e
confrontarmi con loro. Così come mi piace parlare tanto con le giocatrici,
anche quelle che alleno; perché mi sono accorto che dalle condivisioni con loro
davo per scontate delle cose che invece scontate non erano. Oppure ti fanno
riflettere su alcune esercitazioni tecniche che loro farebbero in maniera
diversa. Queste cose credo che siano la lettura migliore da poter consigliare
ai giovani allenatori.
Cosa cambieresti, se potessi farlo, della pallavolo?
Credo fermamente che il vertice debba andare
incontro alla base. La mia idea è quella che Mazzanti con i suoi collaboratori,
si potessero dividere le aree geografiche italiane per andare a parlare con
20-30 allenatori. Questi 20-30 poi dovrebbero andare a parlare con gli altri
delle loro provincie. Secondo me in questo modo ci sarebbe una minore
dispersione di talenti, sia a livello di allenatori che di giocatori. I
giocatori di talento puro, alla fine vengono fuori a prescindere; quello che
dovremmo fare invece è alzare il livello medio e il livello medio-alto dei
giocatori, in modo tale che ci sia sempre una credibile alternanza fra i
giocatori che sono in nazionale e quelli che sono sotto. Questa secondo me è la
chiave di volta per poter alzare ancora di più il livello del nostro
volley.
Questi i link attraverso i quali potrete riascoltare
l'intervista in oggetto sul canale COACH FACTOR della piattaforma YouTube:
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