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mercoledì 23 giugno 2021

MASSIMO BARBOLINI: LA MIA PALLAVOLO

 


Trascrizione dell'intervista rilasciata da Massimo Barbolini agli amici di COACH FACTOR Francois Salvagni e Ciro Zoratti.

In questa piacevolissima chiacchierata Coach Barbolini, l’allenatore italiano più vincente in attività, toccherà i punti più salienti del lavoro di allenatore come la gestione del gruppo, la comunicazione, come rapportarsi ai campioni, o comunque ai giocatori più esperti che ci troviamo in palestra.

Barbolini spiegherà inoltre come si costruisce un microciclo settimanale, quali esercitazioni proporre e come pianificare una singola seduta di allenamento, con esercizi analitici, sintetici e globali.

Infine, un excursus su quelle che sono le tendenze della pallavolo mondiale.

Buona lettura

 

Chi è Massimo Barbolini oggi?

È un allenatore di pallavolo che ha avuto la fortuna e anche un pochino il merito di arrivare a determinati livelli e che nonostante abbia giocato tutte le manifestazioni esistenti ha ancora tanto bisogno e tanta voglia di imparare. Il bello del nostro lavoro è che ogni giorno, ogni allenamento, ogni partita, ci può essere qualcosa che ci fa pensare che devi cambiare o che stai facendo bene. Sicuramente ci fa capire che devi restare aggiornato, che non puoi rimanere legato solo a quello che fai da anni. È importante avere una linea guida ma ogni tanto si può cambiare perché la pallavolo cambia a livello di tempi, di modi di giocare, cambiano i giocatori che hai a disposizione, per cui anche tu devi essere capace di cambiare.

Com’è il nuovo Massimo Barbolini nella gestione della comunicazione con la squadra?

Sicuramente parlo di più di una volta. L’esperienza all’estero con le relative difficoltà di comunicazione mi hanno fatto capire quanto sia importante la comunicazione e quindi adesso che posso farlo sono diventato più loquace. Ci sono momenti in cui la squadra ha bisogno di una comunicazione di gruppo, generale, e altri momenti in cui è altrettanto importante parlare individualmente anche se a mio avviso non bisogna eccedere in questo. Quando si parla tanto, il rischio è che il messaggio principale non giunga chiaro; un po’ come un padre che se ogni giorno riprende sempre i figli su tutto quello che fanno, poi quelle due cose fondamentali se sono mischiate ad altre venti meno importanti rischiano di perdersi. Per questo credo che con l’atleta sia importante non parlare tantissimo. Magari parlare nei momenti in cui l’atleta ha bisogno o dal punto di vista tecnico o morale, questo si, è importante. Quello che invece bisogna sempre avere è la disponibilità al dialogo, nel senso che se l’atleta ha bisogno di parlare bisogna esserci. Poi, quello che dico sempre alle ragazze, è che ci sono certe situazioni che le spiego, altre che semplicemente vanno fatte, ad esempio per quello che riguarda determinate scelte. Poi certo, la condivisione con le atlete del perché si fa una cosa è un elemento molto importante anche perché a differenza di alcune altre nazioni in cui si gioca a pallavolo noi non abbiamo una cultura totalitaria e quindi quello che dice l’allenatore non è un qualcosa che cade dall’alto ma un qualcosa che deve essere accettato e quindi è bene venga spiegato.

Con i campioni, così come con il giocatore magari trentacinquenne con un passato importante che oggi gioca in serie D, come si affronta il discorso miglioramento?

Per mia esperienza il grande campione è quello che crea meno problemi. Credo che in questi casi sia importante che tra allenatore e giocatore ci sia l’intelligenza di riuscire a individuare se ci sono degli spazi in tal senso, senza diventare l’allenatore “fenomeno” che vuole per forza cambiare un qualcosa su determinate situazioni che riescono già bene così. Ognuno di noi può avere le sue convinzioni su determinate situazioni (ricezione, attacco, spostamenti a muro, ecc…) però su un atleta che per tanto tempo ha fatto la stessa cosa e l’ha sempre fatta bene, è veramente assurdo imporre determinati discorsi. Per questo tipo di atleti una cosa che è fondamentale, è la gestione della preparazione fisica, non tanto per noi allenatori di alto livello che abbiamo il preparatore atletico, ma per chi questa figura non ce l’ha. Di norma questi atleti hanno un’elevata conoscenza del proprio fisico, e con loro andare ad imporre determinati lavori fisici a mio avviso è sbagliato, a meno che la cosa non venga condivisa tra allenatore e giocatore. Bisogna avere molto rispetto di quello che è il fisico degli atleti, a maggior ragione se parliamo di atleti di 30 - 35 anni; anche perché se sono arrivati a quell’età a giocare ad alti livelli significa che si sono gestiti bene fisicamente, e gestirsi non vuol dire allenarsi poco, ma lavorare bene, e quindi perché cambiare? Da questo punto di vista una buona collaborazione tra allenatore e giocatore è fondamentale. Non bisogna mai dare per scontato nulla: anche i grandi giocatori possono aver bisogno, ad esempio, di richiami di lavori tecnici analitici di richiamo, magari 30-40 minuti, su un particolare fondamentale. Confrontandomi con questi grandi giocatori ho riscontrato che gradiscono e hanno necessità, ogni tanto, non ore e ore, di aver tempo di fare qualche ripasso su quei temi di tecnica individuale che giocando tanto e privilegiano il lavoro globale è normale che vengano a mancare.

Pianificazione di una tua settimana standard (una sola partita la domenica), la tua idea di un microciclo settimanale:

Il primo giorno di lavoro si fanno i pesi (soprattutto potenza, forza) alternandolo a palla. Un gruppo inizia a fare i pesi e un quarto d’ora prima che questo gruppo finisca il lavoro con i pesi un altro gruppo inizia a fare riscaldamento in palestra. Ci si ritrova insieme e si inizia a fare palla a coppie e si fa 45/60 minuti di lavoro che può essere a volte a circuito con lavoro aerobico o di velocità misto a tecnico (più stazioni). Al termine il gruppo che aveva già fatto i pesi finisce e il gruppo che aveva iniziato direttamente con la palla prosegue il lavoro con i pesi. Nel pomeriggio c’è sempre un lavoro di tecnica analitico e sintetico nel senso di riprodurre situazioni di gioco ma senza continuare tanto. Esempio: battuta e ricezione con attacco di prima palla contro muro a uno e se c’è difesa, attacco contro muro a due e poi stop e poi si riparte. Questo per fare in modo di garantire un lavoro più analitico di tecnica individuale cercando di sviluppare delle situazioni che quando c’è la settimana breve (partita infrasettimanale) non si riesce a fare. Il secondo giorno lascio la mattina libera e al pomeriggio si fa un lavoro grosso di 6X6. Da quest’anno all’inizio c’è sempre un tema a seconda di quello che si fa: se ad esempio nella situazione di gioco c’è side out mettiamo un po’ di battuta. Finito l’uno contro uno facciamo dieci minuti di battuta con il filo e bersagli da colpire e da non colpire proprio per lavorare sul colpo della battuta proprio perché dopo quando si fa il globale non è che si fanno tantissime battute. Quando c’è da fare difesa magari facciamo quei 10-15 minuti difesa con quegli esercizi che a me non entusiasmano, vale a dire con il lavoro dai tavoli. Non mi entusiasma perché è un lavoro fine a sé stesso però serve per la sensibilità alla palla forte addosso, serve per dare un po’ di ritmo, alle ragazze piace ecc... E quindi c’è sempre un esercizio di riscaldamento che serve ad entrare nell’esercizio di competenza che di solito nel secondo giorno, per dare un po’ di ritmo visto che siamo freschi e ad inizio settimana, non parte con una battuta ma con 2-3 palloni inseriti in base a quello che si vuole allenare. Il terzo giorno c’è ancora pesi + palla alla mattina e al pomeriggio di norma si fa un lavoro grosso di battuta e ricezione in cui a volte c’è un gruppo che batte, una gruppo che riceve, e un terzo gruppo che fa un lavoro di difesa nel campo dove non si riceve oppure un lavoro di ricezione più individuale con battuta degli allenatori. Il giorno prima della partita facciamo un solo allenamento grosso, nel senso di un 6X6 in cui si da prevalenza al cambio palla, più una seconda palla giocata alternativamente su chi riceve e su chi difende. Lo facciamo ad un orario centrale (11/13,30) perché giocando il giorno dopo alle 17 ti consente di fare un buon allenamento, con buoni ritmi, saltando facendo tutto e nello stesso tempo di poter fare un buon recupero fino alla mattina dopo quando facciamo il solito allenamentino di un’ora, un’ora e un quarto per muoverci un pochino. Per me l’allenamento della mattina (prepartita) è importante non solo da un punto di vista fisico ma soprattutto dal punto di vista dell’attenzione, per entrare già nel ritmo della partita. Mi trovo bene a fare un allenamento grosso il giorno prima della partita perché altrimenti, il calare troppo presto il ritmo mi pare non sia produttivo

Lavoro della mattina: salti sì o no? Salti per tutti? Se si salta si salta al massimo?

La mattina del giorno della partita nessuno salta per attaccare e ci si allena a ritmo molto basso. Facciamo però un buon riscaldamento con il preparatore di 20-25 la cui parte finale prevede esercizi di rapidità e situazioni per risvegliare il sistema neuronale degli atleti. Lascio 5-10 minuti finali nei quali se qualcuno vuole provare qualche attacco (con il salto ovviamente) lo può fare. Nelle mattine infrasettimanali dipende molto dal lavoro. Quando facciamo allenamento alle 11 di mattina il giorno prima della partita, tutti fanno tutto, a meno che ci siano problemi fisici. È un allenamento normale, un allenamento di partita. Quando facciamo palla e pesi dipende molto dall’esercizio che facciamo: di solito i ricettori lavorano con il palleggiatore alternando ricezione a difesa (e il palleggiatore palleggia) a livello di tecnica individuale. Nell’altro gruppo ci sono i centrali e gli opposti che 10-15-20 minuti di salti a muro perché per loro, per il loro ruolo, il lavoro individuale è quello. Magari nella seduta pesi si tiene conto di questo facendogli fare meno salti nelle trasformazioni.

Singola seduta: al netto del riscaldamento, come sviluppi il lavoro analitico, sintetico e globale?

Partiamo dal fatto che le ragazze, quando c’è allenamento tecnico (non quando c’è pesi) hanno l’obbligo di presentarsi in palestra 20 minuti prima rispetto all’orario di inizio dell’allenamento. Questo per poter mettersi il cerotti, per andare dal fisioterapista, e dieci minuti ogni ragazza fa i suoi esercizi individuali di prevenzione (caviglia, spalla, schiena, ecc…). Poi si parte con il riscaldamento, che è sempre guidato dal preparatore o dal secondo allenatore. Poi dipende molto da quello che facciamo. Prendiamo ad esempio un allenamento sul cambio palla partiamo una decina di minuti con tre gruppi che ricevono palloni battuti da dentro il campo dagli allenatori. Poi facciamo attacco e difesa; all’inizio dell’anno mi piace farlo guidato, chiamando i colpi, cambiando le coppie. Poi andiamo a scaldare l’attacco: un ricettore-attaccante, un libero, un centrale e un opposto, gli altri battono (possiamo farlo sui due campi alternando le azioni per non tirarsi in faccia) e si fanno azioni di ricezione attacco. Quando il ricettore attacca, cambia con l’altro ricettore che è nel suo campo a battere. Girano anche i centrali, i palleggiatori. È un esercizio un po’ lento, ma dovendo fare ricezione attacco, se lo si vuol fare tranquillamente, può andare bene. Poi andiamo al gioco e facciamo azioni di ricezioni attacco. A me piace cambiare i sestetti, soprattutto per una squadra come noi che gioca tante partite. Provare la squadra titolare ogni tanto è importante però durante l’anno, anche per avere un livello alto di gioco, mi piace mescolare. Alzatore titolare e opposto titolare li tengo sempre insieme. Ruoto i tre centrali principali e anche gli schiacciatori ricevitori, per tenere sempre il livello alto. Anche l’intesa libero – alzatore è importante perché se hai due alzatori diversi, uno alto a cui puoi ricevere la palla un metro sopra rete, e uno piccolo a cui la devi ricevere diversamente, è un qualcosa che va allenato. Di solito faccio tre giri di formazione, tre esercizi della durata di un set medio (20-25 minuti). Anche se poi alla fine, tutte le squadre che vincono, lo fanno giocando sempre con le stesse sette giocatrici, è la storia che ce lo dice. E questo lo sia fa solo creando un’intesa massimale, un’alchimia perfetta, tra le 7 giocatrici titolari, provando, riprovando e riprovando le varie situazioni. Per unire le due esigenze (sestetti mescolati o sestetti bloccati) io di solito nella prima parte della settimana mescolo i sestetti, faccio ruotare, mentre più mi avvicino alla partita più tengo insieme il sestetto base.

Lavoro globale: usi i punteggi? Sempre? Senza i punteggi?

Secondo me sul globale c’è un po’ di fraintendimento. Molti intendono lavoro globale = lavoro a punteggio. Secondo me non è così; il lavoro a punteggio è solo una parte del lavoro globale, così come il lavoro a punteggio può essere usato anche durante l’analitico (fai ricezione e tieni il punteggio). La prerogativa del lavoro globale è anche quella di poter fare tante ripetizioni di una particolare situazione, cosa che non puoi fare quando fai un lavoro a punteggio. Ad esempio, con i miei attaccanti a volte faccio esercizi globali chiedendogli di provare un particolare colpo d’attacco (es. oggi giochi solo mani e out, piuttosto che solo diagonale, ecc…), e in quel caso non è che può sbagliare quando vuole ma nello stesso tempo devo accettare qualche errore in più se sta provando un colpo nuovo o che non gli viene particolarmente bene. E questo tipo di esercizio non si sposa tanto con il lavoro a punteggio. Dipende anche da quante partite fai. Se fai poche partite è bene inserire più esercizi a punteggio perché sono quelli che più di ogni altra esercitazione ripropongono la tensione e lo stress del punto a punto che esiste in partita. SE invece gioco tante partite, durante il 6X6 preferisco provare determinate situazioni, senza bisogno dello stress del punteggio. Un’altra cosa che ripeto sempre è che quando facciamo esercizi a punteggio dobbiamo fare esercizi a punteggio facili. Vedo fare degli esercizi che ci vuole uno scienziato per tenere i punti e dal momento che quando gioca il giocatore deve pensare a cosa far bene tecnicamente non può essere troppo concentrato sui vari tipi di punteggio che valgono i vari colpi. La pallavolo è un gioco che è già complicato di per sé da giocare, per cui il nostro compito è quello di semplificarlo il più possibile. Un esercizio che io faccio molto quando lavoro sul globale è su cinque battute (stessa rotazione) ci sono tre situazioni di gioco: cambio palla, freeball, contrattacco della squadra avversaria di palla alta. Se queste 5 battute deve fare 3 volte cambio palla, 4 volte punto sulla freeball e 2 volte far punto su situazione di contrattacco avversario (break point). Quando riesce a finire è un punto grosso. Se non ci riesce ha un’altra possibilità. Se nemmeno con la seconda possibilità riesce, il punto grosso lo segna l’altra squadra. E dopo si cambia squadra che batte. E’ un buon esercizio perché unisce tutto, tutte le tre situazioni di gioco; la situazione che di solito ti fa perdere è quella della freeball perché 4 su 5 a livello femminile è un numero piuttosto importante, e soprattutto dipende molto da te, nel senso che devi fare l’appoggio preciso, l’alzatore deve fare la scelta giusta, ecc… Sulle altre due situazioni dipende un po’ più dagli altri nel senso che sul cambio palla magari ti danno una mano perché sbagliano una battuta, nella palla alta magari tirano una palla fuori. È un bell’esercizio, abbastanza lungo perché su sei rotazioni diventa un bell’allenamento spesso di un’ora e mezzo. Li è bene fare un tabellone per far capire alle ragazze come funziona il gioco.

Placì sostiene che è meglio fare esercizi in cu si parte da zero a zero perché partire 20 pari è si interessante ma a lungo andare si perde un po’ l’attenzione a giocare bene anche i primi punti. Cosa ne pensi?

Io di solito parto 15-15, 17-17- 20-20, però questa osservazione di Placì è interessante su cui fare dei ragionamenti, perché anche i primi punti della partita sono importanti. L’unico problema è che così facendo i set diventano molto lunghi e si possono fare pochi esercizi.

Analitico e globale: l’analitico ti consente di svolgere un elevato numero di ripetizioni però scollegate dal gioco, il globale è eccezionale perché ripropone la situazione reale ma non ti consente di ripetere lo stesso gesto molte volte. Come gestisci questi due aspetti?

Io credo che l’analitico lo si possa lavorare anche all’interno del globale quando proponi delle esercitazioni senza punteggio focalizzate su un preciso gesto tecnico (es. attacco di palla alta o il centrale che attacca che dichiara prima la zona dove attaccherà in modo che nell’altro campo il muro avversario sa dove attaccherà e questo lo obbligherà ad attaccare contro le mani del muro come se fosse un esercizio analitico). Io però, ad inizio allenamento, in certi fondamentali tipo la ricezione, l’analitico individuale lo uso (es. palla a destra e sinistra, palla avanti e indietro). Così come nulla mi vieta che se nel globale voglio fare fase break, prima di passare al globale posso fare dieci minuti di difesa con attacchi dai tavoli su una coppia di difensori che difendono la diagonale, ad esempio. Sono situazioni che non sono reali, perché la difesa la devi fare in base a cosa fa il tuo muro, in base all’attaccante, però quell’idea della palla in mezzo, della palla forte che la senti addosso, del provare sempre ad andare sul pallone, quello lo puoi mettere. Nell’attacco fai più fatica a farlo perché i salti che fai nell’analitico li devi sommare poi a quelli che devi fare nel globale.

Durata della seduta di allenamento: Mazzanti con un algoritmo, in base al numero di salti che vuol fare e al ritmo, ricava la durata dell’allenamento. Tu come ti regoli?

Io sono più “a sentimento”. Di norma sto intorno alle due ore; poche volte andiamo oltre o meno delle due ore. Riscaldamento, 15-20 minuti di analitico per instradare il lavoro e poi un’ora e 15, un’ora e 30 di lavoro globale. Il ritmo dipende molto dall’esercizio che si fa. Il nostro sport non è uno sport da ritmi alti; tra challenge, time out, e interruzioni varie, è uno sport che ha dei ritmi bassissimi. E a volte noi allenatori, un po’ perché l’esercizio viene meglio, un po’ perché alle ragazze piace, teniamo dei ritmi di allenamento che dopo non si hanno in partita. Ecco perché io a volte faccio allenamento con esercizi di gioco con solo la battuta e senza la seconda palla, perché poi in partita è così. È evidente che ti alleni di più facendo ritmo alto però il nostro non è uno sport da ritmi alti. E quindi è corretto abituarsi a situazioni reali facendo anche allenamenti a ritmi bassi, magari più lunghi, ma a ritmi bassi. Così come i centrali, quando nelle esercitazioni globali vanno in seconda linea, è importante che stiano anche fuori dal campo perché poi è quello che accade in partita e si devono abituare anche se la cosa costa sofferenza.

Cosa si è visto di nuovo negli ultimi mondiali femminili?

Si è vista la ricerca di giocare palloni veloci, ma secondo me dipende molto dagli attaccanti che hai. La mia idea è che con la palla staccata da rete è meglio giocare una palla più morbida, suffragata dai numeri. C’è molta spettacolarità nel giocare palle veloci anche da fuori rete però poi bisogna vedere l’efficacia, perché con una palla di questo tipo l’attaccante si trova a fare quello che può fare e non quello che vuole fare. Poi, certo, con palla buona bisogna giocare più veloce possibile anche perché ormai ci sono delle centrali fisicamente molto forti e veloci che arrivano a chiudere con muri altissimi e quindi cercare di velocizzare mi trova d’accordo. Sul contrattacco sono un pochino più tradizionalista, anche se dipende dai giocatori che hai; ci sono giocatori che faticano con la palla alta o morbida e allora con questi probabilmente è opportuno velocizzare anche con palla staccata da rete. La mia indicazione di massima è che fino a che la palla sta nei tre metri cerchiamo di giocare veloce e appena esce cerchiamo di dare un pochino più pancia perché tanto il centrale avversario arriva a muro. Sul cambio palla cerchiamo di giocare con quattro attaccanti anche se alla fine non lo si fa tantissimo. Io quest’anno lo sto facendo perché ho attaccanti che sanno attaccare bene dalla seconda linea una palla rapida, altrimenti non avrebbe senso farla. Il mio dubbio grosso è sempre quanto tempo perdo per sistemare queste situazioni; magari di queste palle ne gioco due a set e per allenarle ho usato molto tempo che potevo forse usare per allenare meglio quei dieci palloni di palla alta che poi sono costretto a giocare in tutti i set. Anche perché se andiamo a vedere i numeri, di tutte queste squadre che giocano con quattro attaccanti poi nei momenti importanti, giocano pochissimo con il quarto attaccante dalla seconda linea. La regola che ho messo io è che sul contrattacco non voglio vedere centrali che corrono per il campo; se vanno a murare il posto quattro avversario, su rigiocata non mi chiamano la sette ma giocano un primo tempo vicino a dove sono ricadute da muro; questo serve anche per giocare con il quarto attaccante, il quale deve sapere che tipo di primo tempo giocherà il proprio centrale su rigiocata per proporsi a sua volta da seconda linea onde evitare di andarmi a sovrapporre a lui. Sovrapporre, è una cosa che puoi farlo nella maschile dove ci sono dei primi tempi molto, molto credibili e molto alti e veloci, e quindi sovrapporgli una palla velocissima da seconda linea è buono. Nel femminile lo è molto meno e con le mie squadre preferisco giocare spostato nel senso che se il centrale fa la sette l’attacco da sei lo porto in mezzo, se il centrale fa la uno o la due faccio la pipe la sposto.

C’è qualcosa che a tuo avviso non andrebbe fatta in palestra?

10-15 minuti di battuta libera, senza i ricettori, un paio di volte alla settimana secondo me serve. Mi sono però accorto che farlo a fine allenamento serve a poco perché viene visto dai giocatori come una sorta di riempitivo per far finire l’allenamento. Invece, fatto subito dopo il riscaldamento (l’ho imparato dai Giapponesi), magari il giorno in cui dopo lavoriamo sulla ricezione, secondo me è una cosa utile.

 

Questi i link attraverso i quali potrete riascoltare l'intervista in oggetto sul canale COACH FACTOR della piattaforma YouTube

https://youtu.be/f1-coDIXw2M

https://youtu.be/ctWbgg10CDA

https://youtu.be/tzng1qBvmjA

https://youtu.be/cFaR5SOi6fY

https://youtu.be/ZGk15GbWrWo

https://youtu.be/Oz68jVLpQy8


 

 

 


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