Da Zorzi a
Bracci, da Bernardi a Gardini: i protagonisti dell’oro europeo del 1989 gasati
dal trionfo dei giorni scorsi. E Bernardi: “Michieletto diventerà più forte di
me”
“Durante la finale con la Slovenia la chat su whatsapp dei campioni della nostra generazione era caldissima”. Andrea Anastasi, attuale tecnico del Varsavia, racconta così la domenica da tifosi degli 11 compagni di squadra di Ferdinando De Giorgi che nel 1989 vinsero a Stoccolma il primo titolo europeo dell’Italvolley.
A distanza di 32 anni i campioni della Generazione dei
fenomeni hanno rivissuto delle emozioni uniche ritrovandosi nell’atteggiamento
e nella storia del gruppo formato dal “loro” Fefè. Alla Spodek Arena di
Katowice, ad assistere dal vivo alla finale, c’era Lorenzo Bernardi, giocatore
simbolo degli azzurri di Velasco. “Ho rivissuto quelle emozioni. Una squadra
che è cresciuta partita dopo partita” ha raccontato mister Secolo.
Con la vittoria
per 3-2 nella finale contro la Slovenia, l'Italia del volley maschile si è
laureata Campione d'Europa. Dopo la gara, il c.t. Ferdinando De Giorgi ha
tenuto un discorso negli spogliatoi, seguito dal brindisi
RIVEDERSI— Anche Andrea Zorzi è stato particolarmente
colpito dal gruppo azzurro, da quello che Giannelli e compagni hanno trasmesso.
"In molti mi hanno spesso raccontato di quello che trasmettevamo noi in
quegli anni – racconta Zorro -. Ebbene domenica ho capito quello che volevano
dirmi perché anch’io da spettatore ho avuto queste sensazioni
particolari".
ANALOGIE— Del gruppo magico che a fine anni 80 ha
iniziato a raccogliere successi, in molti trovano similitudini con il trionfo
di Katowice. "Le analogie con la squadra di Stoccolma ci sono – racconta
Stefano Margutti -. Su tutte il fatto che c’è un gruppo che ha lavorato a lungo
insieme con il Club Italia come avevamo fatto noi nella Juniores con Alexander
Skiba". Ma anche sull’andamento della partita ci sono situazioni che
riportano alla mente il successo sulla Svezia di 32 anni fa. "Già, io
entrai a partita in corso al posto di Gardini – ricorda Roberto Masciarelli – mentre
Anastasi rilevò Cantagalli. Gli ingressi di Ricci e Romanò mi hanno riportato
indietro a quella situazione". Andrea Gardini guarda invece alle analogie
storiche. "Il parallelo è perfetto – ricorda l’attuale tecnico dei
polacchi dello Jastrzębski -. Anche allora, con l’arrivo di Velasco ci fu alla
vigilia del torneo un ricambio generazionale e vennero lasciati a casa molti
senatori".
EREDITÀ— Nel torneo vinto dagli azzurri a
impressionare i campioni del 1989 è stato il 19enne Michieletto.
"Alessandro è stato eccezionale – sottolinea Marco Bracci -, per i palloni
pesanti che ha messo in terra e per come ha raccolto i suoi compagni nei
momenti decisivi della finale, nel 4° set e nel tiebreak". Con Lorenzo
Bernardi che spinge oltre: "Michieletto può diventare un top player già al
Mondiale 2022 e sicuramente diventerà più forte di Bernardi e Cantagalli".
FORZA
FISICA— Paolo Tofoli, allora 23enne
regista di quell’impresa e oggi tecnico in A3 di San Donà, ci tiene evidenziare
le caratteristiche di questo gruppo guidato in campo da Giannelli:
"Entusiasmo, spensieratezza, con un briciolo di sfrontatezza. E Simone da
vero leader ha condotto i compagni in questo Europeo". Sulla stessa
lunghezza d’onda Luca Cantagalli: "Un gruppo che ha giocato con una
tranquillità disarmante sviluppato un gioco impressionante". Si allinea
anche Gilberto Passani che però pone l’accento su ulteriori doti messe in
mostra dagli azzurri: "Hanno tirato fuori una grinta, una voglia di fare,
una fame che sono state decisive".
AMICO C.T.— Andrea Lucchetta era presente a Katowice
come commentatore Rai: "Sono orgoglioso di questi ragazzi – racconta Lucky
– e sono contento per De Giorgi. A fine partita sono andato dal c.t. e gli ho
mostrato la foto dell’1989 quando da capitano alzai la coppa dell’Europeo. Al
mio fianco c’era lui mentre domenica al suo fianco c’era l’mvp Giannelli. Sono
stati straordinari nel trasmetterci l’amore per questa maglia". Capolavoro
di De Giorgi che anche Anastasi ci tiene a esaltare: "È l’oro di Ferdinando,
in poco tempo è riuscito a gettare le basi per un capolavoro sportivo".
Trentadue anni dopo la Generazione dei Fenomeni ha scoperto i suoi eredi. Da
Stoccolma a Katowice il marchio di garanzia lo ha messo De Giorgi.
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