martedì 26 marzo 2019

LETTERA AI GENITORI. Di Mauro Berruto


Cari genitori, mi rivolgo a voi in  quanto  esseri  adulti,  razionali  e  con  la  testa  ben  piantata  sulle  spalle.  Preferisco essere proprio  io  a  dirvelo,  con  cognizione  di  causa  e  prima  che  lo  scopriate  sulla  vostra  pelle:  la  pallavolo  è  lo  sport più pericoloso che esista. Vi  hanno  ingannato  per  anni  con  la  storia  della  rete,  della  mancanza  di  contatto  fisico,  del  fair  play.  Ci  siamo cascati   tutti,   io   per   primo,   il   rischio   è   molto   più   profondo   subdolo.   Prima   di   tutto   questa   cosa   del passaggio…In  un  mondo  dove  il  campione  è  colui  che  risolve  le  partite  da  solo,  la  pallavolo,  cosa  si  inventa?  Se uno  ferma  la  palla  o  cerca  di  controllarla  toccandola  due  volte  consecutivamente,  l’arbitro  fischia  il  fallo  e gli  avversari  fanno  il  punto.  Diabolico  ed  antistorico:  il  passaggio  come  gesto  obbligatorio  per  regolamento  in un  mondo  che  insegna  a  tenersi  strette  le  proprie  cose,  i  propri  privilegi,  i  propri  sogni,  i  propri  obiettivi.  Poi quella  antipatica  necessità  di  muoversi  in  tanti  in  uno  spazio  molto  piccolo.  Anzi  lo  spazio  più  piccolo  di  tutti gli  sport  di  squadra!  81  metri  quadrati  appena…  Accidenti,  ci  mettiamo  tanto  ad  insegnare  ai  nostri  figli  di girare  al  largo  da  certa  gentaglia,  a  cibarsi  di  individualismo  (perché  è  risaputo  che  chi  fa  da  sé  fa  per  tre), a  tenersi  distanti  da  quelli  un  po’  troppo  diversi  e  poi  li  vediamo  tutti  ammassati  in  pochi  metri  quadrati,  a dover   muoversi   in   maniera   dannatamente   sincronica,   rispettando   ruoli   precisi,   addirittura   (orrore) scambiandosi ‘cinque’ in continuazione. Non  c’è  nessuno  che  può  schiacciare  se  non  c’è  un  altro  che  alza,  nessuno  che  può  alzare  se  non  c’è  un  altro che  ha  ricevuto  la  battuta  avversaria.  Una  fastidiosa  interdipendenza  che  tanto  è  fondamentale  per  lo sviluppo  del  gioco  che  rappresenta  una  perfetta  antitesi  del  concetto  con  cui  noi  siamo  cresciuti  e  che  si fondava  sulla  legge:  ‘La  palla  è  mia  e  qui  non  gioca  più  nessuno’.  Infine  ci  si  mette  anche  il  punteggio  e  il  suo continuo  riazzeramento  alla  fine  di  ogni  set.  Ovvero,  pensateci:  hai  fatto  tutto  benissimo  e  hai  vinto  il  primo set?  Devi  ricominciare  da  capo  nel  secondo.  Devi  ritrovare  energia,  motivazioni,  qualità  tecniche  e  morali. Quello  che  hai  fatto  prima  (anche  se  era  perfetto)  non  basta  più,  devi  rimetterlo  in  gioco.  Viceversa,  hai perso  il  set  precedente?  Hai  una  nuova  oggettiva  opportunità  di  ricominciare  da  capo.  Assolutamente inaccettabile  per  noi  adulti  che  lottiamo  per  tutta  la  vita  per  costruire  la  nostra  zona  di  comfort  dalla  quale, una  volta  che  ci  caschiamo  dentro,  guai  al  mondo  di  pensare  di  uscire.  Insomma  questa  pallavolo  dove  la squadra  conta  cento  volte  più  del  singolo,  dove  i  propri  sogni  individuali  non  possono  che  essere  realizzati attraverso  la  squadra,  dove  sei  chiamato  a  rimettere  in  gioco  sempre  ed  inevitabilmente  quello  che  hai fatto,  diciamocelo  chiaramente,  è  uno  sport  da  sovversivi!  Potrebbe  far  crescere  migliaia  di  ragazzi  e ragazze  che  credono  nella  forza  e  nella  bellezza  della  squadra,  del  collettivo  e  della  comunità.  Non  vorrete correre questo rischio, vero?  Anche perché, vi avviso, se deciderete di farlo… non tornerete più indietro.

Mauro Berruto

Ex Commissario Tecnico della nazionale maschile di pallavolo

(Testo pubblicato sul volume ‘Sogni di gloria. Genitori, figli e tutti gli sport del momento’ della collana ‘Save the parents’ di Scuola Holden edito da Feltrinelli)

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